Gli automobilisti avranno anche tutta la voglia di distinguersi di cui parlano le ricerche fatte delle varie Case ma questo desiderio di personalizzazione si limita spesso a qualche accostamento cromatico bizzarro o a cerchi di foggia particolare. Per il resto, di fantasia in giro ce n’è pochina, con SUV e crossover che monopolizzano sempre più le scelte della clientela, almeno nella fascia intermedia del mercato.
Chi volesse distinguersi davvero nel segmento D potrebbe invece fare un pensierino alla Volkswagen Arteon, che a RED abbiamo avuto modo di apprezzare in una felice convivenza durata qualche settimana. A circa un anno dal lancio, la sua linea non è infatti certo inflazionata (anzi…) e continua a rappresentare l’interpretazione più moderna dei recenti stilemi di Wolfsburg, tanto che non serve una sfera di cristallo per affermare che molte VW prossime venture seguiranno da vicino le sue orme.
LA TERZA VIA
La Arteon intona una voce fuori dal coro e non è facile da inquadrare: non è una berlina e neppure coupé. Secondo i vertici Volkswagen è una Gran Turismo, etichetta impegnativa che la cinque porte tedesca porta comunque con disinvoltura, grazie alle proporzioni indovinate. Le sue misure sono 486 x 187 x 143 cm e definiscono una sagoma molto filante, impreziosita da dettagli raffinati, come i fari full LED e le porte prive di cornice per i finestrini. Ce n’è abbastanza insomma per spiccare con classe in un panorama di tuttoterreno scatoliformi.
VIAGGIO NELLO SPAZIO
Il taglio delle lamiere seduce ma penalizza un po’ la visibilità, specie nella zona posteriore, anche se per contro la forma spiovente del tetto non limita l’abitabilità. Lo spazio per la testa è buono, mentre quello per le gambe è addirittura ottimo, degno di una ammiraglia. Lo stesso vale anche per i sedili, grandi e ben imbottiti, e per il colpo d’occhio offerto dalla plancia, simile a quella della Passat ma comunque senza un pelo fuori posto e rifinita con cura.
FACTOTUM
Da station wagon è invece il bagagliaio: la sua capacità va dai 563 ai 1.557 litri e ha come unico neo lo scalino tra la soglia e il piano di carico. È anche merito suo se l’Arteon ha strappato consensi unanimi in redazione, dimostrando una poliedricità sorprendente. La versatilità può tra l’altro essere esaltata con l’Adaptive Chassis Control – DCC, l’assetto adattivo regolabile tramite il Driving Profile Selection. Selezionando una modalità di guida piuttosto che un’altra, la Arteon si trasforma in un amen da una comoda passita in una mangiatrice di curve. Neanche a dirlo, il suo habitat naturale sono le corsie di sorpasso delle autostrade, che percorre silenziosamente e senza avanzare troppe pretese a livello di gasolio, carburante utilizzato dall’intera gamma a catalogo. Fuori dai caselli si apprezza invece soprattutto l’assetto neutro, che rende gustosa la guida sportiva e sicura ogni manovra d’emergenza. Neppure in città la Arteon sembra un pesce fuor d’acqua: negli spazi stretti sfodera un diametro di sterzata ragionevole e fa diventare tutti campioni di Tetris in manovra con gli eventuali sensori di parcheggio.
ALTA TECNOLOGIA
In termini di assistenza alla guida, la Arteon sa però fare anche molto meglio, dimostrandosi all’avanguardia su tanti fronti. Tra i fiori all’occhiello del listino spiccano per esempio il cruise control adattivo con funzione stop&go e le luci di svolta dinamiche. Entrambi questi dispositivi sono in grado di dialogare anche con il navigatore e di regolare di conseguenza il loro intervento.
LA METEORA
Quanto al motore, il protagonista della nostra prova è stato il poderoso bi-turbodiesel 2.0 BiTDI da 240 cv e 500 Nm, che ha però fatto da meteora in listino e che ora si trova soltanto sul mercato dell’usato. A monopolizzare il listino è ora il due litri TDI nelle varianti da 150 e 190 cv, sempre accomunate al cambio robotizzato DSG. Questo motore non ha l’esuberanza del fratello prepensionato ma con un’erogazione sempre piena e buone capacità anche in allungo resta in grado di soddisfare anche i più esigenti.