RIDE
Una chiacchierata con Brian Gillen, responsabile ricerca e sviluppo MV Agusta, è l’antipasto alla prova dei tre modelli della gamma Reparto Corse nei dintorni della factory della Schiranna, sul lago di Varese. L’incessante affinamento delle piattaforme F3, Dragster e Turismo Veloce, dal lancio a oggi, trova conferma innanzitutto nell’assetto, decisamente addolcito rispetto al passato e reso quindi più compatibile con l’asfalto delle strade italiane. In generale le tre moto sono molto più facili da guidare e potenzialmente più efficaci e veloci, almeno nella maggior parte delle situazioni d’uso.
F3 RC, sapore di supersportiva
Il mio test inizia dalla F3 RC, che per forza di cose propone una posizione in sella decisamente racing e non trova nelle strade del Varesotto il suo ambiente di elezione. Andrebbe portata in pista, ovviamente, ma guidarla su strada regala sensazioni dimenticate, quelle di quando, non moltissimi anni fa, girare con supersportive estreme era la regola e nessuno se ne lamentava. Di quell’esercito di aspiranti fachiri oggi è rimasto un piccolo, nostalgico drappello, di cui faccio orgogliosamente parte. La posizione in sella è sacrificata ma non impossibile. Certo, i semimanubri sono bassi e le pedane alte, ma nella guida qualche soddisfazione extraurbana ce la si toglie ugualmente, senza soffrire troppo. Nei cambi di direzione la F3 RC è abbastanza rapida e non richiede particolare sforzo fisico; l’assetto standard è rigido ma non “inchiodato”, a differenza di alcune MV del passato, davvero faticose su strada. Le vibrazioni si mantengono più che controllate anche in occasione di quelle poche escursioni agli alti regimi concesse dai limiti del Codice. La F3 RC è pronta nella risposta al gas, anche nelle mappe più stradali, e ha un’erogazione della potenza molto lineare, senza strappi. Ottimi i freni, caratterizzati da un mordente decisamente aggressivo ma sempre gestibili.
Dragster, divertimento puro
Dopo aver guidato la F3 RC, il passaggio sulla Dragster si concretizza innanzitutto nella posizione di guida abbastanza comoda e nel rumore allo scarico, davvero esaltante. Il merito va all’impianto SC-Project, che purtroppo non è omologato per la circolazione stradale ma regala emozioni uniche, oltre a valorizzare le doti del tre cilindri in linea con albero controrotante, senza dubbio uno dei motori più longevi (e azzeccati) della storia MV Agusta. La Dragster RC monta di serie la frizione SCS – che ha 10 dischi invece degli 8 della frizione standard – sviluppata con Rekluse. Una soluzione molto efficace, che potrebbe avere una diffusione più capillare, considerati i vantaggi che offre. La leva c’è ma non è necessario usarla, a meno che il desiderio sia di esibirsi in una lunga impennata. Il sistema SCS funziona benissimo e significa soprattutto tanto comfort in più, specialmente nel traffico e nelle ripartenze tipiche della città. Capace di accelerare da 0 a 100 km/h i soli 3″55, la Dragster RC è sicuramente la MV più divertente in gamma, la scelta giusta per chi fa della moto un uso spensierato, votato al puro divertimento ma senza alcun limite funzionale.
Turismo Veloce, l’incompiuta?
Non è facile inquadrare la Turismo Veloce, anche a distanza di parecchi anni dal lancio. L’idea iniziale di sfidare le maxi enduro puntando sulla combinazione di peso contenuto e guida dinamica è stata archiviata per via della continua crescita di cubatura delle concorrenti, che hanno ormai potenze e prestazioni non molto tempo fa prerogativa delle sportive stradali. Oggi la Turismo Veloce ha nella versione RC un ultimo ma non estemporaneo canto del cigno: rispetto a F3 RC e Dragster RC, che offrono di serie il kit di parti speciali, la Turismo Veloce RC è “semplicemente” ben equipaggiata, frizione SCS compresa. Ed è comoda, facile da usare, gentile nell’erogazione e affinata a dovere nei controlli elettronici, che si sono dimostrati impeccabili nel corso della prova.