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Sykes, i 10 perché di un titolo meritato

Giulio Fabbri sintetizza in 10 punti le qualità del pilota che ha conquistato, con pieno merito, il Campionato Mondiale Superbike 2013

C'è un motivo se tra i britannici arrivati in Superbike negli ultimi anni, l'unico a riuscire a vincere il titolo iridato sia stato Tom Sykes. C'è un motivo se solo lui è riuscito a portare un Mondiale piloti alla Kawasaki dopo un digiuno lungo vent'anni. C'è un motivo se a Jerez, dopo gara 1, buona parte del paddock del mondiale è corso sotto il podio per festeggiarlo. C'è un motivo per tutto questo. Anzi, ce ne sono tanti. Almeno dieci. 

1. È il pilota che ha fatto più punti. Ok, ha lo stesso numero di vittorie (9) di Eugene Laverty, e un podio in meno (18 contro 19), ma ha meno zeri in classifica (2 contro i 5 dell'irlandese), più Superpole (8 e 2) e più giri veloci (13 e 4).

2. Non guida la moto migliore. Lo dice la fisica: un quattro cilindri in linea screamer è più difficile (e consuma più le gomme) di un big bang (infatti in MotoGP non ci sono motori screamer). Quindi l'Aprilia, col suo quattro cilindri a V, il massimo per una moto da corsa, parte avvantaggiata.

3. Ha il team più piccolo. Sono solo in 19, compresi il cuoco argentino Martin, Laura, la ragazza che cura la minuscola hospitality; Silvia, l'addetta stampa; il team manager Guim e suo fratello Biel (responsabile marketing). Poi ci sono il responsabile del progetto, l'ingegner Yoda, che quest'anno affianca il nuovo project leader, l'ingegner Yamamoto. C'è Katsuhiro che si occupa dei motori; Alvar, supervisore tecnico, e i 10 tecnici che di fatto lavorano sulle moto: 3 meccanici per Tom (Mattia, Raul e Ignasi), 3 per Loris (Arturo, Oriol e Pere), due capotecnici (Marcel per Tom e Pere per Loris) e due responsabili dell'elettronica (Danilo per Tom e Paolo per Loris). La Kawasaki è presente in forma ufficiale ma ogni evoluzione viene richiesta dal team. In Giappone, di fatto, la realizzano e basta. Mentre l'elettronica viene sviluppata in Italia da Danilo e Paolo.

4. È un pilota d'altri tempi. Infatti guida una moto con un'elettronica davvero poco invasiva. Solo pochi riuscirebbero a guidarla come fa lui, che ama gestire tutto col polso destro, come si faceva una volta. Quindi il traction è settato al minimo, mentre l'anti-wheelie è praticamente inesistente. Tutte cose che Loris Baz utilizza in abbondanza.

5. Si merita il titolo. Dopo averlo perso lo scorso anno per solo mezzo punto da Max Biaggi, fuori il numero uno era lui l'uomo da battere. E a dirla tutta, se lo sarebbe meritato anche nel 2012.

6. Ha iniziato la stagione con due costole rotte e non si è mai lamentato. Caduto nei test pre-campionato a Phillip Island, aveva detto a tutti solo della frattura al polso sinistro. E ha raccontato solo a metà stagione che in Australia, praticamente, non ha dormito per una settimana per il dolore al costato.

7. Non si tira mai indietro. In pista dà sempre il 100%. Se il team gli dice di provare una cosa nuova lui entra in pista e guida come in Superpole. Anche il giorno dopo aver conquistato il titolo. Anche nella vita quotidiana accetta ogni sfida, come quella di provare a battere sua moglie, Amie, che gli aveva detto che non avrebbe mai avuto il coraggio di non farsi più la barba fino a quando non avrebbe vinto il titolo.

8. Ride sempre. Anche quando ha perso il titolo 2012. E ha sempre la battuta pronta, anche se il suo umorismo lo capisce fino in fondo solo il suo capotecnico Marcel.

9. È un ragazzo normale. Anzi, è il classico bravo ragazzo. Non beve alcol. Nemmeno la birra, nonostante sia inglese. Nemmeno un sorso per festeggiare il titolo (ma la sua famiglia ci ha dato sotto anche per lui alla festa di domenica sera dopo la gara). Beve solo the col latte. E la sua tazza è sempre pronta a fianco al casco nel box. Quando è a casa passa il tempo a curare il giardino, restaurare tutto ciò che trova, come porte e mobili in legno. E a fine novembre diventerà papà.

10. È un pilota nato in Superbike che ha scelto di rimanerci. Infatti ha firmato il contratto 2014 a luglio, il sabato del round di Mosca. E anche per questo motivo si merita il titolo iridato. Congratulazioni Tom!

 

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