NEL 1984, LA 288 GTO E LA TESTAROSSA
Ed eccoci alla “chiusura” del cerchio, stiamo per tornare al 1987 da cui abbiamo iniziato questo racconto. Di preciso siamo al Salone di Ginevra del 1984. Qui, la Ferrari presenta la 288 GTO, modello da produrre in minimo 200 unità per ottenere l’omologazione nel Gruppo B. Il suo motore è un V8 montato in posizione posteriore centrale. Cilindrata: 2.855 cc, biturbo da 400 CV. Quanto basta per farle toccare una velocità di punta di oltre 300 km/h e farla scattare da 0 a 100 km/h in 4,9 secondi.
Eppure non è certo un periodo stupendo, questo, per Ferrari. Anzi. La scomparsa di Gilles Villeneuve, nel 1982, lo ferisce profondamente. Nello stesso anno fa seguito il grave incidente di Pironi, anche lui in corsa per il titolo (vinto poi, per la cronaca, da Keke Rosberg). Gli anni che seguono non vanno meglio. Nel 1983 vince la Brabham con Piquet. Soprattutto, nel 1984 è il turno della McLaren con Lauda. Il compianto pilota austriaco consuma così la sua personale “vendetta” contro Enzo Ferrari, “colpevole” di averlo cacciato in seguito al ritiro nel GP del Fuji del 1976.
In Giappone, quell’anno, si decide il mondiale fra lui e James Hunt, vinto poi dall’inglese. Lauda rientrava a tempo di record da rogo del Nürburgring, dove rischiò la vita, dunque il suo ritiro aveva tutte le giustificazioni del caso. Ma non per Enzo Ferrari.