Alla prima Kawasaki Z650 è legato uno dei ricordi motociclistici più vivi della mia infanzia. Credo che fosse il 1977, l’anno del lancio, e, sotto il sole di agosto, a Cesenatico, rimasi letteralmente stregato dal luccichio del suo serbatoio verde, che si vede anche in una foto poco più in basso e che ancora oggi non lascia indifferenti. Capirete come mi faccia sorridere trovarmi ora, quarant’anni dopo, a scrivere della nuova Kawasaki Z650. Questioni personali a parte, c’è un filo che lega le due moto: per le rispettive epoche entrambe incarnano il concept di media leggera ma performante al tempo stesso. La Kawasaki Z650 d’oggigiorno è una proposta per tutti, giovani e… diversamente giovani, di ambo i sessi e senza il portafogli per forza a fisarmonica. La versione base ha un prezzo popolare: costa 6.790 euro, mentre l’allestimento Performance, con scarico Akrapovic, copertura per rendere la sella monoposto, parabrezza fumé e protezioni adesive per il serbatoio è proposta a 8.190 euro, sempre franco concessionario. A queste cifre è facile prevedere che la troveremo molto in alto nelle classifiche di vendita.
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La Z650 2017 ha un taglio moderno, in linea con il Sugomi style che caratterizza negli ultimi tempi il design Kawasaki. I due segni particolari sono il cupolino appuntito e il codino che spara verso l’alto, con in mezzo il serbatoio ingobbito. Le altre sovrastrutture hanno un taglio geometrico e vestono in modo succinto ciclistica e motore. Il telaio, in particolare, cattura lo sguardo con la sua struttura a traliccio. Lo schema si fa chiaramente notare di più quando i tubi sono verniciati di verde e abbinati alla carrozzeria bianca; le altre due tinte, il grigio e soprattutto il nero, sono eleganti ma secondo me rendono meno. Oltre che bello da vedere, l’intreccio di tubi fa fermare l’ago della bilancia a soli 15 kg, una decina meno del telaio della progenitrice ER-6n. Rispetto a quest’ultima il peso complessivo cala di ben 19 kg, per un totale di 187 kg. Un risparmio di 2,7 kg dipende dal nuovo forcellone asimmetrico, che fa lavorare la sospensione posteriore Back-Link attraverso leveraggi appositamente progettati. Sul fronte opposto c’è una forcella tradizionale con steli da 41 mm, sormontata da una strumentazione digitale completa ma che non brilla per leggibilità.
Quanto al motore bicilindrico parallelo, la potenza massima è di 68 cv a 8.000 giri, appena inferiore ai 72 cv della ER-6n. Il sacrificio dei 4 cavalli non è vano: la Z650 è infatti Euro 4 e il diagramma della coppia, che ha un picco di 65,7 Nm, evidenzia come l’erogazione sia ora più piena e regolare ai regimi intermedi, quelli più importanti nella guida di tutti i giorni.
RIDELa Kawasaki Z650 si fa dare subito del tu. La sella è alta 790 mm (per i più alti c’è anche quella optional da 825 mm) e permette a tutti di poggiare saldamente i piedi a terra, per far manovra senza stare sulle punte come Roberto Bolle. A risparmiare i brividi lungo la schiena sono l’indovinata distribuzione dei pesi e il raggio di sterzata ridotto, che rendono le inversioni a prova di neofita. Le pedane leggermente avanzate e il manubrio ben angolato definiscono una posizione rilassata, piuttosto eretta e che assicura un buon controllo. Rispetto alla ER-6n, la Z650 è leggermente più compatta ma è comunque accogliente. Non altrettanto rosea la situazione del passeggero, sistemato su una porzione di sella piccola e senza più una maniglia cui aggrapparsi.
Mettendosi in movimento, le prime annotazioni sono per il reparto trasmissione: la frizione è un burro e permette partenze impeccabili, mentre i più smaliziati saranno felici di sapere che ha una funzione antisaltellamento che lavora bene in staccata. Il cambio non è da meno: ha innesti fluidi e precisi, nonché rapporti ben spaziati, anche se piuttosto corti, tanto che – guidando a orecchio – può capitare di cercare una settima che non c’è. Poco male: con le marce così ravvicinate ci si può permettere di mettere la sesta già attorno ai 50 km/h e andare poi a passeggio usando la Z650 come se fosse monomarcia. Questa scelta esalta il maggior tiro del motore, che riprende vivace già da 2.000 giri e sfodera una buona progressione, senza buchi o incertezze. Volendo insistere si può arrivare a chiamare in causa il limitatore ma è una condotta che paga poco: l’allungo non è esaltante ed è meglio cambiare prima, sfruttando la vivacità ai regimi intermedi. La meccanica è perfetta per la Z650, adatta a chi voglia muoversi senza fretta ma pronta ad assecondare anche piloti più esperti e sportivi.
La ciclistica è perfettamente accordata con il motore. Il pregio maggiore è il buon equilibrio, che consente di ottenere grande agilità senza rinunce sul fronte della stabilità. Alle basse andature questa Kawasaki si dimostra docile e svelta, pronta a svicolare anche negli spazi stretti. Man mano che la velocità cresce, la maneggevolezza lascia spazio a un buon rigore direzionale. Anche quando il passo si fa molto allegro la Z650 pennella bene le traiettorie e chi guida ha la sensazione di poter sempre mettere le ruote là dove desidera con un impegno psico-fisico limitato. Le sospensioni si comportano bene, digeriscono le sconnessioni e permettono di avere sempre un’idea precisa del grip delle gomme sull’asfalto. Certo, se si guida sporco qualche leggera oscillazione c’è, ma si tratta comunque di movimenti graduali e sinceri, che lasciano ampio margine per apportare correzioni.
In definitiva, la Kawasaki Z650 sembra pronta a raccogliere la pesante eredità della ER-6n, che nella sua storia è stata capace di vendere oltre 120.000 esemplari in Europa. Ha un look che cattura lo sguardo, un motore brillante e su strada assicura un gran divertimento, a prescindere dalle capacità di chi guida. Da una parte strizza l’occhio ai neofiti e dall’altra promette di non annoiare nemmeno la clientela più esigente.