Ad accoglierci per il test della nuova Scrambler c’è Umberto Borile in persona, presidente dell’azienda motociclistica che porta il suo nome, ma prima ancora meccanico e artigiano padovano. Infatti sono suoi il disegno del telaio e il progetto della nuova Scrambler, che ha voluto presentare alla stampa nonostante il motore non sia ancora perfettamente a punto.LIVEUna storia, quella delle motociclette Borile, che ha origine 25 anni fa in una piccola bottega artigiana a Vo’ Euganeo, nei pressi di Padova, dalla grande passione di Umberto Borile, storico fondatore della Borile Motorcycles, di recente affiancata dalle competenze manageriali della famiglia Bassi. Dopo il suo successo di vendite fatto registrare lo scorso anno dalla Borile Multiuso (ne sono state vendute un centinaio, numero che per una moto artigianale è di tutto rispetto) è ora la volta della Scrambler, ispirata alla gloriosa Ducati degli anno ’70. E non solo nell’estetica: da Borgo Panigale arrivano, infatti, testa e cilindro del motore che equipaggia la B450 Scrambler, in particolare il cilindro posteriore della Ducati Monster 1100. Il motore è a due valvole, raffreddato ad aria.A differenza della Ducati degli anni ’70 la Scrambler di Borile ha l’alimentazione a iniezione (Weber-Marelli) e l’avviamento elettrico. Il cambio a sei marce è estraibile, per non precluderle un impiego anche in campo agonistico, magari nel Flat Track. I cerchi sono da 19 pollici davanti e da 18 dietro, entrambi con freni idraulici a disco Brembo; a completare il quadro “100% Made in Italy” ci sono le sospensioni Bitubo. Borile Scrambler è disponibile nelle colorazioni giallo e arancione, sempre con striscia nera, e arriverà in autunno. Il prezzo non è ancora definito ma si aggirerà attorno ai 12.000 euro.RIDESarà il fascino vintage o forse la bellezza di alcuni particolari artigianali, come le piastre forcella o i blocchetti elettrici in allumino ricavati dal pieno, ma la Scrambler dà un gran gusto anche solo a salirci in sella senza nemmeno avviare il motore. Ma il bello arriva quando si avvia il monocilindrico Ducati. Basta dare un filo di gas che il motore risponde con un fragore da supermono da corsa. Umberto, che mi accompagna nella prova, mi guarda con occhio furbo e sorridendo mi dice: “per la versione definitiva dovremo metterci qualche strozzo”. Manopole e leve sono forse sovradimensionate per una scrambler, quasi in stile custom, ma la posizione in sella è naturale. Il peso molto contenuto poi, circa 130 kg, la rende molto agile e facile da guidare, a patto di tenerla al di sopra del buco d’erogazione del motore, che la rende critica al di sotto dei 2.000 giri. Ma Umberto ci assicura che il problema verrà risolto. Allo stesso modo non si verificheranno piccoli inconvenienti come l’allentamento della vite che fissa il pedale del freno posteriore, bloccando le pastiglie sul disco posteriore.Alla guida la Scrambler non stanca, grazie alla frizione morbida e al gas dalla risposta particolarmente dolce, ma non è certamente una moto per lunghi viaggi, vista la pressoché totale assenza di protezione aerodinamica e le vibrazioni tipiche del mono, nonostante la presenza di un contralbero. Il monocilindrico spinge bene ai medi regimi e non delude affatto nell’allungo. Merito della corsa del pistone, ridotta da 71,5 a 60 mm rispetto a quella del motore della Monster, per poter girare più in alto. Spinge forte la Scrambler ma alle alte velocità tende ad alleggerirsi di avantreno, forse perché il serbatoio è sotto la sella e contribuesce a spostare il baricentro verso la parte posteriore della moto; tra le gambe c’è solo il filtro dell’aria.Dopo Multiuso e Scrambler cosa dobbiamo aspettarci dal genio creativo di Umberto? È lui stesso ad anticiparcelo: una enduro 350 con motore derivato dalla Monster 696…