La maturità porta dei cambiamenti: se è vero per le persone, per le auto può essere ancora più evidente. Basti pensare a MINI Cabrio: la nuova generazione, più grande, meglio rifinita e con un interasse maggiorato rispetto al passato, cresce sotto il profilo della praticità, ma vede lievemente attenuate alcune caratteristiche dinamiche che caratterizzavano il precedente modello. Pur restando una delle vetture en plein air più piacevoli e precise da guidare, complice il kart feeling che da sempre contraddistingue la “tutto avanti” inglese, è meno reattiva nei trasferimenti di carico e può contare su di un avantreno rapido sì in inserimento di curva, ma non come in passato. In compenso, vede rafforzata la stabilità, specie in velocità. È, in estrema sintesi, una vettura più matura.30.100 euro per entrare in possesso della Cooper S “base” da 192 cv oggetto della nostra prova, mossa da un 2.0 turbo benzina da 192 cv. Un prezzo che sale a 33.400 euro optando per l’allestimento top di gamma Hype, pressoché un must dato che include il climatizzatore automatico bizona, la possibilità di selezionare diverse modalità di guida, gli interni in pelle e i cerchi in lega da 17 pollici, cui sommare i 1.950 euro del cambio automatico sportivo a 6 marce e i 250 euro del frangivento. Non volendo rinunciare alle sospensioni adattive (600 euro), una Cooper S “coi fiocchi” costa 36.200 euro. In assoluto non poco, anche considerando che la più potente Volkswagen Maggiolino Cabriolet – 2.0 turbo benzina da 220 cv – viene proposta a un prezzo solo lievemente superiore (36.650 euro); bisogna però considerare che, ad oggi, è difficile, quando non impossibile, trovare una cabriolet compatta altrettanto gratificante ed emozionante.LIVELa capote in tela c’è: il marchio distintivo di MINI Cabrio è salvo. Basata sulla versione coupé a tre porte, la cabriolet inglese ne condivide piattaforma e meccanica, così come le variazioni a livello di dimensioni e interasse. Rispetto al modello precedente aumentano la lunghezza di 98 millimetri e la larghezza di 44 mm, mentre il passo cresce di 28 mm e le carreggiate di 42 mm all’avantreno e 34 mm al retrotreno. Una testimonianza di come l’impronta a terra sia divenuta più generosa. Cambiamenti che hanno riflessi positivi anche sulla capacità del bagagliaio, aumentata del 25% e ora compresa tra 160 e 215 litri in funzione della posizione della capote. Quest’ultima rigorosamente in tela e a comando elettrico, in grado di aprirsi parzialmente (di 40 cm) o integralmente in 18 secondi e sino a una velocità di 30 km/h; agendo anche mediante il telecomando.È cresciuta, ma la posizione di guida resta inconfondibilmente MINI: seduta ribassata, superfici vetrate non molto estese e volante – adattabile in profondità e altezza – verticale si accompagnano alla possibilità di regolare manualmente il sedile in longitudine, altezza e nell’inclinazione – a scatti anziché la più precisa soluzione progressiva – dello schienale. La sensazione d’inserimento nel corpo vettura è, da tradizione, ottima: chiunque si sente a proprio agio. Non altrettanto curata la protezione dall’aria a capote aperta: in assenza del frangivento, sia il guidatore e il passeggero anteriore sia gli occupanti del divanetto, frazionabile 50/50, sono esposti alle turbolenze. In compenso, quanti siedono posteriormente beneficiano di un’accessibilità migliorata rispetto al precedente modello, complice lo scorrimento accentuato dei sedili anteriori.La multimedialità e gli interni ricalcano fedelmente quanto previsto da MINI tre porte, con alcune peculiarità quali la possibilità di avere la capote con il motivo Union Jack, accattivante esteticamente, e di beneficiare della modalità Cabrio del climatizzatore: sia optando per la configurazione tetto scorrevole sia guidando en plein air, l’influsso delle turbolenze viene compensato nella regolazione dell’intensità, della diffusione e della temperatura dei flussi d’aria generati dall’impianto automatico bizona. Una funzione pratica, capace di rafforzare il comfort della scoperta inglese al pari degli avvertimenti meteo connessi alle MINI Connected App: allertano il guidatore qualora lungo il tragitto sia prevista pioggia. Imperdibili!Quanto ai motori, ai classici 4 cilindri si affiancano i nuovi tricilindrici, anch’essi caratterizzati dalla tecnologia TwinPower Turbo. Pacchetto tecnico che, nel caso dei propulsori a benzina, si compone di turbocompressore, iniezione diretta, fasatura variabile sia lato aspirazione sia lato scarico e controllo continuo delle valvole analogo al Valvetronic BMW. Non meno ricercate le unità a gasolio, forti del turbocompressore a geometria variabile e caratterizzate dall’iniezione diretta common rail con pressione massima di 2.000 bar. La gamma prevede il 3 cilindri 1.5 turbo benzina negli step da 102 cv (One Cabrio) o 136 cv (Cooper Cabrio) e il 4 cilindri turbo benzina di 2,0 litri da 192 CV di Cooper S Cabrio, affiancati dal tricilindrico 1.5 td da 116 cv destinato a Cooper D e dal quadricilindrico 2.0 td da 170 cv di Cooper SD. Top di gamma la John Cooper Works, mossa dallo step da 231 cv del 2.0 turbo benzina.DRIVEIl kart feeling vive! La nuova generazione di MINI Cabrio non rinuncia alla caratteristica principe