L’obiettivo è chiaro: disincentivare la mobilità privata, quanto meno su auto e moto. La bozza del Bonus Mobilità, infatti, a differenza delle misure di incentivo alla rottamazione fin qui conosciute, non è legato all’acquisto di un veicolo nuovo. No, è sufficiente “disfarsi” della propria vecchia auto (fino a Euro 3) o del vecchio ciclomotore/moto, per ottenere un bonus pari rispettivamente a 1.500 o 500 euro, da spendersi in forme alternative di mobilità.
Mezzi pubblici, bici a pedalata assistita…
Muovetevi come vi pare, ma non in auto. E nemmeno in moto. Il contenuto implicito del Bonus Mobilità è esattamente questo. E forse, almeno per quello che riguarda le città, non è nemmeno del tutto sbagliato. Perché? Basta considerare il livello medio di inquinamento dell’aria e di congestione del traffico; quest’ultimo a causa delle auto e non certo delle moto. I soldi messi a disposizione di chi rottama, infatti, possono essere spesi, entro i 3 anni successivi, per l’acquisto di abbonamenti al Trasporto pubblico locale, per altri servizi di mobilità (da capire quali, nel momento in cui la bozza diventerà legge) e per le biciclette, anche a pedalata assistita.
Solo nelle città
Il Bonus Mobilità non varrà indistintamente in tutta Italia, bensì soltanto nei Comuni all’interno di aree con popolazione al di sopra di 100.000 abitanti e soggette a procedure d’infrazione da parte dell’Unione Europea a causa della scarsa qualità dell’aria. Molto importante: il bonus mobilità 2019 non concorre al calcolo del reddito imponibile del beneficiario e non è rilevante ai fini dell’Isee.