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Il nuovo mondo – Stati Uniti (Prima parte)

Oltre 3.200 km in California, stato trend setter degli Usa, per toccare con mano i cambiamenti dell’automobilismo a stelle e strisce. I pick-up spopolano come sempre, ma la crisi porta in dote diesel, ibride e utilitarie. Ritorno in auge delle muscle car. I costruttori nazionali arginano l’invasione nipponica

Hamburger, Coca-Cola, patate fritte, fast food, V8 a profusione, cilindrate monstre e benzina a fiumi. Stereotipi di un’America che fu. E che non esiste più. Gli States cambiano con rapidità superiore alle previsioni. Sia nelle abitudini alimentari, si vanno infatti diffondendo su vasta scala frutta, verdura e pietanze dedicate tanto ai vegetariani quanto ai vegani, sia nell’approccio all’auto. La California, trend setter della Nazione e maggiore mercato di vetture nuove degli Usa, mostra come negli ultimi cinque anni la crisi economica e la crescita del prezzo del carburante abbiano modificato abitudini e preferenze degli automobilisti. Che secondo tradizione adorano i pick-up, ma al tempo stesso guardano al futuro non disdegnando alimentazioni a gasolio, un tempo tabù, e ibride. Abbandonando gli iconici V8 in favore di propulsori di cubatura e frazionamento inferiori. Tornando ad amare i prodotti nazionali, specie le muscle car, arrestando così, almeno in parte, il proliferare dei veicoli giapponesi. L’America agli Americani. Le nicchie, però, sono presidio europeo. Range Rover spopola tra le Suv di lusso, Fiat 500 è tutt’altro che una rarità nei centri urbani, dominando, e di fatto creando, il segmento delle utilitarie, mentre Volkswagen Golf GTI replica, sorprendentemente, l’esperienza del Vecchio Continente, affascinando i giovani abbienti. Abbiamo percorso oltre 2.000 miglia (3.200 km) attraverso California e Nevada visitando metropoli, cittadine di provincia, campagne e zone costiere, affrontando deserti e passi montani di oltre 3.000 m per entrare in contatto con l’America a quattro ruote. Ecco le nostre riflessioni.

Anno 2013: l’America torna terreno di conquista degli Americani. Solo pochi anni fa i brand giapponesi insidiavano le Case a stelle e strisce sul loro terreno, nelle loro città, lungo le loro strade. I veicoli del Sol Levante ammaliavano grazie a costi contenuti, affidabilità conclamata, motorizzazioni “ragionevoli” e propensione alla modernità. Caratteristiche delle quali difettavano, almeno in parte, i prodotti Made in Usa. Ora la tendenza è invertita. I coloni sono tornati. E cantano un unico inno: The Star-Spangled Banner. Usciti dalla penombra nella quale si erano ritratti, i produttori statunitensi non rinnegano la tradizione ma, e questa è la novità, guardano al mercato interno con occhi diversi. Facendosi carico di temi sinora lasciati in secondo piano quali il risparmio di carburante, la riduzione delle emissioni inquinanti, l’efficienza dei propulsori, la sicurezza a bordo, la qualità dei materiali e la cura delle finiture. Convincendo il proprio pubblico.

Brand statunitensi nuovamente profeti in patria. Lo suggeriscono le strade della California, traboccanti di Ford F-150, Mustang, Chevrolet Silverado, Corvette, Ram 1500 e GMC Sierra; lo confermano le analisi di mercato. Secondo i dati di maggio 2013 elaborati dal The Wall Street Journal, Ford e GM, in vetta alle classifiche di gradimento negli States, registrano incrementi nelle vendite nell’ordine, rispettivamente, del 13% e 8,3% rispetto allo scorso anno, imitate da Chrysler (+9,1%), laddove Toyota (+5,2%), Honda (+5,6%) e Nissan (+7,2%) si accontentano di crescite più contenute. Il Made in Usa rialza la testa, supportato dal grande successo di realtà minori quali Cadillac (+37,1%), Dodge (+23,7%), Buick (+22,7%) e Ram (+22,5). L’America è nuovamente attratta da se stessa.

