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Prova Kawasaki Z900

La nuova naked di Akashi punta in alto con un prezzo invitante, un motore potente e una ciclistica equilibrata. Manca però il controllo di trazione

La cilindrata 900 rappresenta qualcosa di molto speciale nella storia della Kawasaki. Attorno a questa cubatura la Casa ha sfornato infatti diversi modelli che hanno segnato l’intera storia delle due ruote. La Z1 del 1972 segna il primo capito della saga, continuata poi fino all’agguerrita ZX-9R, passando per la leggendaria GPz900R, che, nel 1984, segnò una vera rivoluzione nel mondo delle sportive. Oggi la Z900 cerca di raccogliere quella eredità reclamando un posto al sole nel mercato, forte di un prezzo allettante (8.890 euro f.c.), di un furbo rapporto tra peso (210 kg in ordine di marcia) e potenza (125 cv) e di un’estetica capace di catturare molti sguardi. L’obiettivo è chiaro: mettere i bastoni tra le ruote della Yamaha MT-09, posizionandosi un gradino più sotto rispetto alla Z1000.

LIVE

I designer sono partiti da un foglio bianco per realizzare la Z900 e si sono guardati bene dall’ispirarsi ai modelli del passato. La filosofia stilistica adottata è quella chiamata sugomi, tipica proprio anche della zetona1000, con forma e funzione che vanno a braccetto per regalare emozioni. Il family feeling si concretizza però più che altro nella sagoma e nella scelta di adottare un faro carenato basso, piazzato poco sopra il parafango anteriore, e un codino esile, che punta deciso verso l’alto. Questo ultimo ha una luce a LED che disegna una Z, come quella che si ritrova puntualmente addosso il Sergente Garcia dopo un duello con Zorro. Nel mezzo, riflettori puntati sulla sella incavata, a 795 mm da terra, sul compatto serbatoio da 17 litri e su un ponte di comando minimalista, con un contagiri che incornicia un display multifunzione. Quest’ultimo può essere configurato con tre grafiche diverse ma in ogni caso non brilla per l’aspetto né per la leggibilità. Pollice alto, invece, per le leve al manubrio, entrambe regolabili nella distanza dalle manopole e in generale per le finiture: la Z900 bada al sodo, con pochi fronzoli, ma quel che c’è ha un’aria solida, anche la finta piastra di metallo che pare completare la ciclistica.

Il motore a quattro cilindri – omologato Euro 4 – è lontano parente di quello della prima Z1000. La cilindrata totale è di 948 cc, con i pistoni (costruiti con la stessa tecnica impiegata per le H2 e H2R) che scorrono per 56 mm all’interno dei cilindri pressofusi. I tecnici giapponesi hanno affinato per bene ogni componente, dall’albero motore leggero ai condotti di aspirazione di lunghezza diversa, due da 150 mm e due da 50 mm, puntando a una erogazione lineare e pastosa. La loro ricerca si è spinta nell’accordatura dell’airbox, che fa da cassa armonica per stuzzicare i timpani del pilota. In moneta sonante, la potenza massima è, come anticipato, di 125 cv a 9.500 giri, mentre il picco di coppia è di d 98,6 Nm a 7.700 giri. Quanto al reparto trasmissione, il cambio è a sei marce, con cinque rapporti ravvicinati e una sesta più lunghetta con funzione di overdrive, mentre la frizione è servoassistita e con funzione antisaltellamento.

Il motore è inoltre parte stressata del telaio, che lo abbraccia con una struttura a traliccio in acciaio ad alta resistenza, il cui peso è di soli 13,5 kg. 3,9 kg è invece quanto fa segnare sulla bilancia il forcellone in alluminio, che aziona la sospensione posteriore con schema Back-Link. L’ammortizzatore, sistemato in orizzontale, è regolabile nel precarico e nel freno idraulico in estensione, proprio come la forcella a steli rovesciati da 41 mm. Ai suoi piedi ci sono pinze a quattro pistoncini che mordono una coppia di dischi a margherita da 300 mm, mentre al posteriore c’è un disco singolo da 250 mm. L’ABS è di serie ma fa storcere il naso la scelta di non usare le sue ruote foniche per un controllo di trazione. Ormai molte rivali lo montano e qui invece non si può avere nemmeno a richiesta. Parlando di altre misure, quelle delle gomme sono quasi scontate, 120/70R17 e 180/55R17, mentre interasse e avancorsa sono rispettivamente di 1.450 e 105 mm.

