Abbiamo conosciuto le prime dieci concept (trovi qui la parte 1) capaci di stravolgere il mondo dell’auto grazie a linee rivoluzionarie e soluzioni tecniche avveniristiche. Ora è tempo di avvicinarsi ai giorni nostri e iniziare a guardare al futuro.
Bugatti Type 57S Compétition Coupé Aerolithe – 1935 (2007)
Ricostruita nel 2007 dopo essere scomparsa nei meandri del tempo, riesce ad apparire moderna ancora oggi. La carrozzeria è in Elektron, leggerissima lega di magnesio e alluminio particolarmente ostica da saldare. Quest’ultima caratteristica ha reso necessario fissare i componenti della struttura mediante rivetti; una connotazione tecnica che ha assunto anche una profonda valenza estetica. Era – ed è – mossa da un 8 cilindri in linea di 3,3 litri con distribuzione a doppio albero a camme in testa. Raggiungeva i 210 km/h.
General Motors Firebird XP-21 – 1953
La prima vettura mossa da una turbina a gas di scarico prodotta negli States. Il design è… missilistico piuttosto che aeronautico! Con i jet condivide l’abitacolo corredato di calotte in plexiglas, la fusoliera e le corte appendici alari che evocano le ali di deriva. Venne realizzata in quattro serie. La prima, monoposto, non aveva in comune con le vetture ordinarie nemmeno il volante, sostituito da una cloche. La seconda generazione crebbe in abitabilità – 4 posti – mentre la terza divenne immediatamente riconoscibile per la presenza di due cupolini separati. La carrozzeria era in vetroresina, la trasmissione manuale a due rapporti. Consumi inaccettabili, un rumore assordante e temperature dello scarico prossime a 600°C ne sconsigliarono la produzione.
Cadillac Cyclone XP-74 – 1959
Un jet con le ruote. Nata per avvicinare il pubblico a linee aeronautiche – una vera e propria ossessione negli States durante gli Anni ’50 –, portò al debutto una tecnologia rivoluzionaria per l’epoca, ancor oggi all’avanguardia: sensori laser scansionavano la strada segnalando sia visivamente sia sonoramente la presenza d’ostacoli. Non meno originali il padiglione panoramico in plexiglas a scomparsa – entrava in funzione automaticamente in caso di pioggia e si sollevava autonomamente all’apertura delle portiere – e il sistema di speaker grazie al quale comunicare con l’esterno senza uscire dall’abitacolo. Telaio in acciaio. Adottava un V8 6.4 da 325 cv abbinato a un cambio automatico a 3 rapporti. I terminali di scarico? Erano collocati dinanzi alle ruote anteriori.
Pininfarina Ferrari Modulo – 1967
Sconvolgente. Sviluppata sulla base del prototipo da competizione 512 S, venne disegnata da Polo Martin e realizzata da Pininfarina con il preciso obiettivo di scardinare il linguaggio stilistico degli Anni ’60. Proposito soddisfatto grazie alla carrozzeria monovolume composta da due gusci sovrapposti e separati da una scanalatura rettilinea all’altezza della linea di cintura. Frontale, padiglione e cofano si raccordavano in un’unica curvatura ad arco. Le ruote erano semi carenate, mentre l’accesso all’abitacolo avveniva facendo scorrere lungo apposite guide l’intera cupola, parabrezza incluso. Era mossa da un V12 5.0 48V da 550 cv. Il telaio, secondo tradizione per l’epoca, era tubolare in acciaio e lo schema delle sospensioni a triangoli sovrapposti sia all’avantreno sia al retrotreno.
Bertone Lancia Stratos HF Zero – 1970
Disegnata da Marcello Gandini sotto la direzione di Nuccio Bertone, rappresentava la risposta della carrozzeria torinese alla Ferrari Modulo di Pininfarina. Dotata di un abitacolo a dir poco shockante in quanto collocato in posizione estremamente avanzata – in corrispondenza dell’assale anteriore – era corredata di piantone dello sterzo collassabile per favorire l’accessibilità. Non esistevano portiere. Per raggiungere i sedili era necessario sollevare l’ampio parabrezza in Perspex. Decisamente compatta – era lunga 3,58 m e alta 80 cm (!) – aveva motore centrale. Più precisamente un 1.6 da 115 cv di derivazione Lancia Fulvia. Ha anticipato la celeberrima Lancia Stratos HF, campione del mondo rally nel 1974, 1975 e 1976.
