Siamo sicuri che per avere successo una moto debba necessariamente essere potente e capace di iniettare fiumi di adrenalina nelle vene? Vi faccio questa domanda a cui dovrete rispondere solo dopo aver letto la prova della nuova versione di una moto che ha avuto un grande successo. Una moto che, lo ammetto, nonostante rappresenti l’opposto della sportività in ogni sua forma, è stata in grado di lasciarmi qualcosa, anche a distanza di tempo. Il merito sta tutto nella sua pacatezza e in quello che rappresenta: un’idea di motociclismo che ormai non esiste più (o forse esiste ancora a vedere quanto sta andando bene sul mercato) e che in molti snobbano. Sto parlando della Royal Enfield Himalayan, o quasi…
Si, quasi. Perché ad aspettarmi dopo essermi infilato il casco non c’era la stessa moto da viaggio, se così vogliamo chiamarla, che ho avuto modo di conoscere qualche mese fa; c’era qualcosa di simile, ma con una scritta diversa sulle fiancatine: la Royal Enfield Scram 411. L’ultima arrivata nasce da una costola della adventure indiana, si spoglia di tutto ciò che ritiene superfluo e abbandona la fuoristradistica ruota anteriore da 21″ in favore di una pratica e più “road-friendly” ruota da 19″.
Ecco tutto quello che c’è da sapere per capire come cambia la Scram 411 rispetto alla Himalayan, per chi volesse approfondire, nessun problema, c’è sempre l’articolo di presentazione, basta cliccare qui sotto. Il prezzo? 5.000 euro per le colorazioni Graphite, 5.200 le varianti White Flame e Silver Spirit.