della scoperta inglese, vale a dire alla capacità d’abbinare precisione dell’avantreno, comunicatività al volante, reattività nei trasferimenti di carico e vitalità del retrotreno. Rispetto al passato, però, si registra un cambiamento: la stabilità, complice la crescita dell’interasse, è aumentata, specie in percorrenza e nelle staccate più violente, mentre gli inserimenti in curva sono lievemente meno rapidi e nel misto stretto la vettura danza con minore foga. Se il vecchio modello poteva contare su di un effetto “pallina da ping-pong” nel raccordare le traiettorie, ora le reazioni sono più progressive. In estrema sintesi, ha perso quella brutalità nel raccordare le curve che da un lato esaltava i guidatori più smaliziati, dall’altro intimoriva i meno avvezzi al MINI style.La precedente generazione, una volta esclusa l’elettronica, consentiva di “giocare” con il retrotreno in rilascio, provocando un lieve sovrasterzo che consentiva di rendere più rapida la successiva fase d’inserimento. La nuova MINI Cabrio è meno propensa ad assecondare questo stile, tanto che per scomporre la vettura sono necessarie manovre accentuate. Il model year 2016 della scoperta inglese predilige una guida meno irruenta, andando a sfruttare, piuttosto, il rigore direzionale sul veloce e la scarsa inclinazione al sottosterzo. La sensazione di sicurezza, del resto, è massima, complice lo sterzo “tattile” e comunicativo come in passato, oltre che meno sensibile alle giunzioni dell’asfalto. Ebbene sì: Cooper S può oggi essere guidata in totale relax.Il buon livello di comfort beneficia della presenza, di serie per gli allestimenti Boost e Hype, del sistema Driving Modes che consente di optare per diversi programmi di marcia armonizzandovi la servoassistenza elettrica dello sterzo, l’erogazione del motore, il sound allo scarico, gli interventi dell’elettronica, l’assetto adattivo (qualora presente) e la logica d’azione del cambio automatico. È così possibile selezionare i programmi di marcia Sport, Mid oppure Green, quest’ultimo votato alla massima riduzione dei consumi. Una raffinatezza che si accompagna alla previsione di serie della trasmissione manuale a 6 rapporti oppure, spendendo 1.950 euro, alla disponibilità dell’unità automatica a 6 marce del tipo mediante convertitore di coppia. Cambio, quest’ultimo, rapido nei passaggi di rapporto, fedele ai comandi impartiti mediante i paddle al volante e in grado di assecondare l’esuberanza del propulsore.Dal canto proprio, il 2.0 turbo benzina da 192 cv appannaggio di Cooper S può contare su di una discreta reattività ai bassi regimi e un buon allungo. La perla, però, sta nel mezzo, dato che ai medi erutta 300 Nm di coppia con una rabbia tuttora sconosciuta alla maggior parte delle compatte sportiveggianti d’analoga potenza. Ne conseguono uno scatto da 0 a 100 km/h in 7,1 secondi e una velocità massima di 228 km/h a fronte di una percorrenza media di 17,9 km/l. Il tutto arricchito, in rilascio, da lievi scoppiettii allo scarico affascinanti e coinvolgenti al punto che, se Ennio Morricone li sentisse, rinuncerebbe all’Oscar per donarlo a MINI Cabrio. Tutto bene, tutto bello, ma… il peso? Come ogni cabriolet derivata da una hatchback, anche la scoperta inglese soffre di un sensibile aumento delle masse rispetto alla versione con il tetto in lamiera. Se, infatti, MINI Cooper S fa registrare 1.160 kg alla bilancia, la versione Cabrio si attesta a 1.275 kg. Un gap di ben 115 kg dovuto agli interventi per aumentare la rigidità della struttura, consistenti essenzialmente nell’adozione di centine anti torsione nella sezione anteriore e posteriore del sottoscocca e nell’ottimizzazione dei longheroni.Non è più un asse da stiro! Le sospensioni a ruote indipendenti anteriori McPherson e posteriori multilink si avvalgono, salutando 600 euro, di ammortizzatori a regolazione elettrica caratterizzati da valvole a portata variabile “annegate” negli steli, in grado di incidere sia in compressione sia in estensione sulla risposta tanto alle imperfezioni dell’asfalto quanto alle sollecitazioni nella guida al limite. Ebbene, anche optando per la taratura più sportiva, non si ha a che fare con un setup granitico come in passato: il comfort ringrazia. Rovescio della medaglia, nei trasferimenti di carico più violenti emergono un lieve coricamento laterale e un rollio pressoché sconosciuti al precedente modello. Anche in questo caso, da “piccola bomba” votata esclusivamente al piacere di guida, MINI Cabrio Cooper S si è trasformata in una scoperta sportiveggiante sì, ma più permissiva nell’utilizzo quotidiano.Dulcis in fundo, qualcuno dia una medaglia al Performance Control! La tecnologia evoluta di gestione della trazione MINI che mira a simulare, grazie all’azione dell’impianto frenante, l’efficacia di un differenziale autobloccante, è tra i migliori sistemi sul mercato. Sebbene non eguagli il feeling e le sensazioni al volante tipiche di una soluzione prettamente meccanica, abbina progressività, efficacia e “tolleranza”: anziché sacrificare le velleità del propulsore sull’altare del grip, digerisce un lieve pattinamento delle ruote anteriori consentendo al 4 cilindri 2.0 turbo di Cooper S di raggiungere rabbiosamente la zona rossa del contagiri. Good job!