Giusto qualche giorno fa vi abbiamo raccontato com’è fatta la nuova Royal Enfield Hunter 350 direttamente da Bangkok, dove è stata presentata. Ora, mentre sono sull’aereo per Milano, direi che è arrivato il momento di raccontarvi come va. Se non aveste ancora letto l’articolo di presentazione o se semplicemente voleste fare un rapido ripasso cliccate qui sotto.
Tra cavi elettrici, traffico e… kartodromi
Chi ha già avuto modo di visitare Bangkok sa bene di cosa parlo. Strade congestionate dal traffico, semafori infiniti, guida a sinistra e un’eterogeneità di veicoli da far impressione: van, scooter, pick up. Insomma sulle strade della capitale thailandese c’è un po’ di tutto. E non bisogna mai dimenticarsi di quella che sembra essere l’unica regola del codice della strada: non esiste alcuna regola. Mettete insieme queste caratteristiche, aggiungete un asfalto che è tutto tranne che perfetto, e capirete perché un posto del genere sia ideale per provare una moto progettata per passare il 90% del tempo in città. D’altronde se la Hunter 350 andasse bene qui, sarebbe perfetta per (quasi) qualsiasi altra città del mondo, giusto?
Non esiste solo la guida urbana, però: una moto, per quanto poco potente, dev’essere in grado di divertire un minimo quando si sale in sella. E forse da questo punto di vista Bangkok non è il luogo giusto per verificarlo. Per riuscire a capire quanto, e se, la Royal Enfield Hunter 350 sia più sportiva delle cugine Meteor e Classic 350, siamo andati in un kartodromo. Una bella sfida per una moto del genere, ma il contesto adeguato a comprendere meglio i pregi e i limiti della Hunter 350 quando si decide di portarla fuori dalla sua comfort zone.
Da dove partiamo?
Due giorni di prova. Giorno 1, partenza alle 21:45; secondo giorno, ritorno in hotel alle 15. Nel mezzo circa 260 km di guida notturna e in pista, tre ore di sonno e un ultimo tratto su strada.