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Prova eCRP 1.4, l’elettrica Made in Italy

Quasi 75 cavalli e 40 minuti di autonomia per correre e divertirsi nel silenzio più assoluto. La eCRP 1.4 è l’elettrica italiana che fa bella figura nel mondo. In attesa di Energica..

Attirare l’attenzione sulla motor valley in questo momento in cui il terremoto ha devastato parte dell’Emilia è senza dubbio un bel gesto. Buttarsi anima e corpo nell’avventura elettrica è senza dubbio segno di grande coraggio. La CRP è parte di questo territorio (ha sede a Modena), ed una di quelle aziende italiane che producono eccellenza, impegnata com’è nella realizzazione di componenti ad altissima tecnologia per le competizioni compresi cambi i titanio per le formula 1, Indycar e Nascar.La passione elettrica è più recente, una passione che implica un percorso molto complicato e difficile soprattutto in un Paese come il nostro in cui l’incentivo all’innovazione è praticamente zero. “Certo sarebbe più facile per noi andare in California, nella Silicon Valley, e ottenere 1 milione di dollari di finanziamento per un progetto come questo. Ma io sono italiana ho una azienda italiana ed è qui che voglio produrre” Livia Cevolini Marketing Manager della CRP ha le idee chiare, e quello che CRP vuole produrre è Energica, la prima moto elettrica italiana omologata per circolare sulle strade aperte al traffico. L’abbiamo vista sotto forma di prototipo a Eicma 2011, e nel 2012 dovremmo vedere una versione pressoché definitiva della moto emiliana.Intanto CRP si è fatta le ossa nelle gare, ambiente che conosce molto bene. La eCRP 1.4 è l’ultima evoluzione della moto che ha corso il TTX GP conquistando il secondo posto in campionato con Alessandro Brannetti. Una moto da corsa in tutto e per tutto, solo che… non fa rumore. Quest’anno niente gare per CRP le risorse sono tutte concentrate sulla Energica, ma provare la eCRP 1.4 è sempre una esperienza interessante, soprattutto su un circuito vero (anche se piccolo) come quello di Modena, teatro dell’evento in cui, oltre alle CRP, erano presenti molte realtà “elettriche” locali: dalla bicicletta a pedalata assistita alle Opel Ampera messe a disposizione da un concessionario. Insomma una giornata interamente all’insegna del “zero emission”. http://youtu.be/ZXb713MejkE

LIVE

Le moto elettriche sembrano appartenere a un futuro lontano. Ma quando improvvisamente ti ci ritrovi seduto sopra pronto per entrare in pista capisci che il futuro è qui, e la “rivoluzione silenziosa” ormai è lanciata e non ha alcuna intenzione di rallentare.  La eCRP non è una moto che nasce a scoppio e viene poi “elettrificata”, ma un’elettrica “nativa”. In CRP hanno quindi sviluppato una ciclistica ad hoc per questa moto che alla fine è grande più o meno come una 250 GP. La ciclistica è comunque piuttosto tradizionale (doppio trave inclinato di alluminio, forcellone con capriata, Dischi Wave Pinze Brembo, forcella Marzocchi, Mono Ohlins, cerchi Marchesini), non ci fossero quei due “cosi” sporgenti ai lati della carena la CRP potrebbe benissimo essere scambiata per una moto del tutto normale. Invece…Qui, in mezzo al telaio, alloggiano le batterie: 53 kg di polimeri di Litio che si caricano in tre ore fino a 108 Volt e assicurano 40 minuti di alimentazione per i due motori Agni 95 a corrente continua capaci di un picco massimo di potenza di circa 55 kW, più o meno 73 cavalli. La gestione elettronica prevede un acceleratore ride by wire e una strumentazione essenziale ma completissima che fornisce tutte le indicazioni sullo stato di carica e sulla temperatura delle varie celle, oltre che dei motori.Tutto è gestito da un piccolo dispositivo mobile che funziona con sistema operativo Windows utilizzabile soprattutto dai tecnici. Al pilota invece interessa molto di più il display superiore dove oltre a leggere la carica residua della batteria si legge anche la velocità della moto, oltre ad altre informazioni. Il peso della moto completa si attesta sui 155 kg la velocità massima raggiungibile con i rapporti giusti è di 200 km/h.

