fbpx

Toyota, VW, Pirelli… Ora anche BMW: le aziende colpite dalla guerra tra Russia e Ucraina

Non solo crisi dei semiconduttori. Toyota, il più grande produttore di auto al mondo, costretto a fermare tutte le fabbriche giapponesi.

Solo ieri vi davamo conto delle chiusure temporanee (anche se nessuno, al momento, può dire quando la situazione tornerà alla normalità) di diverse fabbriche dei principali Gruppi automobilistici. Oggi un altro nome illustre si aggiunge alla lista: è quello di BMW. La Casa tedesca si è vista costretta a decidere la chiusura, per una settimana (la prossima), delle fabbriche di Dingolfing e Monaco. I problemi non interessano solo la Germania, comunque: anche lo stabilimento inglese di Oxford, quello che sforna le MINI (parte del Gruppo BMW), sarà temporaneamente chiuso settimana prossima. E non è ancora tutto: anche la fabbrica di motori di Steyr, in Austria, osserverà un periodo di chiusura. Non si parla di chiusure ma comunque di riorganizzazione della produzione nei siti produttivi di Leipzig e Regensburg.

I primi attacchi

Il primo marchio a essere coinvolto è stato Toyota, anche se in modo abbastanza singolare e, soprattutto, il legame con la guerra tra Russia e Ucraina non è ancora stato confermato. Ma andiamo con ordine: il più grande produttore automotive al mondo ha sospeso la produzione in tutte le 14 fabbriche presenti sul territorio giapponese. Pochi dettagli da parte di Toyota sulla questione, se non che gli obiettivi di vendita annuali non dovrebbero essere intaccati. Toyota punta a ristabilire l’operatività delle fabbriche entro la settimana, anche se il target dei 9 milioni di veicoli per l’anno fiscale corrente – per il Giappone finisce il 31 marzo – sembra più realisticamente ridursi a 8,5 milioni di veicoli.

Un attacco informatico

Il nuovo fermo programmato a partire dal primo giorno del mese di marzo non è diretta conseguenza della scarsità di materiali bensì di un attacco informatico ai danni di un importante fornitore di Toyota: Kojima Press Industry. L’azienda, partner di Toyota, realizza componenti metalliche, plastiche ed elettroniche e in seguito al cyberattacco il suo sito web è inaccessibile e tutte le operazioni sono stati sospesi. Il tutto, e qui veniamo al possibile legame con la guerra tra Russia e Ucraina, è successo poche ore dopo che il primo ministro giapponese ha dato il supporto ufficiale alle sanzioni alla Russia.

Leggi anche: “Toyota Yaris Cross, da quattro a sei mesi di attesa per il 2° SUV più venduto d’Italia

Toyota fabbrica Giappone - vista aerea

Leggi anche: “Toyota si dà all’elettrico (senza esagerare) e Volkswagen “torna” sul Diesel

Skoda subisce un doppio colpo

Peggio di Toyota se la passa Skoda, colpita doppiamente. Da un lato, infatti, ha dovuto sospendere la produzione della Enyaq Coupé, a causa della mancanza di componenti prodotte appunto in Ucraina. Soprattutto, però, per il marchio ceco la Russia è il secondo mercato al mondo: con le sanzioni durissime che sono state comminate al Paese, molto difficilmente Skoda potrà rimanere sui volumi degli scorsi anni. Meno importante – ma comunque piuttosto rilevante – è il mercato ucraino. Inutile dire che la priorità nei prossimi mesi, per i cittadini ucraini, non sarà quella di cambiare l’auto.

Leggi anche: Skoda Kodiaq restyling, ecco come va la 2.0 TDI

Pirelli, Volkswagen, Volvo e gli altri

Come Skoda, anche Volkswagen (che infatti fanno parte dello stesso Gruppo) ha dovuto fare i conti con la carenza di cavi elettrici fabbricati in Ucraina: si è vista costretta a sospendere per alcuni giorni la produzione negli impianti di Zwickau e Dresda, ricorrendo alla cassa integrazione. AvtoVaz, marchio del gruppo Renault, ha invece sospeso quasi tutte le attività in Russia, mentre Volvo è stata la prima tra le Case automobilistiche a bloccare le consegne dei veicoli ai concessionari russi, per scongiurare qualsiasi rischio commerciale, comprese le sanzioni. La stessa decisione è stata poi presa da Land Rover e General Motors. Ancora, il produttore di pneumatici Nokian ha spostato in Finlandia e Usa la produzione di una fabbrica russa, Pirelli ha adottato un piano di emergenza e la giapponese Sumitomo ha fermato gli stabilimenti ucraini di produzione di componenti elettriche per auto.

Il mercato russo nei numeri

Ma quanto è importante la Russia per il mercato dell’auto, in termini di unità vendute? Non poco: nel 2021 si è posizionata infatti all’ottavo posto, con 1,67 milioni di vendite. Questa la classifica dei marchi: Hyundai al primo posto con (circa) 380.000 veicoli, poi l’Alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi a quota 351 mila veicoli, seguita da Volkswagen e da Avtovaz, marchio russo sotto il controllo di Renault. Questi, in questo ordine, sono e saranno i brand più colpiti dalle sanzioni economiche inflitte alla Russia. Nessun danno, non diretto almeno, per Ford: la Casa americana ha abbandonato il mercato russo nel 2019. 

Articoli correlati
Prova BMW M5 G90 - Gioco di prestigio
Prova Mini Aceman - La giusta via di mezzo?
Prova Kia EV3 - Il SUV elettrico compatto che pensa in grande