Un mare di spazio
La BYD rimarca che il design della Dolphin è ispirato all’oceano, anche nell’abitacolo. Così ad esempio si possono riconoscere le forme di una conchiglia nelle bocchette di ventilazione o la pinna di un delfino nella maniglia delle porte. Notevole abitabilità, sia anteriore che posteriore. Le poltrone – riscaldabili e regolabili elettricamente – sono accoglienti e correttamente sagomate (ma la seduta potrebbe essere un filo più lunga).
Doppio schermo
Dal touchscreen centrale da 12,8” (che può essere posto in verticale o in orizzontale) si gestisce la quasi totalità delle funzioni della vettura, incluse quelle (come per esempio la climatizzazione) per le quali i tradizionali comandi fisici eviterebbero di dover navigare fra i menu. Un display più piccolo funge da cruscotto e mostra dati essenziali, quali la velocità, l’autonomia residua o le spie delle luci (che, essendo “icone”, hanno il difetto di risultare meno visibili delle classiche spie luminose). I materiali sono gradevoli, ma non tutti i rivestimenti sono morbidi al tatto e qualche dettaglio si può ancora migliorare..
Comodi anche dietro
Promosso anche il divano, abbastanza ampio per tre adulti. Fra l’altro, nella zona posteriore si apprezzano l’agio per le gambe (anche perché la Dolphin ha un passo di ben 270 cm) e il pavimento piatto (sotto il quale c’è la batteria, con struttura lamellare denominata “Blade” e chimica LFP priva di cobalto che, secondo il Costruttore, elimina il rischio di incendio in caso di danneggiamento).
Ok la funzionalità, meno il bagagliaio
Gli interni si fanno apprezzare pure per le varie soluzioni funzionali: per esempio il tunnel “a ponte” cela uno dei vari portaoggetti e contiene anche un dispositivo per tagliare le cinture di sicurezza e infrangere i finestrini in caso d’emergenza. Niente miracoli, invece, per la capacità del bagagliaio, che è di 345 litri (1.310 litri se si abbatte lo schienale del divano).
Cavalli che scalpitano
La Dolphin supera i 1.650 kg di massa, ma secondo la BYD i 204 CV e i 310 Nm di coppia del motore elettrico le consentono di scattare da 0 a 100 orari in 7 secondi. Un valore verosimile, considerato che se si imposta il programma di guida Sport e si dà “tutto gas” l’auto schizza in avanti con inattesa prontezza, addirittura mandando in crisi il controllo di trazione e facendo stridere le ruote motrici (che sono quelle anteriori). La punta massima è autolimitata a 160 km/h. La modalità di marcia (Drive, Retro, Parking) si imposta da un commutatore integrato nella fila di tasti nella plancia, dall’aspetto non molto solido; fra questi c’è pure il selettore delle modalità di guida (Normal, Sport, Economy e Snow).
È morbida e pensa al comfort
Grinta del motore a parte, la Dolphin non è una sportiva, anzi: punta a essere comoda e piacevole nella guida in relax. Infatti la taratura delle sospensioni privilegia il comfort e, nelle curve o nei cambi di direzione affrontati con troppo brio, il rollio è sensibile.
Nemmeno lo sterzo è un fenomeno di precisione, anche se la sua leggerezza lo rende piacevole da usare, specialmente nel traffico e nelle manovre. A quest’ultimo proposito si apprezzano anche la visibilità, sufficiente anche dietro, e le telecamere perimetrali, che facilitano ulteriormente le cose.
L’autonomia promette bene
Il computer di bordo ci ha fornito un’idea di massima sui consumi registrati nel test, che si è svolto in condizioni piuttosto favorevoli per un’elettrica (percorso urbano con una breve puntata su strade a scorrimento veloce): dopo una percorrenza di 107 km il livello della batteria era sceso al 74% e l’autonomia residua risultava pari a 315 km. Tirando le somme, siamo nei dintorni del valore medio dichiarato dalla Casa. Ma stando ai dati ufficiali, nel ciclo urbano la Dolphin potrebbe fare molto di meglio e superare i 560 km.