Vi dice qualcosa Honda CUB? Forse no, visto che non è mai stato importato in Italia; nel resto del mondo invece, soprattutto nell’est asiatico, questo scooter è molto popolare, al punto che dal 1958 (anno di inizio della produzione) fino a oggi è stato venduto in oltre 60 milioni di unità divenendo il motociclo più venduto nella storia.LIVEMa che c’entra tutto questo con PIN? C’entra, perché PIN altro non che è una copia quasi esatta del mitico Honda CUB. Ad importarlo in Italia sono le Officine Mermaid, già importatori del marchio Deus, che hanno sede nel famoso moto-quartiere milanese, mentre a costruirlo in Cina (su licenza Honda) è un’azienda olandese che si chiama Super Motor Company.Questa la sua carta d’identità, ma esattamente cos’è il PIN? Una moto, uno scooter, un oggetto alla moda o un mezzo d’altri tempi? Forse un po’ tutte queste cose insieme: la posizione di guida e la protezione fornita alle gambe del pilota dallo scudo sono certamente di impostazione scooteristica; il cambio però non è automatico perchè ci sono però le marce, quattro per l’esattezza, come sulle moto. Se lo guardate bene, vi accorgerete inoltre che manca la leva della frizione, che è automatica, ma il freno posteriore si aziona ugualmente dal pedale di destra. Il motore è monocilindrico 4 tempi di 120 cc di cilindrata, è raffreddato ad aria ed è capace di erogare 6,8 cv di potenza massima, che spingono il PIN fino a 100 km/h. L’avviamento è sia elettrico sia con kick starter, per i veri nostalgici, mentre i cerchi sono da 17’’. Il PIN è proposto in cinque colorazioni: bianco, nero, rosso-bianco, oro-bianco e blu-bianco ma da Officine Mermaid è già pronta una serie di idee per personalizzarlo, dalle pellicole adesive alla sella lunga, dal baule porta tutto al marmittone. Il prezzo? 1.395 euro franco concessionario.RIDEPIN è il nome che gli hanno dato i suoi importatori italiani per sottolineare che questo mezzo rappresenta la chiave d’accesso per la città e proprio in città, a Milano, l’abbiamo provato. Prima in giù, tutte le altre… in giù; per scalare invece il pedale si tira in su: funziona così il cambio semiautomatico del PIN (come quello del Kymco K-Pipe) e mi ci vuole un po’ ad abituarmi a questo sistema. Una volta vinta l’incertezza iniziale, però, il PIN si rivela gradevole da guidare: le dimensioni compatte (l’interasse è di 1.230 mm) e il peso contenuto (83 kg) lo rendono particolarmente agile nella guida in mezzo al traffico. Le ruote da 17” consentono inoltre al PIN di superare gli ostacoli cittadini con facilità e lo aiuta a restare stabile in curva, tutto questo nonostante la sospensione anteriore “a biscottino”, come quella del Piaggio Ciao, non sia proprio un esempio di efficacia. Lo spunto offerto dal motore non è particolarmente brillante, ma se si tirano bene le marce il PIN è in grado anche di mostrare un certo carattere, tant’è che raggiunge i 100 km/h di velocità massima. Il problema è che per fermarsi da quella velocità bisogna affidarsi a una coppia di tamburi azionati meccanicamente, che non brillano certo per potenza e modulabilità. Certo, direte voi, per poco più di 1.000 euro da qualche parte bisogna pur risparmiare e comunque, per la potenziale clientela del PIN questi non sono problemi. Tra le molte personalizzazioni possibili dalle parti del moto-quartiere, comunque, potete sempre trovare una più adeguata forcella telescopica. Understatement sì, ma con comfort…