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Prova Peugeot 208 T16 e R2, cuor di Leone

Mettersi nei panni di un pilota da Rally è un sogno per pochi. Noi ci siamo riusciti grazie a Peugeot che ci ha fatto provare in prima persona l’ebbrezza di una vera prova speciale al volante delle 208 T16 e R2. Cuore a mille, e sensazioni uniche

Ho sempre stimato molto i piloti di auto, ma in particolare ho sempre stimato molto di più i piloti da Rally che giudico senza paura di essere smentito i migliori. Il perché è presto detto, andare forte in pista è relativamente semplice, il tracciato ripetitivo, sempre uguale a sé stesso, implica che giro dopo giro se ne imparino tutti i segreti. Si impara a conoscere dove c’è più o meno grip, dove c’è la buchetta in staccata, si conosce il cordolo, il riferimento. Su strada invece è tutto differente il fondo cambia di continuo l’asfalto è costellato da buche, il grip cambia di continuo e anche se hai fatto la ricognizione la sera prima magari di notte è passata una betoniera riempiendo la strada di sabbia.Nei Rally si deve essere capaci di improvvisare, di pensare in tempo zero. E se sbagli non esiste un rassicurante via di fuga a proteggerti, ma ad attenderti trovi muretti, piante, precipizi. E poi il mondo dei Rally mi piace anche perché qui la gente non se la mena per niente. Non ci sono paddock asettici come una sala operatoria, qui si lavora davvero a bordo strada, un telo per terra un gazebo e via. Al caldo, al freddo, sotto la pioggia. È un mondo che mi ricorda molto quello dell’Enduro per le moto. Gente genuina capace di dare un gas esagerato ma tutto sommato semplice e incredibilmente alla mano.Avere l’opportunità di fare un giro seduto a fianco di un pilota da rally non in pista ma su strada lungo un tratto di vera prova speciale (nello specifico una prova speciale del Rally del Ciocco) può considerarsi già una autentica fortuna. Se poi in questa occasione speciale ha l’opportunità di essere tu ad impugnare il volante di una 208 T16 ufficiale da guidare sullo stesso percorso. Beh allora stiamo parlando di qualcosa che potrai raccontare ai tuoi nipotini.Non manca certo una piccola dose di follia a Peugeot Italia. Mettere in mano un gioiello di tale portata (e anche la 208R2 a due ruote motrici per non farci mancare niente) a un manipolo di giornalisti su un percorso stradale è roba da matti. Ma proprio è proprio grazie alla loro follia che posso raccontare questa esperienza, che metto sicuramente tra le più esaltanti della mia vita. E dire che ne ho fatte tante…La prova è stata l’occasione per capire veramente cosa prova un pilota da rally, cosa vuol dire guidare al (proprio) limite su una strada larga poco più di un’automobile, affrontare curve cieche, salti, dislivelli staccate in discesa e cambi di asfalto. Eccitante da una parte terrorizzante dall’altra soprattutto dopo il lungo briefing con le mille raccomandazioni fatte da Paolo Andreucci, 7 volte campione italiano Rally e pilota titolare della 208 T16 che ci viene affidata per quei pochi minuti di pura adrenalina.L’altro è Stefano Albertini. Giovanissimo, guida la 208 R2 e non ha il piede meno pesante anzi….Per non farci guidare proprio alla cieca, i due piloti ci hanno accompagnato prima per una ricognizione del percorso su due 208 Gti stradali regalandoci indicazioni simpatiche tipo “qui si salta, qui occhio che si stacca in discesa ieri un tuo collega si è fermato a un millimetro dalla sbarra di ferro, qui attento perché la curva è completamente cieca, qui c’è una buca, si torna indietro se volete potete fare inversione con il freno a mano”. Poi tutti con le nostre auto a fare su e giù per cercare di memorizzare il percorso quanto più possibile.Una volta capito (forse) il percorso (1,7 km di curve e saliscendi su una strada larga circa 5 metri da percorrere 4 volte in tutto) Inizia il briefing: “questa auto ha il cambio sequenziale a innesti frontali, non è un cambio elettronico, occhio che se scali 4 marce di fila entrano e poi fai saltare il motore, ricordati che si sale tirando indietro la leva, si scala spingendo avanti, la salita di marcia puoi farla senza frizione, in scalata invece è meglio se la usi”. E ancora “per mettere la retro metti prima la prima, poi dai due colpi in avanti cosi la retro entra meglio, questa è la consolle centrale e questo è il comando del “bang” (nome poco rassicurante per indicare una particolare mappatura che tiene il turbo alla massima pressione e offre le massime prestazioni possibili per il motore) che devi ricordarti di spegnere prima di fare manovra altrimenti il motore spinge sempre