Dal box accanto al nostro, quello del team Baum, arriva un costante rumore di sottofondo, sono i ragazzi olandesi che continuano a girare sui rulli. Per me, che ho il primo turno alla 1 e mezza, l’attesa è abbastanza snervante: pur non avendo ancora pedalato, l’ora tarda si fa sentire ed è strano il contrasto con l’adrenalina che cresce. Appena partito il Roma, che mi precede nel programma delle uscite, mi metto in sella ed esco nei paddock a scaldarmi. Ormai non piove più, ma l’asfalto è ancora bagnato. L’aria è umida e fredda e, mentre sono lì che giro come un criceto, mi godo il silenzio e il buio per rilassarmi.Dieci minuti prima del rientro del Roma mi piazzo in pit-lane, seduto in sella e appoggiato alle transenne, a scrutare l’uscita della parabolica, sobbalzando a ogni ombra che imboccava l’entrata della zona cambi. Dopo tre o quattro falsi allarmi, eccolo… Da 100 a 160 battiti in cinquanta metri. Se non muoio prima, riesco ad attaccarmi al gruppo. Ce la faccio e comincio a respirare, il ritmo si abbassa ma l’adrenalina rimane e si alimenta pedalata dopo pedalata. La 12H è cominciata anche per me, i fantasmi della scorsa edizione, quando ho corso un turno praticamente da solo, soffrendo come un disperato senza mai riuscire ad attaccarmi a un gruppetto, erano ormai svaniti. Anzi, sono talmente carico che i 39 di media sul mio Polar mi stanno strettissimi!Il nostro obbiettivo è superare i 40 e non voglio frenare i miei compagni di team. Il ritmo è abbastanza incostante, si alternano sparate da 50 a lunghe pause da 38. Mi metto il cuore in pace: questo è il gruppo che dovremo tenere fino in fondo, davanti a noi solo quello di chi vincerà. All’inizio del mio sesto giro non resisto e mi porto fra i primi (anche perché davanti a me c’era un tizio che aveva avuto la “brillante” idea di mettere una luce bianca, potentissima, anche dietro…). Superato il rettilineo, in testa cominciano a darsi il cambio e quando tocca a me non mi tiro indietro, anzi cerco di spingere un po’ di più ma restiamo solo in quattro e gli altri tre non sono di grande aiuto, al punto che, all’uscita della Variante Ascari, quando la locomotiva dei primi ci raggiunge ho il cuore a mille e le gambe troppo gonfie per riuscire a saltare in carrozza. Sono comunque alla fine del turno, stringo i denti e tiro fino alla zona cambio. Toccherà ai quadricipiti del Cribiù, nettamente più performanti dei miei, cercare di recuperare qualcosa.Ai box l’atmosfera è positiva. I “reduci” sono contenti e i “rookie” entusiasti e gasati. Sono le 3 mi cambio e vado nel box dedicato ai massaggi, c’è la fila davanti ai lettini dei massaggiatori in carne e ossa ma un angelo mi propone una seduta firmata Compex… Mi godo i venti minuti di elettrostimolatore, quindi torno a Casa RED e mi sdraio sul materassone, accanto alla inquietante mummia del notaio ciclista.