Si tratta forse di una delle tasse più odiose di sempre, per noi malati di motori e non solo. Fra l’altro, il bollo auto pesa per 6,7 miliardi di euro, ogni anno, su famiglie e imprese. Questa volta, però, potrebbe ridursi (o perfino essere eliminato) in alcuni casi. Perché il potere in quest’ambito, dallo Stato, passa alle Regioni.
Il contenzioso che apre all’esenzione
Tutto comincia con il contenzioso fra la Commissione Tributaria provinciale di Bologna e la Regione Emilia Romagna sulle cosiddette youngtimer, le auto e le moto fra i 20 e i 30 anni d’età: per questi mezzi, iscritti ai Registri Storici riconosciuti dal Codice della Strada, la Regione chiedeva l’esenzione totale dal pagamento del bollo, in barba al legislatore (lo Stato). E la Corte Costituzionale, con la sentenza numero 122, ha dato (perdonate il gioco di parole) ragione alla Regione. Che può – a questo punto come le altre 19 – introdurre esenzioni fiscali sul bollo per particolari categorie, senza però aumentare la pressione fiscale oltre i limiti fissati dallo Stato.
Mai più bollo auto?
Insomma, l’unico limite è la cosiddetta “compatibilità di bilancio”: se una Regione calcola che lo “sconto” o l’esenzione sul bollo è fattibile, può realizzarla senza patemi. Quindi, in teoria, se una Regione decidesse di eliminare il bollo per tutti i suoi cittadini proprietari di un’auto o di una moto, potrebbe tranquillamente farlo: basta che i bilanci siano in regola. Se è vero però che nulla si crea e nulla si distrugge, il carico fiscale del bollo potrebbe essere trasferito sul prezzo della benzina. L’importante è che non si finisca dalla padella nella brace…