Leggera è meglio
Lasciando da parte un attimo i consumi, sulle sconnessioni della città emerge la leggerezza della “suzukina”. Sì se il peso è basso, le tarature di molle e ammortizzatori possono essere relativamente morbide. Il tutto, senza compromettere la precisione di guida. Leggerezza significa anche che la giapponese se la cava bene tanto nelle partenze da fermo quanto in ripresa. Nel caso della Swift del test, il merito è anche del cambio CVT, cioè a variazione continua, che porta la lancetta nella parte alta del contagiri solo quando serve, mentre a velocità costante lo tiene poco sopra i 1.000 giri.
La Swift è dunque molto fluida e il merito va sia al già citato CVT, sia al lavoro che è stato fatto sul 4 cilindri 1.2 e che, tra le altre cose, è valso a questo motore l’omologazione Euro 6d e una coppia più in basso di ben 1.600 giri: a 2.800 invece che a 4.400. Ma se la Swift è pronta e priva di vibrazioni lo deve anche al modulo elettrico del Suzuki Hybrid. Cuore del sistema è l’Integrated Starter Generator, che fa da alternatore, motorino di avviamento e motore elettrico e fornisce coppia aggiuntiva quando si richiede spunto ai bassi regimi. A garanzia di un funzionamento più efficace rispetto alla prima evoluzione del sistema, l’ISG è alimentato da un pacco batterie da 10 Ah, rispetto ai 3 Ah della prima versione del Suzuki Hybrid.
Le condizioni della prova:
nuvoloso, 15°C
Il percorso della #ThehundREDChallenge