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Mercato auto 2023 in Italia: bilanci, classifiche e prospettive

I numeri sembrano lasciare spazio a un certo ottimismo, ma non mancano le nubi grigie all'orizzonte.

Puntuale come sempre, con la fine di un anno e l’inizio di quello nuovo viene il momento di tirare la proverbiale riga, di fare i conti degli ultimi dodici mesi e di capire in che direzione vada il mercato auto. Ebbene, mai come questa volta interpretare i numeri è questione delicata, sia perché alcuni dati sono controversi, sia perché il quadro in cui ci si muove è in evoluzione.

Crescono volumi e fatturato ma…

Partiamo dai totale del mercato auto 2023 in Italia, secondo i dati diffusi dall’UNRAE. Nel complesso si sono immatricolati circa 1,6 milioni di auto nuove, con un bel +19% rispetto al 2022. Tutto bene, dunque? Ni, perché lo scorso anno si era chiuso con una gran quantità di ordini inevasi e senza quegli stock da smaltire il dato sarebbe stato meno entusiasmante. Tra le stime già fatte e che circolano in rete colpisce quella relativa al fatturato fatta dal Centro Studi Fleet & Mobility, che parla della cifra record di 45 miliardi di euro. Se si pensa che nel 2007 il mercato cubava quasi un milione di pezzi in più fatturando nel complesso una cifra più bassa, si capisce bene quanto siano lievitati i prezzi medi in questo lasso di tempo. E ciò, permettetemi, non è un buon segnale per il lungo periodo.

… scende la quota dei privati…

Un altro indicatore che fa un po’ storcere il naso è il fatto che scenda la quota di mercato auto dei privati, che ora si attesta al 55,5% rispetto al 58 abbondante dello scorso anno. La differenza si spalma sulla lieve crescita delle autoimmatricolazioni (che pesano per un 10,2%) e dei noleggi (28.3%), mentre restano stabili le commesse degli Enti e delle Società (6%). Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che il segmento A, quello delle auto piccole e (un tempo) economiche, cresce meno del mercato e che l’impennata dei volumi riguarda soprattutto i segmenti C e D, dai 35.000 euro a salire, giusto per dare una indicazione a spanne, si desume un’altra cosa poco bella.

… e le piccole paiono in via di estinzione

L’aumento dei prezzi di listino spiazza chi cerca un’auto a basso costo, che è così costretto a puntare sull’usato. E la situazione nel mercato auto non cambierà nel breve periodo. Come raccontiamo nell’articolo sulle novità 2024, auto come la Fiat Panda e la Lancia Ypsilon, rispettivamente prima e terza nella classifica dei modelli più venduti, saranno rimpiazzate, sì, ma da modelli più grandi e più cari di quelli attuali. Sempre più spesso i costruttori europei escono da questa categoria delle citycar, giudicata poco profittevole. Che qualcuno faccia dietrofront appare ahimè improbabile. È più facile che il vuoto da loro lasciato venga colmato da nuovi player, cinesi, in primis, o realtà collegate ad essi. Di sicuro l’Oriente, Corea e Giappone compresi, giocherà un ruolo importante nella partita che si svolgerà su questo terreno. E occhio pure a Dacia, che già nel 2023 ha piazzato due modelli nella Top Ten italiana delle best-seller.

mercato auto Italia 2023 alimentazioni

Le ibride vanno a gonfie vele

Quanto al discorso alimentazioni, anche qui gli spunti di discussione non mancano. Il dato più eclatante è l’ulteriore calo della quota delle vetture diesel, che ora si attestano al 17,8% del mercato auto. La gente non le vuole più? No, tant’è che a livello di usato vanno a gonfie vele. A causare la contrazione sono i blocchi alla circolazione – spesso insensati – imposti da alcune Amministrazioni Locali e la mancanza di offerta. Banalmente certe auto a gasolio non si possono più comprare perché da tante gamme sono scomparse le versioni turbodiesel. Ad andare a meraviglia sono ibride, mild e full hybrid, mentre la domanda delle plug-in langue.

L’elettrico non decolla

Stesso discorso per le elettriche, che passano dal 3,7% del 2022 al 4,2% del 2023 e lasciano l’Italia ancora fanalino di coda nell’Unione quanto a penetrazione. Difficile dare torto ai consumatori che tentennano davanti a tecnologia acerba, costi elevati, infrastrutture scarse, tenuta del valore nel tempo tutta da capire e limiti oggettivi nell’impiego. Il tutto senza considerare un impatto ecologico dai contorni comunque indefiniti. Con un filiera di materie prime difficile da monitorare e una fase costruttiva molto impattante, il sospetto che il pianeta sia più felice di essere solcato da una utilitaria a benzina invece che da un SUV a batteria è forte. A proposito di quest’ultima tipologia di auto, c’è un ultima considerazione da fare. Negli ultimi tempi ci siamo dovuti sorbire tante auto chiaramente pensate per altri mercati e in futuro l’andazzo continuerà. Piaccia o non piaccia, l’Europa – un po’ anche per propria scelta scellerata – si ritrova ad avere un ruolo sempre più marginale nello scenario globale. Ora tocca accettare le conseguenze.

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