Nell’era della grande invasione cinese, delle aziende di elettronica consumer che investono nell’automotive, nell’epoca dei bicilindrici paralleli sfornati uno dopo l’altro come da una gigantesca fotocopiatrice in bianco e nero, la scomparsa dell’ingegner Lombardi ci ricorda quale sia invece il vero background di casa nostra.

Nato ad Alessandria e laureato in ingegneria meccanica presso l’Università di Bologna, Lombardi ha intrapreso un percorso luminoso nelle migliori realtà dell’industria automobilistica italiana, contribuendo ad alcuni dei più celebri successi motoristici della seconda metà del Novecento. Prima in Fiat Auto, fino al 1974, poi nella grande avventura Lancia, i cui allori riecheggiano ancora oggi nell’ambiente degli appassionati e non solo.

Nel reparto corse Lancia fu il padre del motore a doppia sovralimentazione volumetrico + turbocompressore divenuto celebre sulla mostruosa Delta S4 e con la sua evoluzione sperimentale, il “triflux” montato sulle ECV.

Come direttore tecnico della parte motoristica conquistò tre dei sei titoli mondiali consecutivi con la Delta Gruppo A, capace di annichilire gli avversari e di rimanere a tutt’oggi imbattuta.
Dal 1991 al 1999 passò in Ferrari ricoprendo sia ruoli tecnici che di management: non gli anni più vittoriosi a Maranello, ma fondamentali per gettare le basi tecniche e organizzative della rinascita che sarebbe arrivata a partire dal 1999 in Formula 1 così come nelle GT.
Ma se la sua morte ha toccato anche noi di RED è perché il suo contributo è stato rilevante anche sulle due ruote. Lasciata la Ferrari, Lombardi divenne consulente Aprilia, proprio negli anni a cavallo dell’acquisizione da parte di Piaggio.

Spesso ricordato come il “padre” del V4 Aprilia — su cui certamente collaborò, contribuendo ai successi mondiali in Superbike di Biaggi e Guintoli — diede però il meglio (appunto) soprattutto nel racing, dove riversò tutta la sua esperienza maturata in Formula 1 in un’azienda, allora, non particolarmente esperta sui motori 4 tempi.

Fu coinvolto nello sviluppo del bicilindrico della RSV Mille SBK e soprattutto, nello straordinario tre cilindri 990 cc della RS Cube: un propulsore in anticipo sui tempi, che già agli inizi degli anni 2000 adottava valvole pneumatiche e ride-by-wire.
Con la scomparsa di Claudio Lombardi se ne va non solo un ingegnere di straordinario talento che ha scritto la storia dei motori, ma un simbolo di quella scuola tecnica italiana capace di unire visione, coraggio e genialità.
Idealmente lo salutiamo con il suono dei motori che ha disegnato e spesso portato alla vittoria: un rombo da corsa che continuerà a raccontare, meglio di ogni parola, chi è stato e cosa ci ha lasciato.