La Kawasaki Z900 sarà disponibile da fine febbraio avanzato in tre colorazioni: Pearl Mystic Gray / Metallic Flat Spark Black (con telaio verde), Candy Lime Green / Metallic Spark Black e Metallic Flat Spark Black / Metallic Spark Black. Il prezzo è di 8.990 euro f.c., che diventano 10.080 per la versione Performance con scarico completo Akrapovic e silenziatore in titanio o in carbonio, copertura per la sella del passeggero in tinta, protezione serbatoio adesiva e parabrezza fumé. Questi accessori possono essere acquistati anche separatamente, pescando in un ricco catalogo in cui sono presenti, tra le altre cose, anche una presa 12V e i tamponi per la forcella e il telaio.

RIDE

La Kawasaki Z900 è una moto dalle dimensioni abbastanza compatte ma che calza bene a tutti, anche ai piloti di altezza superiore alla media. Giusto per dare un riferimento, nelle foto ci sono io, che sono alto 182 cm e peso un’ottantina di chili… a secco. Il manubrio è ampio e alla giusta distanza dal busto, mentre le pedane sono ben centrate, a definire una posizione leggermente più eretta rispetto a quella della Z1000. La sella è piuttosto sciancrata, oltre che scavata, e permette anche ai fantini di mettere agevolmente i piedi a terra. Chi ama una seduta rialzata si metta tuttavia il cuore in pace: tra gli accessori c’è infatti anche una sella alternativa, più alta di 25 mm. Il passeggero è invece inesorabilmente appollaiato su un cuscino striminzito e senza alcuna maniglia o incavo cui aggrapparsi: non stupitevi insomma quando vedrete la dolce metà nicchiare davanti alla proposta di un giretto domenicale.

Una volta in movimento, la Z900 mette subito in mostra due qualità importanti. La frizione è morbida da azionare e il diametro di sterzata è ridotto, con il manubrio che ruota di 33° da una parte e dall’altra. Le manovre da fermo non sono dunque un problema, nemmeno per chi si trova per le prime volte alla prese con una moto di grossa cilindrata. E la sensazione di docilità non viene meno neppure con il salire della velocità. Con le masse ben accentrate e un baricentro piazzato al posto giusto, questa Kawasaki se la cava benone negli spazi stretti, con una reattività che farebbe la gioia anche di uno stuntman. Serpentine a parte, la Z900 sfoggia ingressi in traiettoria puliti e graduali e lascia un buon margine per correggere una linea impostata male o per raccordare le curve in sequenza. L’avantreno non è particolarmente carico ma rimane di norma preciso; solo forzando il passo, mi è capitato di trovarmi in percorrenza senza un gran feeling ma la colpa va divisa tra l’asfalto in condizioni non perfette e le gomme Dunlop Sportmax. La ciclistica sana della Z900 meriterebbe a mio avviso pneumatici più specialistici, che permetterebbero di sfruttare meglio anche l’azzeccata taratura delle sospensioni. Queste ultime filtrano bene non solo le buche ma anche gli avvallamenti incontrati in piega, senza scomporre l’assetto e innescare oscillazioni.

Promossi a pieni voti anche i freni, potenti e ben modulabili, e il cambio, che ha innesti puliti e senza incertezze. La sua rapportatura è piuttosto corta e ciò vale anche per la sesta, che la Casa definisce sulla carta overdrive ma che in effetti può essere utilizzata dai 40 km/h in su senza che ci siano strappi. Raggiunti i 60 km/h, poi, le riprese si fanno molti vivaci e ciò la dice lunga sulle doti del motore, che rappresenta senza ombra di dubbio il pezzo forte della Z900. Spinge infatti deciso sin dai regimi più bassi, sfodera una progressione rapida e allunga in modo deciso, senza accusare flessioni. Con simili caratteristiche questo quattro cilindri fa la felicità di tutti, di chi ama la guida scorrevole, senza continui cambi di marcia, e di chi invece ama lavorare tanto con il cambio, con una condotta più aggressiva  e arrembante. Certo, con così tanta birra a disposizione – mi tocca mettere di nuovo il dito nella piaga – farebbe comodo un angelo custode elettronico a vigilare sulle perdite di grip. Senza controllo di trazione, invece, tutto è affidato alla sensibilità del pilota, che può comunque contare su una buona motricità, a prescindere dalle doti delle gomme.

Anche se afflitta da questo peccato originale, la Kawasaki Z900 ha molte frecce al suo arco per fare breccia nel cuore degli appassionati. Con un prezzo tutto sommato popolare, offre infatti un look personale e riuscito, un ottimo bilanciamento su strada e un motore con una castagna notevole. Se in moto vi muovete da soli, amate la guida brillante e non vi difetta un po’ di esperienza, potreste insomma farci un pensierino.

 

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