I Consigli di vigilanza di Audi (e quindi della sua holding) sul versante tedesco e il consiglio di amministrazione di Investindustrial (proprietaria di Ducati) in terra italiana hanno deciso: il matrimonio c’è stato. Ed è di quelli con una dotazione consistente: 860 milioni di euro uno sull’altro, giusto per cominciare. Già, Audi ha comprato Ducati. E questa è la notizia ufficiale, che formalizza una serie infinita di rumors che da tempo si rincorrevano tra canali istituzionali e mezzi meno formali.“Speriamo che Ducati trovi un partner adatto per il suo sviluppo futuro. Ci sono molti Gruppi industriali in circolazione che ne hanno le capacità. Il Gruppo Volkswagen in particolare ha dimostrato in passato di avere la disponibilità economica, ma anche la strategia e la necessaria visione a lungo termine”. Andrea Bonomi, il vertice di Investindustrial, era stato chiarissimo. Tenere Ducati in Italia? Fattibile, ma a che pro? Meglio andare sul sicuro e affidarsi a chi, sulla carta, unisce due concetti cari ai supermanager: vision e pecunia. Vale a dire, croce e delizia dell’economia di mercato.La presentazione della 1199 Panigale, a inizio marzo, aveva dato il la a un tourbillon infinito di voci. Vendere per crescere la linea guida. Già, ma a chi? Difficile. Chi ha il pane non ha spesso i denti. E che garanzie, con il senno di poi, poteva dare una Hero, finanziariamente in grande ascesa e interessata all’acquisto ma – con tutto il rispetto – ancora acerba per alternare semplici moto dai purosangue di Borgo Panigale?Si va all’estero, quindi. Come nel 1996, quando Ducati era un marchio di casa Castiglioni e Claudio vendette il 51% delle azioni al Texas Pacific Group. Che, come suggerisce il nome, non era propriamente un’icona di lambrusco e tortellini… L’esperienza a stelle e strisce di Ducati è durata un decennio tondo tondo: nel ’98 divenne Ducati Motor Holding SpA e nel 2006 tornò in Italia, acquistata dalla finanziaria di Andrea Bonomi, la Investindustrial Holdings.Il cerchio si chiude e, a ben vedere, il gioco non dispiace a nessuno: Ferdinand Piëch, sponda Volkswagen, può ufficializzare all’assemblea il debutto nelle due ruote. Nei dintorni di Bologna ci si inchina, con legittimo onore, al marco pesante. Anzi, calendario alla mano, all’euro made in Germany. Fine di un corteggiamento durato anni: già nel 2006 Piech aveva bussato alla porta di Texas Pacific Group per Ducati, ma arrivò secondo dopo Investindustrial. Ma la pazienza è la virtù dei forti, e la disponibilità quella dei potenti: così Volkswagen (pardon, Audi, perché è il marchio più sportivo del Gruppo a essere accoppiato alla Rossa: noblesse oblige) ha chiuso la partita.Gabriele Del Torchio, Amministratore Delegato di Ducati, spiega gli ultimi passi dell’acquisizione: “La transazione è sottoposta all’approvazione della autorità antitrust competenti, che dovrebbe avvenire nei prossimi mesi. Sono fiducioso che il Gruppo Audi permetterà a Ducati di proseguire i programmi di miglioramento del proprio posizionamento sui mercati di tutto il mondo. Quanto annunciato è la positiva conferma del rafforzamento di Ducati realizzato dal 2006 ad oggi sotto il controllo del Gruppo Investindustrial”.Che futuro, in fin dei conti? Roseo, viene da dire: a marchi di rilievo quali Lamborghini e Bugatti, il Gruppo VW ha garantito autonomia e investimenti. Il che è servito, nei pressi di Borgo Panigale, a rassicurare i sindacati sul futuro Ducati. E che, per converso, farà sparire i marchi AMG dalle Ducati dei prodi Vale&Nicky: già, perché l’abbocco-Mercedes verso la Rossa è stato tanto affascinante quanto. evidentemente, superato sul filo di lana.