Mettendosi al volante della Grande Panda e regolando il posto di guida in base alla propria struttura fisica e ai gusti personali si scopre come la seduta resti comunque abbastanza distante da terra. Se si parlasse di un’auto sportiva questo sarebbe un difetto da matita blu. La Grande Panda è invece – parola di Fiat – un “pocket UV” e per un mezzo di questo genere poter stare un po’ più in alto e godere di una vista panoramica sul traffico è una benedizione. Per il resto tutto è a portata di mano e anche silenziare i tanto molesti cicalini degli ADAS è un gioco da ragazzi. I sedili sono belli sodi e ben conformati e lo stesso di può dire del il divano, che accoglie comodamente due adulti (in tre si sta stretti) ma non è comodissimo da raggiungere. Le porte posteriori sono un po’ piccole e hanno un angolo di apertura solo discreto.
Meglio lo scatto dell’allungo
Dimensioni compatte, taglio squadrato della carrozzeria e discreta visibilità fanno della Fiat Grande Panda elettrica una cittadina modello, agile e semplice da gestire anche negli spazi stretti. La cinque porte torinese se la cava bene anche negli spunti ai semafori, per merito della disponibilità immediata della coppia.
Parlando di prestazioni e dei tempi nelle prove di accelerazione, la Fiat Grande Panda elettrica accelera infatti da 0 a 50 km/h in soli 4,2 secondi. Con il salire dell’andatura la spinta però si attenua: i 100 km/h sono raggiunti in 11 secondi netti e continuando a schiacciare l’acceleratore si raggiunge una velocità massima di 132 km/h. Meglio insomma non avere troppa fretta e avventurarsi con cautela in corsia di sorpasso, se si dovesse decidere di affrontare qualche trasferimento autostradale. I caselli non rappresentano in fondo per lei le proverbiali colonne d’Ercole e i tragitti a medio raggio sono alla sua portata.
Un buon compromesso
Al di là del passo che si può tenere – e di come questo possa incidere sulla autonomia, che non ho avuto modo di saggiare in modo credibile – la Grande Panda elettrica dà un’idea di buona consistenza tra le mani del guidatore. La larghezza delle carreggiate e la posizione delle batterie compensano un’altezza da terra abbastanza elevata e una taratura delle sospensioni turistica. Questa è perfettamente in linea con spirito del modello e cerca, trovandolo, un buon compromesso tra la necessità di limitare gli scossoni sulle buche e la volontà di contenere i movimenti del corpo vettura tra le curve e nei cambi di direzione. Qui la massa – nell’ordine delle 1,5 tonnellate – si fa però sentire se si usano modi bruschi invece delle buone maniere.
Il verdetto
In definitiva, ripensando alla celebre pubblicità del Pennello Cinghiale, viene legittimo chiedersi se questa si davvero una Grande Panda o solo una Panda grande. Di sicuro non è rivoluzionaria come la sua antenata, ma è anche vero che i tempi sono cambiati e che iniziative di quel genere non hanno più spazio sul mercato. A me piacerebbe qualcosa di ancora più spartano, essenziale ed economico ma le Case da questo orecchio sembrano proprio non sentirci. In ogni caso, la Fiat Grande Panda è un’auto originale e di sostanza, funzionale, simpatica e gradevole da usare. In pratica quel che ci voleva per riportare Fiat a essere protagonista nel segmento B su scala globale.