e la temperatura del turbo va alle stelle. La frizione è dura e attacca subito, non farla slittare troppo altrimenti la bruci. Tutto chiaro?” Si, Paolo, tutto chiaro, peccato che lo sguardo smarrito non infonda nei piloti molta fiducia. Infatti con noi in macchina non ci sono saliti…Tutto chiaro come quando il maestro di sci ti dice “peso a valle”, tu hai capito tutto parti e non riesci a fare niente. La farcitura di nozioni teoriche che ci hanno ficcato in testa sembra sparire nel momento stesso in cui, schiacciato dentro al sedile, e con il casco indosso premi il pulsante start che avvia il motore. Il rumore del 4 cilindri Peugeot invade l’abitacolo, appena premi l’acceleratore il motore prende i giri come se non gli avessero spiegato che esiste l’inerzia e la frizione attacca nello spazio di un millimetro. Ok calma, riordiniamo le idee, la prima cosa da evitare è la figuraccia davanti a tutti facendo spegnere il motore. Tanto più che la partenza della prova avviene direttamente dal gazebo dell’assistenza, in retromarcia. Dietro non si vede niente per cui occhi fissi sul meccanico che ti guida nella manovra. Ci manca pure questa. Fallisco il primo colpo (quasi inevitabile non avendo mai “provato” la frizione), non il secondo e parto per la mia “speciale” iperconcentrato per cercare di spingere un po’ senza fare troppe cavolate. La 208 R2 mi aiuta, è semplicemente fantastica, la macchina che chiunque vorrebbe per andar forte su strada è corta iperreattiva con un assetto fantastico, uno sterzo direttissimo e pneumatici letteralmente incollati all’asfalto. Il motore aspirato gira fortissimo, tanto che nel primo tratto cambio ad orecchio e non faccio nemmeno accendere il primo dei led che indicano la cambiata, sono ancora sottocoppia! I freni senza servofreno richiedono un polpaccio bene allenato per frenare come si deve ma se usati come si deve frenano fa paura, e il cambio è fantastico, inserisce rapporti a raffica con il motore che sale di regime come quello di una moto.Guidare la 208 R2 è un bellissimo gioco, una giostra da cui non vorresti mai scendere, ma è meglio non farsi prendere la mano, guidare a questi ritmi su strade così ti fa capire quanto sia relativa la sensazione di velocità; in pista a volte ti sembra di andar piano anche se vai a dueeottanta su strade come quella in cui sto guidando la Peugeot 120 all’ora sembrano una velocità infernale.Figurarsi quando poi stai cercando di domare la 208 T16 che semplicemente fa tutto “più” rispetto alla R2. Accelera più forte, frena più forte e scarica sulle sue quattro ruote motrici la rabbia dei suoi 280 cv. Le accelerazioni sono ancora più impetuose, il turbolag è del tutto sconosciuto.Il motore Turbo della T16 gira meno della R2 (che per regolarmente utilizza un motore aspirato) ha un rumore più cupo, ma spinge il doppio, accorcia i già brevi rettilinei ed ha reazioni sicuramente meno facili da gestire soprattutto quando il famoso “bang” è inserito e il turbo ingozza i quattro cilindri. La reattività è impressionante così come la capacità di chiudere anche le curve più strette con il posteriore che “aiuta” a inserire l’auto quando frenando punti la corda. Ma una volta che hai la fortuna di avere il suo volante tra le mani è fin troppo facile farsi prendere dal delirio di onnipotenza. Infatti bene ha fatto Peugeot a limitare il test a due salite e due discese, il terzo round sarebbe quello del “jolly” che in questi casi è sempre meglio non giocare.Più che altro per un comune mortale come me il problema è forzarsi a tagliare le curve a sinistra certi che nessuno viene in contromano (la strada era stata ovviamente chiusa al traffico) una cosa che per chi non è abituato è quasi impossibile da fare. Mentre riesce benissimo a professionisti del calibro di Andreucci e Albertini che ce lo fanno capire nella sessione che affrontiamo seduti al loro fianco. Affogati nel sedile del navigatore (che è basso al punto che non si vede quasi davanti, tanto il navigatore ha altro da fare che guardare il panorama) affrontiamo lo stesso percorso assieme ai piloti veri che ti fanno capire che tu stavi facendo un altro mestiere: non staccavi, rallentavi, non acceleravi, andavi a spasso (e dire che mi sembrava di andare così forte…). Esperienza anche questa esaltante sulla R2, quasi terrorizzante sulla T16 quando impostando la prima curva Andreucci mette l’auto per traverso e con il muso punta la porta di una casa sfiorandone poi lo spigolo e saltando letteralmente sul gradino che io cercavo accuratamente di evitare. That’s Rally, guys…

 

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