ZF presenta al Salone di Francoforte il concept di una nuova generazione di tecnologia ibrida plug-in per automobili. La svolta sta nei 100 km di autonomia in modalità elettrica. Ma andiamo con ordine. Prima di tutto, un piccolo ripasso sul significato di ibrido plug-in: si tratta di un veicolo che al motore endotermico (diesel o benzina) associa un elettrico, che lo sostituisce in determinate situazioni e lo supporta in altre. A differenza dell’ibrido tradizionale, il pacco batterie, più grande, si può ricaricare non solo tramite il sistema di recupero dell’energia, bensì anche la rete elettrica. Alla spina, in parole semplici. Una differenza sostanziale, che assicura più potenza e più autonomia in modalità elettrica: si parla mediamente di 35-50 km. E qui si inserisce la piccola – ma potenzialmente grandissima – novità di ZF.
Un’elettrica “vera” dal lunedì al venerdì
Portare l’autonomia elettrica, la possibilità cioè di viaggiare senza accendere il motore endotermico, da 35-50 a circa 100 km è determinante per le potenzialità di diffusione dell’ibrido plug-in. Molti automobilisti, infatti, ritengono poco vantaggioso – e non hanno tutti i torti – spendere diverse migliaia di euro in più per un’ibrida plug-in come la conosciamo oggi, visto che poi di fatto si troverebbero a dover viaggiare a benzina più o meno tutti i giorni. Poter contare invece su un range di 100 km elettrifica gli spostamenti dal lunedì al venerdì, per il classico casa-lavoro-commissioni varie, con la tranquillità di poter contare sull’autonomia di un’auto tradizionale per gli spostamenti più lunghi.
Un pacco batterie da 35 kWh, potenza di picco a 95 kW
Tecnicamente, il sistema di ZF si basa su un pacco batterie dalla capacità lorda di 35 kWh (pari a quella di un’elettrica pura di fascia medio-bassa, per capirci), che alimenta un motore da 65 kW di potenza continua e 95 kW di picco.