C’è davvero poco da stupirsi che la 520d sia la candidata best-seller della famiglia Serie 5 Touring. Fresco di un aggiornamento che ha toccato accensione, sovralimentazione e raffreddamento, il motore gira tondo e sale di giri con una progressione esemplare. La coppia massima di 400 Nm è costante tra i 1.500 e i 2.750 giri, per una spinta forte e regolare in ogni frangente. Il regime di potenza massima è invece di 4.000 giri, ma volendo c’è un po’ di margine per allungare oltre, quando si usa il cambio automatico in modalità manuale, tramite le palette al volante. L’iniziativa lascia comunque il tempo che trova, perché questa BMW non ha un temperamento sportivo. È una vera maratoneta della corsia di sorpasso, dove tiene con disinvoltura medie da ritiro immediato della patente. Il tutto, tra l’altro, con un elevato comfort di marcia.
Girotondo
Tra le curve ho avuto una volta di più occasione di sperimentare la bontà delle eccellenti Adaptive Suspension Professional. Questo optional vale tutti i 2.500 euro richiesti e include l’assetto ribassato di 5 mm e l’Integral Active Steering, ovvero le quattro ruote sterzanti. Quelle posteriori girano in direzione contraria a quelle anteriori a bassa velocità e seguono invece i loro movimenti ad andatura sostenuta. I vantaggi che assicurano sono molteplici e tangibili. In città e in generale negli spazi stretti il diametro di sterzata si riduce e migliora la maneggevolezza. Tra le curve o nei cambi di direzione, invece, aumentano la precisione di guida e la stabilità.
Arrivano i rinforzi per l’artiglieria pesante
Astutamente la BMW offre di serie questa tecnologia sulla i5 M60, che pesa la bellezza di mezza tonnellata in più, 2.350 kg contro 1.835. Per mascherare il fatto di essere sovrappeso, questa elettrica può contare anche sulle barre antirollio attive. Il risultato è che il piacere di guida resta intatto, anche se è innegabile il fatto che la 520d risulti più naturale nel suo incedere. Al di là delle eventuali motivazioni ideologiche legate alla voglia di guidare un’auto elettrica, la i50 M60 si sceglie per le prestazioni, davvero mozzafiato sul dritto. A ogni affondo sull’acceleratore si viene infatti letteralmente catapultati in avanti.
Luci e ombre
Due paroline, infine, le voglio spendere per i sistemi di assistenza alla guida. Ottimo è il giudizio sulla guida assistita in autostrada, almeno finché si procede su una precisa corsia di marcia. La macchina adegua la velocità con gradualità alle condizioni del traffico e si centra bene tra le linee senza continue correzioni. Sulla i5 non soddisfa invece appieno il sistema che modula la frenata rigenerativa in automatico. Su strada i sensori faticano a leggere in modo corretto le situazioni più intricate, rendendo l’andatura poco omogenea.