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Prova Yamaha TMax 2015

Dalla smartkey alla forcella a steli rovesciati: il TMax è ancora più ricco, a parità di prezzo. E si conferma leader nel segmento per gusto di guida e qualità complessiva. Per i più esigenti c'è la versione Iron Max

Quattordici anni di storia ed evoluzione, quattro generazioni (2001, 2004, 2008, 2012). Oltre 220.000 pezzi venduti in tutta Europa, di cui 133.000 in Italia. “TMax: the Max is never enough” è lo slogan che Yamaha ha scelto per provare a spingersi oltre, nella consapevolezza che i clienti si aspettano sempre di più da un modello diventato di culto. L’obiettivo? Perfezionare il design, migliorare la guida, mantenere la versatilità che permette di usare il TMax in molti contesti. Senza alzare il prezzo.

Le analisi di mercato raccontano molto del fenomeno TMax. Basti dire che ogni anno in Italia avvengono circa 24.000 passaggi di proprietà che hanno per oggetto questo scooter: soldi che si muovono per avere, nuovo oppure usato, una vera e propria icona, amatissima da persone di estrazione sociale ed età differente. Se, infatti, l’acquirente tipico ha circa 40 anni, dal 2012 a oggi sono cresciuti i giovani. Impressionante la fedeltà nell’acquisto, quella che nel marketing si chiama fidelizzazione: il 45% degli acquirenti ha già posseduto almeno un altro TMax.

Dopo il lancio del nuovo modello, nel 2012, in Yamaha hanno deciso di non stravolgere un progetto che, anche sul piano prettamente stilistico, è stato molto ben accolto. Cosa cambiare? Sono state due le direttrici d’azione: una volta a ottenere maggior funzionalità, l’altra comfort superiore. Altrettanti i destinatari ideali: i più attenti alle prestazioni – probabilmente i giovani – apprezzeranno la nuova forcella a steli rovesciati di 41 mm di diametro e le pinze freno anteriori a 4 pistoncini con fissaggio radiale e perni longitudinali, le stesse della MT-09; smartkey con antifurto immobilizer, per la prima volta su uno scooter venduto in Europa, e luci a LED, invece, soddisferanno le attese della clientela più esigente sul piano del comfort e della dotazione.

Il faro anteriore di nuovo disegno è più alto e come detto ha luci interamente a LED (posizione e proiettori), che si accendono su entrambi i lati a differenza che in passato, quando l’illuminazione era asimmetrica. Cambiano anche gli specchi retrovisori, più alti e lunghi per evitare contatti indesiderati nel traffico. Ritocco estetico per il parafango anteriore.

Il prezzo resta invariato: 10.790 euro per la versione standard. 11.290 per quella ABS. Con i soldi che servono per acquistare un paio di MT-07 si può scegliere fra tre colori: Competition White, Sonic Grey e il nuovo Moon Silver. Per chi non può fare a meno degli accessori originali più cool le soluzioni sono due: acquistare un pacchetto di personalizzazione (Touring o Sport, rispettivamente proposto a 412 e 396 euro) oppure lasciarsi sedurre dalla versione speciale Iron Max. Quest’ultima vanta la colorazione “liquid darkness”, i cerchi color nero opaco con filetti grigi, la forcella e i dettagli delle pinze anodizzati oro, le pedane pilota in alluminio e la sella a doppio colore con cuciture a vista. Il sovrapprezzo  è di 500 euro: 11.290 per la versione standard, 11.790 per quella ABS.

RIDEForse perché forcella e freni del modello precedente funzionano benissimo. O perché è difficile apprezzare il contributo ulteriore offerto dalla nuova componentistica. Fatto sta che sulle prime è soprattutto la smartkey ad attirare l’attenzione: comoda, esclusiva su uno scooter, include anche una piccola chiave per aprire la serratura del vano posto nel retroscudo. Una volta attivata permette di inserire e disinserire il bloccasterzo, oltre che aprire la sella. Cosa succede in caso di smarrimento? Una dettagliata e complessa procedura – a tutela della sicurezza – permette di immettere un codice di sblocco: per tornare a casa oppure raggiungere la più vicina concessionaria Yamaha.La strumentazione è stata ridisegnata; ora ha la retroilluminazione rossa.

Uno sguardo ai quadranti ridisegnati della strumentazione, ancora sportivi grazie all’illuminazione rossa, e via: l’accelerazione del TMax probabilmente non è la più impetuosa, ma non c’è nessun altro scooter che abbina così bene progressione ed efficacia della trasmissione finale (a cinghia). Come del resto è impossibile fare meglio sulle veloci curve che da Palermo portano verso ovest costeggiando il mare. L’impeccabile stabilità, indiscutibilmente motociclistica, infonde sicurezza, al punto che l’unico limite è quello imposto dal Codice della Strada.

Abbandonata l’autostrada, sul misto caratterizzato da curve di medio raggio il TMax continua a regalare fiducia, quella stessa fiducia che permette (quasi) a chiunque di divertirsi in sella al bestseller Yamaha. La facilità d’approccio dipende dalla citata efficienza della trasmissione, dalla reattività del motore, dalla frenata potente eppure pastosa, dalla posizione di guida subito naturale. Infatti sul TMax si sta comodi senza sentirsi “seduti”. Si ha la percezione di controllare perfettamente la situazione, senza alcuno stress. Insomma si guida rilassati, a prescindere dalla velocità, dalla tipologia di curve, persino dalla qualità del fondo stradale. Le vibrazioni sono molto contenute, la protezione dall’aria più che discreta – ma con il plexiglas del kit Sport, più basso, la situazione peggiora – la sella comoda nonostante l’imbottitura sostenuta, che offre anch’essa sensazioni motociclistiche.

Nel traffico più che la maneggevolezza in senso assoluto è la reattività a rendere piacevole il TMax: e con lo scarico Akrapovic la tentazione di accelerare per il solo gusto di sentire il rumore diventa irresistibile.  

E il prezzo? Inutile discutere: nonostante sia indubbiamente alto – come quello del principale concorrente, del resto – i numeri dicono che il TMax vende comunque. E allora avanti così.

 

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