I prezzi di benzina e gasolio hanno toccato livelli da record, il pieno non è mai stato così caro; o quasi. Sì, siamo di nuovo a questo punto. Come a inizio marzo, pochi giorni dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, sulla scia di un trend che in realtà è cominciato già con l’inizio del 2022. L’aspetto più grave, per il consumatore, è che il prezzo alla pompa sia tornato in zona 2 euro al litro (in alcuni casi è già oltre, specialmente al “servito”), nonostante il Governo abbia nel frattempo tagliato le accise per un importo pari a circa 30 centesimi al litro su benzina e gasolio (taglio delle accise che comunque è a spese della collettività: si tratta di minor gettito per le casse dello Stato). Perché dunque il prezzo del carburante è tornato a salire? Speculazione? Il sentire comune è questo, ma come spesso accade in questi casi, nessuno sa spiegare esattamente le dinamiche dei rialzi. Una cosa è certa: con il barile del petrolio a 120 euro (come oggi), a dicembre del 2014 la benzina costava 1,5 euro al litro circa.
I profitti record delle compagnie petrolifere
Un’altra cosa è certa, in realtà: nel primo trimestre del 2022, Shell ha realizzato più di 9 miliardi di dollari di utile, quasi il triplo rispetto al primo trimestre del 2021. Exxon Mobil ha raddoppiato i suoi profitti rispetto al periodo dell’anno precedente, registrando 5,48 miliardi (sempre nel trimestre). Chevron ha raggiunto quota 6,3 miliardi di dollari, mentre Bp, con un aumento di 6,2 miliardi di dollari, ha registrato la cifra più alta degli ultimi dieci anni di bilancio. Non va male neanche all’italiana Eni, che nei primi tre mesi dell’anno ha registrato un margine netto consolidato di 5,19 miliardi di euro, in crescita del 300% rispetto al primo trimestre 2021; l’utile netto è di 3,27 miliardi con una crescita di 3 miliardi rispetto al primo trimestre 2021. Guardando le cose da una prospettiva diversa, il risultato non cambia: lo STOXX® EUROPE 600 OIL & GAS Index (per dirla in modo semplice, l’indice delle più importanti aziende europee nel campo petrolifero e del gas) è aumentato di oltre il 36% negli ultimi 12 mesi, di oltre il 29% solo nel 2022.
Elettrica sì o no?
Intanto si fa strada l’idea che ora l’auto elettrica sia più conveniente rispetto a prima degli aumenti, ma in realtà anche il costo del kWh è aumentato. Quanto conviene oggi fare il pieno elettrico rispetto a scegliere benzina o gasolio? Abbiamo deciso di indagare, conti alla mano, e di vedere quanto tempo occorre, chilometro dopo chilometro, per rientrare della maggiore spesa sostenuta per l’acquisto dell’auto elettrica. Sulla coscienza ecologica non si discute, ma alla fine ognuno di noi deve fare i conti anche con il portafoglio.
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L’auto del confronto: Peugeot 2008
Per il confronto dei costi occorre avere dei riferimenti. Partiamo dall’auto. Abbiamo pensato a un modello disponibile con motore benzina, diesel ed elettrico, con prestazioni simili, in modo da assicurare un paragone equo. Dando un’occhiata alla classifica delle auto più vendute lo scorso anno la prima con queste caratteristiche è la Peugeot 2008. Un’auto che ci piace per diversi motivi: perché è un SUV non troppo grande, ottimo in città e fuori, adatto alle esigenze di un nucleo familiare ma anche a quelle di un single. Abbiamo scelto le versioni di attacco per le tre motorizzazioni, quelle con il prezzo più basso.
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Per l’elettrico la e-2008 Active: listino poco sotto i 39.000 euro, potenza 136 CV, consumo medio dichiarato 16,1 kWh per 100 chilometri. La versione benzina equivalente è la PureTech 130 Active Pack: listino 25.000 euro, potenza 131 CV; consumi 5,6 litri per 100 km. Il diesel della 2008 è disponibile solo con cambio automatico EAT8, la più economica è la versione BlueHDi 130 EAT8 Allure: prezzo di listino 29.800 euro, ha una potenza di 131 CV e per percorrere 100 km consuma 4,8 litri di gasolio.
Prezzi benzina e gasolio, cambiano ogni giorno
Come riferimento per i prezzi di benzina e gasolio abbiamo considerato i dati medi settimanali comunicati dal Ministero della Transizione Ecologica. Si tratta comunque di una situazione in continua evoluzione.
Al momento in cui scriviamo è in discussione un provvedimento del Governo per calmierare i prezzi dei carburanti tramite la riduzione delle accise, sfruttando l’extra gettito ottenuto dall’IVA. Si parla di una possibile riduzione di 10-15 centesimi al litro per benzina e gasolio. Per i nostri conti teniamo buoni gli ultimi prezzi comunicati dal Ministero: 2,184 euro al litro per la benzina e 2,154 euro al litro per il gasolio.
Costo del kWh, occhio alla bolletta
Per ricaricare l’auto elettrica ci sono diverse possibilità: noi abbiamo scelto di fare il pieno elettrico nel box di casa, la situazione più favorevole. Il costo del kWh, secondo i dati comunicati trimestralmente dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), è pari a circa 0,40 euro al netto di accise e costi fissi in bolletta (fascia unica monorario, servizio di maggior tutela). La ricarica alle colonnine pubbliche costa di più: si va da 0,40 euro/kWh sino a 0,80 euro/kWh, a seconda del gestore, del tipo di ricarica (corrente continua, corrente alternata) e della potenza disponibile.
Torniamo un attimo al costo del kWh domestico. È vero che il mercato libero può offrire tariffe leggermente più convenienti, d’altra parte con l’auto elettrica è probabile che prima o poi ci scappi qualche ricarica alle colonnine pubbliche e i costi salgono. Attenzione anche nel leggere la bolletta: per fare il conto in modo corretto non basta prendere il costo del solo kWh (0,29326 euro), bisogna considerare anche tutte le voci della bolletta che hanno un importo variabile in base al consumo. Caricando l’auto i consumi salgono e con essi i costi correlati. Va infine applicata l’aliquota IVA, pari al 10%. Non influiscono invece le voci fisse della bolletta, da pagare comunque, con o senza auto elettrica. C’è poi da tenere presente che non tutti i kWh prelevati dalla rete vengono effettivamente immagazzinati nella batteria: il sistema di ricarica ha delle perdite, di solito comprese tra il 10-15%, a seconda dell’auto. Nei nostri conti abbiamo considerato il 10% di perdite.