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Prova BMW M5 G90: gioco di prestigio

La BMW M5 G90 non ha avuto vita facile sui social per via del suo peso impressionante. Ma alla prova dei fatti, com'è da guidare?

Business class

Una volta a bordo, prima di iniziare la prova della BMW M5 G90, mi prendo un attimo per gustarmi l’abitacolo, che non fa nulla per nascondere tecnologia e sportività. A dire il vero, l’enorme display curvo che domina la plancia, come su tutte le ultime BMW, continua a non convincermi.

Quantomeno, il mantenimento della caratteristica rotella dell’iDrive sul tunnel centrale, rende semplice e familiare la gestione dell’infotainment. Sul fronte della sportività, gli elementi chiave sono gli inserti in fibra di carbonio, il volante con corona piatta nella parte inferiore e i sontuosi sedili in pelle, ampi ma con fianchetti generosi.

BMW M5 G90

Una cosa che apprezzo già nei primi metri è senza dubbio il comfort da business class. D’altronde questa, per quanto veloce, è pur sempre una berlina nata per divorare centinaia di chilometri di autostrada alla volta. La posizione di guida è regale, l’infotainment risponde rapidamente a ogni comando e l’impianto stereo Bowers & Wilkins è roba da audiofili.

Razzo gentile

Ma con la pista di Monza quasi solo per me, non è certo la comodità sulle lunghe tratte a catalizzare la mia attenzione. Con un tocco su uno dei due tasti M al volante, richiamo una modalità di guida personalizzata in precedenza e la M5 risponde intervenendo all’istante su ogni parametro. Sterzo, freno, acceleratore, sospensioni: tutto si fa più rigido, sostenuto e reattivo. Anche il sistema ibrido cambia logica, dalla ricerca della miglior efficienza, a quella delle massime prestazioni.

Prova BMW M5 G90

In questo modo, affondando sul pedale destro si ottiene in cambio una spinta poderosa e inesauribile, col V8 che divora il contagiri e il motore elettrico che lo supporta in ogni istante in cui si trovi a dover prendere fiato. Non importa a quale velocità si trovi: la M5 ti attacca sempre al sedile. Ma non lo fa con ferocia o brutalità, bensì mantenendo una certa compostezza.

Prova BMW M5 G90: magia tra le curve

Quel che davvero sorprende, tuttavia, è come si comporta tra le curve. In particolar modo nei due angusti cambi di direzione delle varianti di Monza. È qui che si produce in un magistrale gioco di prestigio, facendo sparire almeno qualche quintale ed eseguendo i miei comandi sullo sterzo con precisione e rapidità sconcertanti. Persino alla ben più veloce Ascari, il sinistra-destra-sinistra viene gestito dal telaio contenendo al minimo il rollio e dunque anche la percezione del peso.

Prova BMW M5 G90

Non voglio dire che la pista sia il suo ambiente ideale, né che potrebbe tener testa, per efficacia o sensazioni, a una sportiva più leggera: la fisica non si discute e 2.500 kg restano molto impegnativi da gestire. Ma guidarla è come minimo affascinante.

La fisica non si cancella

La realtà dei fatti, si palesa soprattutto in frenata. I giganteschi freni carboceramici opzionali, rallentano in relativa scioltezza la massa della M5 lanciata ben oltre i 200 km/h, ma nonostante ciò, per chi guida non è semplice trovare il punto di staccata ideale e da lì la velocità corretta per inserirsi in curva. Bastano pochi chilometri orari in eccesso, per ritrovarsi con un’inerzia tale da rovinare l’equilibrio anche di un telaio così raffinato e a punto.

A conti fatti, la guida di questa M5 è come lo spettacolo di un prestigiatore: sbalorditiva ed entusiasmante, anche nella consapevolezza che, sotto sotto, il trucco c’è.

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