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Dacia Duster restyling, il SUV “definitivo”?

Abitabilità, capacità di carico, comfort e tecnologia: nessuna eccellenza, ok, ma nessuna lacuna. E un prezzo imbattibile

Dacia: low cost a chi?

La convenienza, quello che gli anglosassoni definiscono il “value for money”, è il cavallo di battaglia di Dacia. Sì, non il prezzo basso in senso assoluto, come accadeva fino a qualche anno fa: è proprio con la Duster di seconda generazione che Dacia si è smarcata dal concetto di marchio low cost. Questo nuovo approccio è testimoniato, fra le altre cose, da una serie di miglioramenti di prodotto. I tasti dei finestrini passano dalla plancia ai pannelli portiera, per esempio, mentre l’infotainment può essere definito tale nel vero senso della parola; fino alla Duster di prima generazione eravamo al computer di bordo o poco più. Certo, i display più grandi e in qualità più elevata restano un’esclusiva delle Renault, ma qui c’è davvero tutto quello che serve.

Nello specifico: prese USB per i passeggeri posteriori, Apple CarPlay, Android Auto e il Media Nav, con navigatore GPS e connettività wireless per smartphone. Tutto questo è valorizzato da un nuovo schermo da 8”.

Per il resto, dentro si ha la netta percezione di trovarsi in un ambiente in cui non si è ricercato (volutamente) la finitura migliore del segmento, né il materiale in assoluto più morbido al tatto. No, non era questo l’obiettivo dei tecnici Dacia. Lo scopo, piuttosto, era quello di offrire la massima concretezza, come dimostra la console centrale con bracciolo scorrevole, che prima non c’era. Si confermano ovviamente all’altezza di una famiglia di 4 persone (anche 5, se si è disposti a qualche sacrificio e se i figli sono piccoli) l’abitabilità e la capacità di carico. Quanto alla prima, 4 adulti più un ragazzino viaggiano comodi, in virtù della generosa disponibilità di centimetri in tutte le direzioni. Il vano di carico? Ci sono 445 litri in configurazione 5 posti, 1.623 abbattendo gli schienali dei sedili posteriori; 411/1.444 litri per le versioni 4×4.

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