La precedente generazione della Vitpilen era qualcosa di unico: una naked monocilindrica, con l’impostazione di guida di una vera supersportiva. Un concetto affascinante per molti, compreso il sottoscritto, ma probabilmente troppo estremo per far breccia sul mercato. Per questo motivo, la nuova Husqvarna Vitpilen 801, oggetto di questa prova, è nettamente diversa e decisamente più tradizionale.
Anziché dalle supermotard del gruppo KTM, ora la base tecnica arriva dalla piattaforma della 790 Duke (ne abbiamo già parlato in questo articolo). Il motore è dunque il bicilindrico parallelo LC8c, nella sua configurazione da 799 cc, 105 CV a 9.250 giri e 87 Nm a 8.000 giri. Il telaio invece è in tubi d’acciaio e le sospensioni sono WP regolabili, nell’idraulica all’anteriore, e in precarico ed estensione al posteriore. Rispetto alla vecchia 701, poi, il semimanubri lasciano il posto a un manubrio singolo, per una triangolazione di guida da naked sportiva tradizionale.
Prova Husqvarna Vitpilen 801: matura e sportiva, ma i freni…
Tutto ciò potrebbe dare l’idea che la Vitpilen sia semplicemente una 790 Duke con un abito diverso, ma le cose non sono così semplici. Innanzitutto il bicilindrico, liberato dal limite dei 95 CV necessario a renderlo depotenziabile per la patente A2, ha un carattere decisamente più marcato. Non tanto in termini di allungo o spinta agli alti, quanto in materia di castagna ai medi e rapidità nel prendere giri in ogni situazione.
Sin dai primi metri della prova della Husqvarna Vitpilen 801, poi, ci si accorge di un’ergonomia differente. Le pedane restano piuttosto arretrate, come sulla KTM, ma la sella offre più spazio per muoversi, cosa utile sia per mitigare gli effetti del posizionamento peculiare delle pedane, sia più in generale per accomodarsi meglio alla guida. Anche il serbatoio più largo si fa abbracciare più facilmente con le gambe, mentre il manubrio è piacevolmente largo e posizionato in modo da offrire una presa naturale.
Tra le curve, poi, è l’assetto delle sospensioni a rivelarsi diverso rispetto a quello della 790 Duke, grazie a una maggior capacità di smorzare le irregolarità dell’asfalto, pur senza tralasciare il supporto nella guida allegra. Anzi, sfruttando la possibilità di regolare velocemente la forcella tramite i due registri sulla sommità degli steli, personalmente sono intervenuto per ammorbidirla di un click (su cinque totali) sia in compressione, sia in estensione. Risultato? Un miglior equilibrio con il posteriore e un maggior feeling in ingresso di curva, specie a freno tirato.
A proposito di freni, è proprio in quest’area che la Vitpilen 801 risulta realmente identica alla 790 Duke, e purtroppo non in positivo. L’impianto anteriore non manca in assoluto di potenza, ma non infonde fiducia per via di un bite iniziale molto blando e di una scarsa modulabilità. In pratica, per ottenere rallentamenti degni della guida sportiva si è costretti a tirare molto forte una leva che restituisce un feeling murato, senza che questo si traduca in un rallentamento corrispondente.
Tiriamo le somme
Quello dei freni è però l’unico vero neo di una media naked altrimenti divertente e completa, che punta chiaramente sulla personalità del suo design per conquistare, inserendosi idealmente a metà strada tra le nude che nascono per essere depotenziabili per la patente A2, e le supermedie più prestanti.
In ogni caso arriverà anche anche la versione per la patente A2, mentre il prezzo di partenza, che non include l’elettronica completa, dovrebbe assestarsi tra i 10.500 e gli 11.000 euro. Dovrebbe, perché ancora Husqvarna non ha ufficializzato il listino 2025.