RIDE

Salire su una moto che fa il rumore delle macchinine radiocomandate con cui si divertono i miei figli può lasciare senza dubbio un po’ spiazzati. Quando guidiamo le moto siamo abituati ad utilizzare molto il senso dell’udito per “sfamare” la nostra brama di potenza. Il gran numero di scarichi aperti aftermarket lo certifica. In questo caso, invece, l’udito non serve e questo può anche falsare la percezione della potenza. Niente rumore niente potenza? Non è proprio così…La moto si “arma” premendo dei normali interruttori di massa sul semimanubrio sinistro, si sentono due scatti metallici dopodiché basta accelerare (con calma perchè tutta la coppia è già disponibile a zero giri) e si parte. Non c’è leva della frizione e nemmeno quella del cambio, in compenso c’è un pulsante (sempre sul semimanubrio sinistro) che si aziona con il pollice. È quello del freno motore che va “generato” ad hoc perché il motore elettrico ha lo stesso freno motore di una bicicletta: zero. Premendo quel tasto in staccata o in percorrenza di curva si ottiene quindi una coppia frenante che può essere tarata a piacimento su valori che vanno dal 15 al 50% di quella motrice. Sotto il codone spunta un grosso pulsante rosso che consente di spegnere tutto in caso di emergenza.Niente di complicato, fin qui, a parte il tastino del freno motore che bisogna abituarsi ad utilizzare al momento giusto, per il tempo giusto, ovvero rilasciandolo prima di aver ripreso in mano l’acceleratore perché altrimenti il sistema si mette “in sicurezza” e la moto non accelera. Se accade occorre chiudere completamente il gas e riaccelerare. Una procedura che richiede un minimo di assuefazione ma che personalmente devo utilizzare per forza in quanto non usando io in pista il freno posteriore privarmi anche del freno motore pare troppo… Infatti durante la garetta dimostrativa organizzata da CRP mi incasino più volte restando in curva con il “gas” (ma si può ancora chiamare così?) a manetta e la moto che rallenta lasciando che i miei avversari mi diano una sonora paga…Tre giri non sono certo moltissimi per capire a fondo il mondo dell’elettrico, anche perché il primo viene praticamente utilizzato tutto per riprendersi dal disorientamento dato dal silenzio totale in cui si sta operando. In pista sono abituato a utilizzare i tappi ma stavolta non li metto perché il rumore del motore non c’è. In compenso gli altri rumori ci sono e si sentono eccome. Anzi, senti tutto quello che normalmente non sentiresti: il sibilo dei dischi in frenata, lo sbatacchiare della catena sul forcellone nei passaggi da accelerazione a decelerazione. Il vento che corre lungo il casco.Dai motori, invece arriva solo un sibilo, tocchi il gas e lei va, decisa. La risposta all’acceleratore è comunque sempre morbida si vede che il ride by wire lavora molto bene e modula la potenza, e l’accelerazione è buona. Dopo un giro c’è però già un primo leggero calo di prestazioni, è evidente che noi non siamo capaci di gestire al meglio la potenza, le gare in elettrico alla fine sono anche gare di strategia, spesso vince chi arriva alla fine con le batterie più “fresche”.Nessun problema in accelerazione quindi, il problema piuttosto arriva quando stacchi. Per istinto vai a cercare frizione e cambio che non ci sono, vorresti scalare ma qui non c’è niente e la CRP corre in curva molto “libera”. La prima staccata è un po’ terrorizzante per fortuna i freni frenano alla grande (si sente anche il rumore della pastiglia che stritola i dischi!), però ci vuol poco per prenderci la mano, anche se questa grande scorrevolezza sicuramente piacerà ai piloti di moto a due tempi abituati ad avere le moto molto “libere”. In questo senso una moto elettrica potrebbe essere perfetta nave scuola per insegnare ai ragazzi l’arte di entrare forte in curva…Provando la moto si capisce che in CRP hanno lavorato bene cercando di far sentire il meno possibile il peso delle batterie che, in effetti, sono piazzate in mezzo al telaio, nella posizione ideale, tuttavia si ha come la sensazione di una distribuzione dei pesi un po’ differente da quella di una moto “termica”, c’è molto carico sull’avantreno e la moto tende a essere un po’ pesante nei cambi di direzione.Quello che è certo è però che una volta che sei in pista ti frega poco se quello che hai in mezzo alle gambe faccia “brum” o “zzzzz”. Alla fine, elettrico o a scoppio che sia il motore si devono fare le stesse cose: staccare, accelerare, curvare e andare più forte degli altri. Ci si diverte? La risposta è sì. E adesso aspettiamo con ansia Energica per capire se il divertimento sarà lo stesso anche su strada.

 

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