RIDE
Piove. Giustamente. Dopo mesi di gran freddo e siccità, qualche giorno di caldino mi faceva prudere le mani al pensiero di due giorni in sella in quello che alla fine era il primo viaggio dell’anno. Provare la moto sì, ma un po’ come facciamo nei nostri 1000 km con alla fine “vivere” la moto è quello che ti fa meglio apprezzare un progetto. Ovviamente piove, e fa freddo. Il che all’inizio smorza gli entusiasmi come quando al bambino regalano il giocattolo nuovo a Natale, ma è senza le batterie. Detto questo, riflettendoci, sono giunto alla conclusione che era giusto così. Quando si viaggia non c’è sempre il solo il bello del viaggio è anche l’essere immersi in una natura che cambia continuamente. La pioggia rompe, vero. Ma è altrettanto vero che quando smette è tutto più bello.
Via dalla città
Mentre ci diamo da fare per toglierci dal traffico della tangenziale inizio ad apprezzare la Kawasaki Versys 650 che prima di tutto è una moto facile. La guidi senza impegno si muove rapida e rispetto alle precedenti edizioni il motore Euro 5 ha perso un paio di cavallini in alto ma ha guadagnato corpo ai medi e ai bassi, ovvero i regimi più gratificanti su strada. Sella super per conformazione e soprattutto imbottitura. È a 845 mm, non pochi in assoluto ma è ben studiata e anche la mia gamba certo non slanciata scende dritta e i piedi poggiano bene a terra. Schiumato top assoluto con un mix tra sostegno e morbidezza che sembra di avere un materasso con il topper. Roba da far felice anche Chef Barbieri in “4 Hotel”. In sella, insomma, ci si sta un gran bene perché la triangolazione è corretta le braccia corrono naturalmente a cercare le manopole e le ginocchia sono correttamente piegate. A tutto questo aggiungete la totale assenza di vibrazioni e avrete il quadro completo.
Viaggiatrice
Con la Versys 650 ci si viaggia per davvero. E in autostrada mentre ci dirigiamo verso Asti me la godo (il motore a 130 gira a 6.000 giri). Argomento protezione dall’aria: di sicuro meglio che in passato, il cupolino si regola, -4 posizioni- ma servono due mani, scelta voluta da Kawasaki per stare dalla parte della sicurezza. Di fatto io l’ho quasi sempre tenuto nella posizione più alta, quella bassa è molto sportiva e lascia scoperto casco e spalle. Nella posizione più alta un pilota della mia statura (171 cm) si vede scivolare l’aria sopra il casco ma le spalle restano un po’ fuori. Poco male la pressione è sopportabile e se siete macinatori di chilometri optate per il cupolino maggiorato (optional o parte del pacchetto Tourer) più alto (10 cm) e largo. Con un bel set di paramani poi sarete a posto.Insomma, avete capito che a mio parere la scelta più equilibrata per l’acquisto di una Versys è quella della versione Tourer (borse e paramani di serie parte sa 9.340 euro) con l’aggiunta del cupolino maggiorato se viaggiate davvero a lungo o siete molto alti.
Il grip, questo sconosciuto
Tra pensieri vari e apprezzamenti per il comfort generale della moto (e anche per i consumi superiori ai 20 km/litro il che con 21 litri di serbatoio significa quasi 400 km prima di entrare in riserva) usciamo dall’autostrada e iniziamo a guidare tra le curve bagnate delle langhe. Asfalto? Così così, già da queste parti non brilla per grip, nemmeno quando è asciutto. Aggiungete che non piove da mesi e che le prime gocce portano in superficie tutto lo sporco e capirete facilmente che il percorso che da Asti ci conduce a La Morra ci si trasforma in una sorta di Holiday on Ice in cui più che un paio di Dunlop come quelle montate dalla Versys servirebbero un paio di pattini. Buono, almeno ho apprezzato il lavoro del nuovo K-TRC che tenuto al livello due ha un intervento molto conservativo (e vi assicuro che ce n’era davvero bisogno) tagliando l’erogazione comunque in modo morbido. Il motore devo dire aiuta molto anche in queste situazioni scabrose perché ha una erogazione davvero burrosa e gestibile. La facilità con cui la Versys 650 si lascia condurre è davvero proverbiale e mette chiunque a proprio agio, anche quando le condizioni sono tutt’altro che ottimali. La giornata termina con un tempo che manco a Novembre. Dei 180 chilometri molti sono stati percorsi in autostrada.
Tante curve
L’indigestione di curve ci aspetta il giorno successivo. Che riparte come è finito il primo, ovvero con nebbia e umido che sembra Novembre. Dalle Langhe alla Liguria passando per strade deserte, colline bellissime, asfalti non sempre perfetti e una quantità di curve da fare indigestione. L’autostrada è lontana ma La Versys 650 apprezza, anzi forse apprezza anche di più perché sfodera una agilità oggettiva (la 17 anteriore in questo caso si fa sentire) e ancora un motore che alla fine non si fa mai aspettare troppo. Delle Kawasaki ho spesso detto bene delle sospensioni, ad Akashi devono tenere in particolar modo a questo comparto perché pur senza strillare marchi “rumorosi” (anche se Showa in questo senso è un marchio premium) alla fine le sospensioni Kawa funzionano sempre un gran bene ma più che altro manifestano assetti sempre molto centrati.
Sospensioni ok
Quelle della Versys 650 non fanno eccezione, forcella (regolabile) e mono mostrano la loro qualità, copiando il “brutto” delle strade e contribuendo quindi al comfort, ma sostenendo quando c’è da guidare. Niente di rigido, intendiamoci, ma chi ama la guida più sportiva ha margine di intervento per “fermare” ancora di più la moto che però anche con l’assetto standard non manifesta trasferimenti eccessivi e resta sempre ben controllata. Se optate per la Grand Tourer con il tris di borse spingetevi un po’ più su con il precarico del mono (4-5 click almeno) per evitare che la ruota anteriore di scarichi un po’. Facile farlo, c’è il pomello sulla destra.
Meglio ai medi
Cupolino basso tra le curve per vedere bene la linea tra le curve e con la Versys si guida. Apprezzo la “new age” del suo bicilindrico che dà il meglio dai 4 ai 6.000 giri, ovvero proprio quelli che interessano di più nella guida su strada. Peccato solo per un po’ di on-off avvertibile soprattutto nelle marce basse (con il bagnato diventiamo tutti un po’ più sensibili alla questione) che ne sporca l’altrimenti esemplare pulizia di erogazione. Poi in alto si sgonfia un po’ il che più che invogliare a tirare le marce invita a guidare sfruttare i medi. Ne beneficiano anche i consumi che al termine del nostro viaggio (dove è spuntato anche il sole) dopo 499,7 km (500 era brutto…) ci riporta esattamente da dove siamo partiti, alla sede di Kawasaki Italia con il computer di bordo segna 20,5 km/litro. Ho ancora voglia di guidare e questo, per me, è il miglior indicatore per capire se una moto è ben riuscita o meno.