Quando si parla di fuga dei cervelli dall’Italia si dimentica che, per fortuna, molti cervelli sono ancora qui, e la genialità che fa parte del nostro DNA riesce ancora a trovare sfogo in progetti completamente italiani. Bike Plus è nata nelle aule del dipartimento di elettronica del Politecnico di Milano. Il progetto è stato condotto dal gruppo di ricerca “MOVE”, guidato dal professor Sergio Savaresi, in collaborazione con gli ingegneri Giovanni Alli e Pierfrancesco Spagnol.Sono proprio questi ultimi ad accoglierci al Politecnico. L’ambiente di lavoro è silenzioso, qua e là sono sparsi veicoli stravaganti. Alle pareti sono appesi disegni di biciclette super-tecnologiche, mentre le lavagne sono fitte di operazioni matematiche incomprensibili ai profani. Prima di parlare di Bike Plus i ricercatori ci mostrano alcuni progetti sviluppati di recente. Ce n’è uno in particolare che attira la nostra curiosità: il Flyboard. È una pedana che si muove su quattro ruote: ci si sale sopra e la si comanda dal cellulare, inclinando quest’ultimo nella direzione verso cui ci si vuole dirigere.“Move”, ci racconta il professor Savaresi, è uno dei più importanti gruppi di ricerca universitari italiani: si occupa di elettronica e di controllo nei veicoli. Il gruppo, che ha la sua sede in Università, ma collabora attivamente con molte imprese e ha dato vita in passato a nuove realtà aziendali. Move è riconosciuto a livello internazionale come felice esempio di incontro e sviluppo tra ricerca scientifica e impresa. Tra i suoi successi, ad esempio, c’è la messa a punto degli algoritmi del sistema di ausilio elettronico alla guida Aprilia APRC, il più sofisticato attualmente sul mercato.Con Giovanni Alli entriamo nel dettaglio del progetto Bike Plus, rendendoci subito conto che definirla “bicicletta” non è esatto. Bike Plus è un sistema che, sfruttando un motore elettrico e un piccolo pacco batterie, ottimizza l’efficienza metabolica del ciclista, senza scaricare la batteria della bicicletta. A differenza di altri sistemi, Bike Plus regola la quantità di energia da fornire o da richiedere al motore in base alle condizioni metaboliche del ciclista, ricostruite sulla base di alcuni parametri, come spinta sui pedali, velocità e pendenza…. L’idea alla base del progetto è che la bicicletta a pedalata assistita sia intrinsecamente un veicolo ibrido parallelo, esattamente come la Toyota Prius. In pratica, quando il motore (in questo caso “umano”) è efficiente, ad esempio, a velocità costante, la batteria viene ricaricata; al contrario, quando il motore è poco efficiente, ad esempio nelle partenze da fermo, la bicicletta aiuta il ciclista, fornendogli energia. Il risultato finale è che la batteria del motore ausiliario mantiene globalmente sempre lo stesso livello di carica.L’ingegner Pierfrancesco Spagnol ci racconta come questo miglioramento di efficienza sia stato confermato da una serie di esperimenti condotti in velodromo e presso il notissimo centro di medicina sportiva Mapei di Castellanza, in provincia di Varese. In pratica si è dimostrato che il consumo di ossigeno del ciclista in sella a una bici che monta il Bike Plus, nel ciclo urbano, è del 30% inferiore a quello in sella a una bici tradizionale. Il risultato è che con l’utilizzo di Bike Plus vengono “abbassati” i picchi di fatica, quindi il ciclista può percorrere lo stesso tratto di strada consumando meno energia, arrivando quindi a destinazione più riposato. È ancora più interessante notare che parallelamente è lo stesso ciclista a ricaricare le batterie, e che quindi l’apporto di energia dall’esterno è pari a zero.RIDEBike Plus è un prototipo perfettamente funzionante. Il sistema messo a punto da Move è stato applicato ad una bicicletta da città fornita dalla Bianchi. La bicicletta nel complesso è snella e ben proporzionata: merito principalmente del pacco batterie, dissimulato dal parafango posteriore, e del motore, di dimensioni ridotte e posto all’interno del mozzo. Abituato alle biciclette elettriche tradizionali noto subito che il peso è particolarmente ridotto: è infatti agevole sollevarla da terra, con i suoi 13,5 kg complessivi, in pratica lo stesso peso di una MTB full suspended di gamma media; il sistema Bike Plus pesa meno di 2,5 kg.Sono quattro i parametri del rapporto tra motore umano e motore elettrico che possono essere regolati su una scala molto sensibile, da zero al massimo: l’aiuto in partenza, l’aiuto durante la pedalata, la potenza del freno motore e il livello di ricarica durante la pedalata. In pratica se si posizionano sul livello più alto i primi due valori, la Bike Plus funziona da bicicletta elettrica pura; se viceversa si utilizzano solo gli ultimi due parametri, Bike Plus diventa una cyclette che ricarica la batteria, senza aiutare minimamente il ciclista. Il sistema si può disinserire completamente, utilizzando Bike Plus come una bici tradizionale.Per la regolazione dei parametri non ci sono operazioni o calcoli complicati da fare: basta far scorrere il dito sul display di uno smartphone cui sia stata installata una semplice app. Il cellulare si può fissare con facilità a un supporto sul manubrio della bici e, attraverso una connessione Bluetooth, si comanda il sistema. Bisogna prestare attenzione alla regolazione del freno motore, cui di solito non si è abituati: se impostato su un valore alto, si ha la sensazione di rallentare sensibilmente e in maniera un po’ brusca appena si smette di pedalare. Nei percorsi caratterizzati da curve molto strette è quindi consigliabile posizionarlo su valori minimi.Aumentando invece il livello di ricarica durante la pedalate, è come essere collegati a una dinamo tradizionale. Più si aumenta il valore, più ovviamente si fa fatica. Il display indica anche il valore percentuale della carica della batteria: se Bike Plus si usa come bicicletta elettrica, il livello di carica scende abbastanza rapidamente. Se però si attiva il sistema di ricarica, il livello risale altrettanto rapidamente. Dopo oltre un’ora passata a pedalare in sella alla Bike Plus, possiamo rispondere alla domanda iniziale: si fa davvero meno fatica che con una bicicletta tradizionale? L’impressione è stata che nei tratti scorrevoli, il trascinamento dovuto alla ricarica della batteria si avverta tutto. Nei percorsi prettamente urbani invece, caratterizzati da frequenti arresti e ripartenze, il sollievo della spinta elettrica in partenza fa dimenticare la fatica dovuta alla ricarica. Quindi la sensazione è che in città si faccia un po’ meno fatica. E allora c’è da augurarsi che qualche investitore creda nella produzione e commercializzazione di Bike Plus. Magari per produrre una bici da città o, perché no, per equipaggiare le biciclette dei sempre più diffusi bike sharing.