Nel mondo racing il termine alte e basse velocità è ormai diventato di uso comune. Le sospensioni utilizzate nel campo delle competizioni non hanno più solo le classiche regolazioni del precarico molla, registro della compressione e del ritorno, ma hanno aggiunto anche la voce “alte velocità”. L’aggiunta di questa ulteriore regolazione è dettata dal fatto che i piloti professionisti necessitano, vista la superiore sensibilità nella guida rispetto ad un utente normale, di una più accurata modifica che garantisca un feeling di guida assoluto.Sfatiamo un mito. Il concetto di alta e bassa velocità non è riferito, come pensano molti, alle velocità del mezzo, bensì alle velocità di lavoro della sospensione. Per basse velocità si intendono quindi le basse velocità di scorrimento di forcella e ammortizzatore, tipico esempio una frenata (che comprime la forcella) o l’accelerazione in uscita di curva che comprime il monoammortizzatore. Per alte velocità, invece, si intendono quelle sollecitazioni che imprimono alla sospensione una accelerazione quasi immediata. Parlando di pista sono le sconnessioni dell’asfalto, parlando di strada un tombino o una buca.Facciamo due esempi chiarificatori.Per ciò che riguarda le alte velocità immaginiamo di affrontare una forte frenata: la forcella si comprime per effetto della frenata (bassa velocità) e improvvisamente sotto la ruota anteriore si presenta un forte avvallamento dell’asfalto. La sospensione anteriore riceve una brusca sollecitazione (alta velocità). Sintentizzando, qundi, la regolazione delle basse velocità incide sulla scorrevolezza che la sospensione ha durante scorrimenti lenti e lunghi, mentre quella delle alte velocità influenza la scorrevolezza (o meglio ancora l controllo indraulico) della sospensione durante le sollecitazioni più repentine.