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Mazda CX-60 Diesel, il motore che non ti aspetti

3,3 litri di cilindrata, sei cilindri in linea, a gasolio: le ragioni dietro la “strana” scelta di Mazda

Questo articolo è stato scritto nel 2023: è bene precisarlo perché ciò che state per leggere sembra appartenere a un’altra epoca. Del resto, suona quanto meno strano che una casa automobilistica lanci un nuovo modello con motore longitudinale a 6 cilindri in linea; anzi due per la precisione, un 3.3 a gasolio e un 3.0 a benzina. E no, non si tratta di BMW né di Mercedes o Audi: è Mazda, che anche stavolta ha seguito una strada tutta sua. Il modello in questione si chiama CX-60 e alle aziende tedesche punta espressamente a dare fastidio. Mettiamolo subito in chiaro: non è detto che ce la faccia, perché la sfida è ai limiti del possibile.

prova mazda_cx-60 diesel

Fra tecnica e tendenze mercato

Una cosa è certa, però: la Casa giapponese ha capito ormai da tempo che inseguire la concorrenza cercando di batterla sul proprio campo non ha molto senso. È questo il motivo per cui si offre al mercato con soluzioni tecniche e di design molto personali. E se è vero che l’architettura a 6 cilindri in linea è tipicamente BMW, è altrettanto vero che Mazda l’ha scelta non per scopiazzare, quanto perché dal punto di vista tecnico offre il vantaggio di un equilibrio senza pari, che regala silenziosità e fluidità di funzionamento.

plancia mazda_cx-60

Detto questo, la “perfezione” tecnica del 6 in linea non giustificherebbe, da sola, l’investimento; soprattutto in un mondo tutto proteso verso l’elettrificazione. Purtroppo o per fortuna, il mondo non corrisponde con l’Europa, anzi: ci sono vaste aree del nostro pianeta in cui la coercizione verso l’auto elettrica non è forte come da noi, non nelle nostre tempistiche di sicuro, e in cui Mazda conta di poter vendere – bene – motori di questo genere ancora per parecchi anni.

E se fosse il motore perfetto?

Ok, ho sprecato già fin troppe parole: un sei cilindri in linea va prima di tutto raccontato per le sensazioni che regala. Iniziamo dal fatto che la sonorità è gradevole e coinvolgente, quando ci si vuole divertire: ebbene sì, è un Diesel ma quando i cilindri sono sei, “l’armonia” meccanica vince su tutto, anche sull’alimentazione a gasolio. Mi aspettavo un po’ più di isolamento, invece, al minimo e nella primissima fase dopo la partenza. Una caratteristica, questa, comune alla variante plug-in, sulla quale si sente distintamente, in modalità EV, il rumore del motore elettrico. Nulla di troppo invadente, sia chiaro, ma tanto è piacevole sentire le sonorità ben accordate del 6 cilindri, quando le si vuole sentire, tanto si vorrebbe un isolamento quasi totale nelle altre condizioni. Detto questo, come ci si aspetta da un Diesel di grossa cilindrata (provato peraltro nella variante da 249 CV e con la trazione integrale), la spinta del propulsore è forte e progressiva. 

Consumi clamorosamente bassi

test mazda_cx-60 3.3 turbodiesel

Ci hanno raccontato per anni che la riduzione della cilindrata era la chiave per la riduzione dei consumi e delle emissioni inquinanti. Il che è vero, nei cicli di omologazione; nella guida reale le cose non stanno esattamente così e molti di voi se ne saranno accorti. La Mazda CX-60 3.3 Diesel è un esempio perfetto di questa contraddizione: la cilindrata è elevata (e il peso è nell’ordine delle 2 tonnellate), eppure i consumi sono davvero molto contenuti. 4,6 l/100 km guidando in economy run, 5,7 l/100 km adottando uno stile di guida “normale”. Davvero sorprendente. 

Le piacciono le curve. Come a voi

Il cliente Mazda bada sicuramente a due cose: design e piacere di guida. Sul primo non mi esprimo: lascio la parola alle foto. Sul secondo, la CX-60 Diesel conferma quanto già sperimentato con la plug-in: non ha nulla da invidiare persino a qualche berlina, grazie alla buona distribuzione dei pesi, alle sospensioni raffinate e alla taratura azzeccata dello sterzo, che peraltro regala un discreto feeling con le ruote anteriori. Attenzione: la CX-60 non è rigida, anzi, è più morbida della media dei SUV (anche più piccoli), ma ciò non significa che tema il misto. Inoltre, cosa molto rara, ha anche un retrotreno piuttosto vivace, tenuto bene sotto controllo dall’elettronica ma reattivo quanto basta per “giocare” con i trasferimenti di carico.

test mazda_cx-60 - piacere di guida

Dentro, nulla di nuovo da segnalare

Rispetto alla plug-in, sulla Diesel cambia solo, parzialmente, la strumentazione, perché ovviamente non c’è l’indicatore della carica residua della batteria e non c’è nemmeno tutto ciò che riguarda i flussi di energia. Per il resto, è tutto confermato, a partire dal design d’interni che è un mix ben riuscito tra modernità, pulizia e senso di “immersione” e controllo della vettura. I materiali e le finiture? Di alto livello. Il cruscotto, virtuale, non rinuncia al sapore classico della grafica a quadranti. Sopra alla plancia, al centro, svetta il display di 12,3” del sistema di infotainment, che è a comando tattile solo (peccato) per le connessioni Android Auto e Apple CarPlay mentre sfrutta i comandi per gestire le altre funzioni. Abitabilità: buona la posizione di guida mentre dietro il divano è ampio abbastanza per tre adulti ed è anche riscaldabile. 570/1726 litri la capacità del bagagliaio.

Da meno di 50.000 euro

Il bello della Mazda CX-60 è anche che i prezzi di listino non sono proibitivi, considerati livello tecnico e dimensioni (4,75 metri di lunghezza, 1,89 di larghezza, 1,68 di altezza). Con il nuovo 3.3 a sei cilindri Diesel è disponibile in due livelli di potenza: da 200 CV e da 249 CV. Il primo attacca a 49.900 euro, il secondo a 55.550 euro.

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