Uno schermo che ruota
Una curiosità: la BYD definisce “Ocean Aesthetics” il design della Seal (in inglese, “foca”). Nel senso che le linee si ispirano all’oceano, tanto per la carrozzeria quanto per l’abitacolo, dove per esempio spicca la plancia dal profilo “a onda”.
D’effetto il touchscreen da 15,6”, una sorta di tablet a sbalzo può essere usato in verticale e in orizzontale ruotandolo elettricamente: è il centro di comando per la quasi totalità delle funzioni della vettura, dalla climatizzazione, alla navigazione per arrivare ai vari setting, e mostra anche la concentrazione di microparticolato (PM 2,5) fuori e dentro l’abitacolo (dove viene ridotta grazie a un sistema di filtraggio). Un secondo display da 10,25” costituisce il cruscotto.
Comandi fisici? Troppo pochi
I comandi “fisici”? Ridotti all’osso sulla BYD Seal: almeno per “clima” e audio, se ne sente la mancanza. Assenti anche i paddle per regolare l’intensità della frenata rigenerativa. Una manciata di tasti e manopole sono in una plancetta nel tunnel, intorno alla leva con cui selezionare la marcia avanti, la retro o la posizione di parcheggio.
Sedili da sportiva
Di adeguato livello le finiture, come anche i materiali, in gran parte morbidi al tatto ed ecocompatibili (inclusa la pelle dei rivestimenti). Davanti si siede su poltrone sportive con poggiatesta integrato, avvolgenti ma tutt’altro che costrittive: sono regolabili elettricamente, riscaldate e ventilate. La posizione di guida è bassa e distesa, quasi da coupé. Il divano è abbastanza ampio per tre adulti, che hanno il meritato spazio anche in senso longitudinale, tuttavia la seduta è troppo vicina al pavimento. Contribuiscono alla funzionalità la doppia base di ricarica wireless per smartphone e una buona varietà di scomparti.
In città si difende bene
Il press-test della BYD Seal contemplava perlopiù le trafficate vie milanesi, situazione in cui la berlina cinese – forte delle sospensioni “intelligenti” – si è rivelata comoda anche sul pavé (nonostante i cerchi da 19” gommati 235/45, pure questi inclusi nel prezzo). Considerate le dimensioni, l’auto è piuttosto agile e risulta facile percepirne gli ingombri anche nei passaggi stretti: le telecamere (di serie) tornano utili perlopiù in manovra, dato che dietro il piccolo lunotto lascia vedere poco. Merita un appunto la voluminosa “scatola” dei sensori nella parte alta del parabrezza, che spesso viene a trovarsi fra i vostri occhi e un semaforo.
L’energia che viene e che va
Al termine di un tratto cittadino di una trentina di km, molto trafficato e perciò teoricamente – come per tutte le elettriche – favorevole alla rigenerazione d’energia, nel computer di bordo abbiamo letto una media di poco superiore ai 4,5 km/kWh: un valore peggiore dei 6,3 km/kWh dichiarati dal costruttore nel ciclo urbano. Comunque interessante poter controllare in diretta nel cruscotto digitale i kW impegnati in accelerazione oppure recuperati in rilascio e in frenata.
Tanto sprint
Per le modalità di guida c’è una rotellina: selezionando la Sport la differenza rispetto alle altre (Normal, Eco, Snow) si sente nettamente. Infatti l’erogazione si “incattivisce” al punto che la capacità d’accelerazione può creare qualche imbarazzo ai non esperti, per quanto la Seal resti sempre gestibile e composta (complice sistema iTAC che regola in continuo l’assetto dell’auto e la ripartizione della coppia fra le singole ruote). Anche la risposta dello sterzo si adatta alla velocità, e pur non avendo avuto modo di affrontare tratti misti adeguatamente veloci, l’impressione è stata quella di avere fra le mani un comando adeguatamente solido e preciso. Ci è parsa efficace, infine, anche l’insonorizzazione.