La leggenda narra che potesse essere smontata ricorrendo a due sole chiavi inglesi. Mirabile esempio di semplicità meccanica, la Citroën 2 CV (in francese deux chevaux, letteralmente “due cavalli” in base alla misurazione transalpina dei cavalli fiscali) è una delle utilitarie più amate nella storia dell’automobilismo. E anche una delle più originali, in perfetto stile CitroënProdotta dal 1948 al 1990 – una straordinaria longevità commerciale –, rappresentò la “carta della disperazione” per la Casa francese. Alla fine degli Anni ’40, infatti, le casse Citroën erano vuote quanto le tasche di Paolino Paperino, complici i costi sostenuti per la realizzazione della ben più nobile e raffinata Traction Avant, prima vettura a trazione anteriore del mondo. Per non affondare alla velocità del Titanic, il brand del Double Chevron puntò così su di un’utilitaria economica, semplice, essenziale, che si diffondesse capillarmente e motorizzasse la Francia rurale del Dopoguerra. L’obiettivo fu centrato e nacque un’auto semplice al punto che persino Forrest Gump avrebbe potuto ripararla con le proprie mani.Le ricerche di marketing alla base del progetto furono incredibilmente raffinate. I cardini del prodotto consistevano infatti nella capacità di trasportare due contadini in zoccoli e 50 kg di patate, o un barilotto di vino, a una velocità massima di 60 km/h e con un consumo di 3 litri ogni 100 km. Le sospensioni dovevano permettere l’attraversamento di un campo arato con un paniere di uova, ovviamente senza romperle – con buona pace di quanti parlano oggi di angoli d’attacco, dosso e uscita – e la vettura doveva essere adatta a chiunque; inclusa una donna fresca di patente. L’ultima specifica, la più importante, fu che il conducente doveva poter salire a bordo con il cappello in testa. Poesia!Disegnata da Flaminio Bertoni (uno dei padri della DS), ribattezzata dalla stampa specializzata “il brutto anatroccolo” – a dimostrazione di come i giornalisti dell’auto godano di un intuito pari solo alla capacità d’orientamento di Schettino – era fortemente caratterizzata dall’ampia calandra trapezoidale e dai fari circolari montati su sostegni che fuoriuscivano dal cofano motore, realizzato in “pregiatissima” lamiera ondulata. Il tetto era sostituito da un telone arrotolabile – una soluzione tuttora imitata, sebbene in chiave moderna, per alcune cabriolet – e i passaruota posteriori erano carenati. Stilema, quest’ultimo, che Citroën avrebbe gelosamente conservato sino alla fine degli Anni ’90. L’abitacolo era quanto di più spartano: i finestrini posteriori erano fissi, le portiere di sinistra non avevano la serratura – almeno inizialmente – e la strumentazione era costituita unicamente da un voltmetro e da un tachimetro.Telaisticamente poteva contare su di un pianale scatolato sul quale veniva montata la carrozzeria in lamierati d’acciaio. Le sospensioni erano quanto di più moderno, dato che prevedevano quattro ruote indipendenti a singolo braccio oscillante con tiranti longitudinali. Alle molle elicoidali si abbinavano ammortizzatori a frizione. Pur avendo l’aerodinamica degna di una baita di montagna e il baricentro di un grattacielo, risultò incredibilmente stabile su strada, praticamente impossibile da cappottare, e al contempo inarrestabile fuoristrada grazie alla notevole altezza da terra. Doti che ne decretarono il successo, specie considerando le condizioni disastrate delle strade del Secondo Dopoguerra. L’impianto frenante si affidava a quattro tamburi idraulici, mentre sotto il cofano pulsava un macinapepe… pardon, un bicilindrico orizzontale a cilindri contrapposti di 375 cc, raffreddato ad aria e accreditato di 9 cv. Una potenza sufficiente per spingere la vettura a una velocità massima di 66 km/h, complice il cambio manuale a 4 rapporti. Fu un successo.Declinata sia in versione furgoncino sia nell’allestimento Sahara – forte di due motori (!) e della trazione integrale –, nel corso degli anni vide crescere la cilindrata del bicilindrico e passò attraverso svariate configurazioni, via via più ricche e accessoriate. Il propulsore più performante adottato di serie fu il 2 cilindri 4V di 602 cc da 26 cv e 39 Nm appannaggio della 2CV 6 Charleston in livrea bicolore, approntata quale serie speciale alla fine del 1980 e quindi commercializzata regolarmente – con i freni a disco anteriori – dal 1982. Oggi è una delle vetture d’epoca “accessibili” più affascinanti sul mercato. In attesa che Citroën imiti il progetto Fiat 500, riportando in auge la mitica 2 CV…