La cartina di tornasole di questa tendenza sono i pick-up. Veicoli adorati dal pubblico Usa, +20% di vendite rispetto al 2012, adibiti tanto al lavoro, specie nelle versioni heavy duty, quanto all’uso quotidiano e al divertimento. Ideali per trasportare accessori indispensabili per ogni Americano che si rispetti quali attrezzature sportive, barbecue in grado di grigliare un bufalo adulto e sacchi di ghiaccio dalla volumetria pari a un iceberg. Magari trainando una roulotte delle dimensioni di un trilocale. La parte del leone è appannaggio della categoria half-ton, cui teoricamente apparterrebbero i veicoli con capacità di carico prossima o non troppo superiore a 500 kg; nella realtà vi rientrano tutti i modelli dalle dimensioni “umane”. Primo fra tutti l’inossidabile Ford F-150. Icona del Made in Usa. A 2 o 4 ruote motrici, mosso da un V6 3.7 24V aspirato a benzina da 302 cv e 38,4 kgm oppure, concessione alla modernità, da un V6 3.5 biturbo 24V a iniezione diretta da 365 cv e 58,1 kgm. Propulsori “entry level”, si fa per dire, cui si affiancano gli iconici V8 5.0 32V (360 cv e 52,5 kgm) e V8 6.2 16V (411 cv e 60,0 kgm). Giocattoli di oltre 3.000 kg con interasse degno del Golden Gate Bridge (minimo 3,20 m), cambio automatico a 6 rapporti, capacità di traino superiore a 5.100 kg e percorrenze medie, optando per il “parco” 3.5 V6 EcoBoost, nell’ordine degli 8,1 km/l (che diventano 6,6 km/l per il V8 6.2). Prezzi popolari: da 23.995 $ (18.400 euro) a 53.185 $ (40.860 euro).

 

Ford F-150 non è l’unico pick-up stermina giapponesi. La coppia che mette in ginocchio l’Oriente, specie Toyota Tacoma/Tundra e Nissan Titan, include Ram 1500. Quest’ultimo, pur costituendo un pilastro dell’orgoglio yankee (e del Gruppo Chrysler), si candida a punto di rottura della tradizione, rinnegando l’alimentazione esclusivamente a benzina, tipica dei best seller della categoria half-ton, in favore del gasolio. Proprio il diesel, sino a pochi anni fa pressoché sconosciuto negli States, è una delle principali risposte alla crisi economica, consentendo di ridurre consumi e costi d’esercizio. Sino a oggi solo i pick-up heavy duty, colossi dalle straordinarie capacità di carico e traino, spesso dotati di ruote posteriori gemellate, facevano ricorso a tale alimentazione. Alcuni esempi? Ram 3500, mosso da un V8 5.7 o 6.4 Hemi a benzina nonché da un 6 cilindri in linea td 6.7 24V by Cummins da 385 cv e 117,5 (!) kgm di coppia, probabilmente in grado di sbriciolare l’asfalto, oppure Ford F-450 Super Duty: 3.000 kg affidati a un V8 6.2 16V a benzina o, preferibilmente, a un V8 td 6.7 32V da 400 cv e 111 kgm. 

Ram, del Gruppo Fiat-Chrysler, scardina l’esistente introducendo un propulsore td in uno dei segmenti maggiormente amati dal pubblico a stelle e strisce. Innovazione resa possibile dalla sempre maggiore diffusione sul suolo americano di distributori eroganti gasolio e dall’apporto tecnologico europeo… anzi italiano! Il V6 3.0 td 24V da 240 cv e 58,1 kgm destinato a Ram 1500 è il medesimo adottato da Jeep Grand Cherokee, realizzato dalla ferrarese VM Motori e abbinato a un cambio automatico a 8 rapporti anch’esso condiviso con la Suv Jeep. Le economie legate al gasolio, fatta eccezione per la fase d’acquisto del veicolo, minano del resto anche le tradizionali convinzioni del colosso Ford, inizialmente orientato a non tradire la benzina, ma ora sempre meno convinto di tale scelta dinanzi alle rimostranze dei propri clienti. L’America della crisi si scopre avida di diesel. Tendenza confermata dalla crescita di riviste specializzate quali dieselpowermag.com, sino a pochi anni fa di nicchia, oggi d’ampia diffusione.

La crisi porta in dote la diffusione massiccia del gasolio e… del 6 cilindri. Conseguenze della crescita del prezzo della benzina negli States: se nel 1980 si spendeva 1 dollaro a gallone (3,79 litri), oggi sono mediamente necessari 3,5 $ per un gallone di Regular (numero di ottano 87), mentre in California si oltrepassano agevolmente i 4 $. Il gasolio, lievemente più caro, si attesta a 3,8 $/gal (4,1 $ in California), ma garantisce percorrenze superiori e una manutenzione meno frequente e costosa. All’iconico V8, simbolo assetato dell’automobilismo Usa, vengono preferiti frazionamenti inferiori, più parchi, e cubature meno estreme. Big is better? No. Big was better!

 

 

 

 

 

 

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