Elettrificazione e idrogeno permetteranno al settore automotive di raggiungere la neutralità climatica che l’Unione Europea si è data come obiettivo entro il 2050? Quando mancano ancora 25 anni non è facile dare questa risposta. Molto dipenderà dagli sviluppi tecnologici futuri e dalle scelte che saranno operate anche a livello energetico. Tuttavia la sensazione che si ha guardando gli scenari attuali è che le posizioni nette assunte dalla UE andrebbero un po’ riviste, anche per dare una boccata d’ossigeno a un settore che annaspa. L’impressione, insomma, è che serva anche qualcos’altro e molti sono convinti che la soluzione sia già a portata di mano, sotto forma dei carburanti rinnovabili. Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica e l’Unione Europea sulla accessibilità e sulla facilità d’uso dei carburanti rinnovabili un pool di aziende, associazioni e università ha organizzato il Tour d’Europe. Prima di capire cosa questo sia esattamente, è utile inquadrare per bene la questione.
Cosa si intende per carburanti rinnovabili?
I carburanti rinnovabili sono combustibili ottenuti da fonti naturali e – appunto – rinnovabili, anziché di origine fossile. L’elenco dei carburanti rinnovabili è lungo e variegato. Andando in ordine sparso si hanno per esempio HVO (Hydrotreated Vegetable Oil) e FAME (Fatty Acid Methyl Esters) che sono a tutti gli effetti alternativi al classico gasolio diesel; ci sono poi l’E85 (benzina “allungata” con bioetanolo), la benzina rinnovabile (ottenuta da una rilavorazione della bionafta) e i BioLNG/CNG (fondamentalmente biometano, allo stato liquido o gassoso compresso). Per produrli si rilavorano materiali di vario genere, per lo più scarti dell’agricoltura, residui vari e anche veri e propri rifiuti.

Quale vantaggio danno i carburanti rinnovabili?
Per cogliere il vantaggio del loro impiego ci si deve mettere nella prospettiva di valutare l’intero ciclo di vita del materiale. Nata magari come pianta, la materia prima ha assorbito un tot di CO2 nel corso della sua esistenza. Quando la si trasforma e la si brucia c’è invece un’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera. Facendo la differenza tra i due valori, si ha quello che è il reale impatto ambientale del carburante rinnovabile. Questo di norma è inferiore di una percentuale che varia tra il 60 e il 90% rispetto al consumo di un carburante fossile. E diminuiscono anche le emissioni di altre sostanze nocive. La ciliegina sulla torta? Questo carburanti si possono usare sulle auto già in circolazione, anche quelle vecchie. Si riduce così in un amen la loro produzione netta di gas serra o GHG che dir si voglia, subito e senza alcun intervento meccanico.
Fronte comune per la neutralità tecnologica
Il mondo automotive contesta alla Unione Europea il modo in cui ha affrontato il tema della decarbonizzazione. Non ha infatti fissato l’obiettivo, lasciando i costruttori liberi di arrivare al risultato nella maniera preferita, come sarebbe stato logico fare. Ha invece imposto la tecnologia elettrica come unica soluzione praticabile. Ora appare chiaro che la strada imboccata è più in salita del previsto e va forse pure nella direzione sbagliata. E così un manipolo di aziende, enti e università hanno deciso di fare squadra con il Tour d’Europe per cercare di fare ravvedere i burocrati di Bruxelles e convincerli del fatto che i biocarburanti non vadano considerati un problema, alla stregua di quelli quelli fossili, ma siano da vedere come una parte della soluzione al problema stesso. Vi state chiedendo che ci sia dietro il progetto? Ecco l’elenco completo dei soggetti coinvolti, in semplice ordine alfabetico: AVIA, BMW, Bosch, Collective du Bioéthanol, DAF Trucks, Daimler Truck, EBB, Enilive, EWABA, Eurogas, ePURE, Ford Trucks / TJA, FuelsEurope, Hyundai, Iveco, IRU, Moeve, Neste, PRIO, Repsol, Transportes Aguieira, University Darmstadt, University Karlsruhe, VDA. Ce n’è abbastanza per prendere la cosa sul serio, no?

Ok, ma cosa è di preciso il Tour d’Europe?
Il Tour d’Europe è un’iniziativa che dallo scorso marzo vede una carovana di auto e mezzi pesanti attraversare il Continente alimentati appunto da carburanti rinnovabili. Il convoglio è giunto ora in Italia e più precisamente a Torino, dove si è tenuto un convegno sull’importanza di questi combustibili nel ridurre le emissioni stradali e mitigare i cambiamenti climatici. In totale il Tour d’Europe toccherà oltre 20 Paesi, dando vita ovunque a incontri similari e si concluderà con un evento istituzionale che si terrà il 23 giugno a Bruxelles. Nell’occasione sarà pubblicato un rapporto che mostrerà il potenziale climatico immediato dei carburanti rinnovabili. A dare scientificità al tutto saranno i dati raccolti con uno speciale software Bosch chiamato Digital Fuel Twin (DFT) e installato su tutti i veicoli del Tour d’Europe. L’elettronica certificherà e misurerà l’uso di carburanti rinnovabili e la conseguente riduzione delle emissioni di CO2.
Cosa è e come funziona il Digital Fuel Twin di Bosch
Il software sviluppato da Bosch è in grado di identificare e tracciare ogni lotto di carburante rinnovabile distribuito presso la rete delle stazioni di servizio. Conoscendone la storia, ogni volta che una determinata vettura fa rifornimento è dunque possibile sapere con la massima precisione che tipo di impatto ha a livello di CO2 e calcolare esattamente il vantaggio avuto rispetto a un carburante fossile. Il potenziale sviluppo successivo? Certificare un domani che l’auto viaggi sempre con combustibili carbon neutral, con buona pace della Unione Europea.
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