BMW GINA Light Visionary Model – 2008
Disegnata da Christopher Bangle e derivata dalla roadster Z4, è stata soprannominata “l’auto di gomma” per la carrozzeria costituita da uno speciale tessuto elasticizzato rivestito da una guaina in Lycra, idrorepellente e insensibile alle temperature, collocato su di una struttura mobile in alluminio e carbonio; pertanto cangiante. La forma muta in funzione della velocità, adattando l’aerodinamica alle esigenze del momento. Non a caso, il nome GINA è un acronimo dall’inglese “Geometry and function In N Adaptations”, che significa “geometria e funzioni in N adattamenti”: dove N è il simbolo matematico che rappresenta un’infinta serie di variabili.
Lamborghini Sesto Elemento – 2010
Nomen omen. La concept di Sant’Agata Bolognese è un tributo al sesto elemento della tavola periodica: il carbonio. Grazie alla realizzazione in fibre composite della cellula dell’abitacolo, della carrozzeria, dell’intera sezione frontale, dei bracci delle sospensioni, dell’albero di trasmissione e dei cerchi, pesa solamente 999 kg. Mossa dal noto V10 5.2 da 570 cv di derivazione Gallardo LP 570-4, grazie anche alle 4WD permanenti e alla trasmissione robotizzata e-gear a 6 rapporti promette uno scatto da 0 a 100 km/h in 2,5 secondi. Realizzata in un numero limitatissimo di esemplari, costava 1,8 milioni di euro.
Porsche 918 Spyder Concept – 2010
Nata da una scommessa: abbinare ecologia e prestazioni monstre. Detto fatto, la supercar ibrida plug-in di Zuffenhausen è diventata realtà nel 2013. Rispetto alla vettura definitiva il V8 a benzina aspirato adottato dalla show car del 2010 aveva una cilindrata di 3,4 anziché 4,6 litri. Hanno invece trovato conferma la monoscocca in carbonio e i due motori elettrici che, oggi, portano la potenza complessiva a 887 cv e la coppia a 1.280 Nm (130,6 kgm). Immutate la trazione integrale e la trasmissione a doppia frizione PDK a 7 rapporti. Nonostante i freni carboceramici e i cerchi in magnesio, il peso dichiarato per la concept (1.490 kg) si è rivelato ottimistico, dato che la vettura di serie si attesta a 1.674 kg. Nessun passo indietro per quanto riguarda i consumi: secondo la Casa percorre effettivamente 32,3 km/l!
Ford S-Max Concept – 2013
Ha portato al debutto una novità tecnologica straordinaria: il monitoraggio delle condizioni di salute del guidatore e dei passeggeri. L’elettrocardiogramma integrato nei sedili verifica il battito cardiaco, registrando i dati e segnalando le anomalie. Grazie alla connettività di bordo, può comunicare in tempo reale con cliniche e ospedali per allertare i medici. Un sistema di controllo dei livelli di glucosio nel sangue permette di verificare la glicemia collegandosi via Bluetooth a un dispositivo diagnostico. In aggiunta, i sistemi di comunicazione apprendono e trasmettono da auto ad auto avvisi e suggerimenti, segnalando un rallentamento inaspettato, una situazione d’emergenza o la presenza di un veicolo fermo. Riconosce i pedoni e frena automaticamente. Mossa da un 1.5 EcoBoost a iniezione diretta di benzina sovralimentato mediante turbocompressore, si candida a frontiera della sicurezza su quattro ruote.
Opel Monza – 2013
L’Opel di domani guarda all’ecologia e adotta un sistema “ad autonomia estesa”, ovvero a propulsione ibrida in serie anziché in parallelo: con il motore elettrico interposto tra unità a combustione interna e trasmissione in modo tale che questa sia sempre azionata dall’elettrico. Il propulsore termico, nel dettaglio, è il 3 cilindri 1.0 turbo SIDI a iniezione diretta di metano. Soluzione che consente di abbattere radicalmente le emissioni inquinanti. Altrettanto avveniristiche la linea, caratterizzata dalle portiere ad ali di gabbiano estese lungo entrambe le file di sedili, e la connettività permanente che rende possibile condividere online il percorso previsto, così da fornire un passaggio lungo il tragitto: nasce il car pooling istantaneo.