“M’avete provocato? E mo’ ve distruggo!”. Vision Tokyo è la risposta Mercedes-Benz a Tesla, Apple, Google e quanti si sono autoproclamati pionieri della guida autonoma. Uno schiaffo a cinque dita in pieno volto. Così, giusto per ristabilire gli equilibri…Il design al servizio della funzionalità: dato che la vettura è in grado di muoversi senza apporto umano, sebbene il guidatore possa occasionalmente occupare il singolo sedile anteriore ricorrendo a un volante a scomparsa, l’abitacolo è quanto di più simile a un salotto per cinque persone. Le tradizionali sedute vengono sostituite da un divanetto che si sviluppa lungo l’intera fiancata opposta all’unica portiera. Quest’ultima si apre scorrendo verso l’alto, mentre l’intera cintura dell’auto – contrariamente alle apparenze – rinuncia ai cristalli in favore di una serie di schermi LCD. Al centro dell’ambiente comune spicca un sistema olografico che proietta le icone virtuali mediante le quali è possibile dialogare con il sistema di bordo e interfacciarsi con il mondo esterno. A confronto, la nave stellare Enterprise diventa un rudere…È l’auto per la Generazione Z, vale a dire destinata ai giovani d’oggi, interessati pressoché esclusivamente alla comunicazione digitale e alla condivisione virtuale. La connessione di bordo è totale e debuttano sistemi innovativi non solo per la gestione del veicolo, ma anche per l’adattamento ai gusti, all’umore e alle preferenze dei passeggeri. La vettura “impara” dalle persone anticipandone abitudini e desideri. E la linea? Da monovolume di dimensioni generose – Vision Tokyo è lunga 4,8 metri – con cerchi monstre da 26 pollici a sezione centrale illuminata in blu. Sotto il cofano, infine, batte… non batte assolutamente nulla! Il futuro non è a combustione, bensì elettrico. O meglio elettrico con alimentazione mediante fuel cell a idrogeno che garantiscono un’autonomia di 980 km. Nella corsa alla guida autonoma e alla mobilità a impatto zero, Mercedes-Benz non intende fare da comprimaria.