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Youngtimer – BMW Z3, la tedesca d’America

Storia della prima BMW costruita negli USA, che è anche la prima roadster di successo del marchio bavarese

bmw_z3_m_roadster gialla La prima cosa da fare quando c’è di mezzo la BMW Z3 è guardarla. Preferibilmente di lato. E riguardarla, anche se lo avete già fatto centinaia di volte. Può piacervi o meno, come tutte le cose, ma difficilmente vi lascerà indifferenti. Il muso lunghissimo e l’abitacolo così tanto arretrato le conferiscono una personalità unica. E “trasparente”, perché se si ha un minimo di passione per le auto si capisce a colpo d’occhio quello che c’è sotto. Ovvero, il motore anteriore longitudinale e la trazione posteriore (per una distribuzione dei pesi vicina al 50:50): con proporzioni di questo genere non può che essere così. La vista laterale regala poi un’altra chicca: le “branchie” laterali all’altezza dei passaruota anteriori sono un omaggio dei designer alla storica 507 Roadster.

Presentata da 007

bmw_z3_2.8_ blu posterioreLa Z3 viene progettata espressamente per gli Stati Uniti, dove viene anche prodotta, a Spartanburg per la precisione. Si tratta della prima BMW che esce esclusivamente da questo stabilimento. Del resto il suo legame con gli USA è forte ancor prima di entrare in commercio. Nel 1995 compare infatti nel film 007 – Golden Eye. Lunga 4,02 metri, alta solo 1,27 e con un peso di poco superiore ai 1.200 kg, prima ancora che un’automobile la Z3 è un oggetto da guardare. Prima della Z3, BMW prova a dire la sua nel segmento delle “per tutti” con la Z1. Una macchina che si costruisce una vera e propria schiera di ammiratori, ma solo in Italia e in Germania. Di questa roadster con le portiere ad apertura elettrica verticale vengono venduti meno di 10.000 esemplari. Per capirci, sono quasi 300.000 le Z3 prodotte fra il 1995 e il 2002.

Per chi ci sa fare

bmw_z3_m_roadster_motoreSi diceva sopra della distribuzione dei pesi vicina al perfetto equilibrio. Caratteristica, quest’ultima, che non è propria del telaio. Anzi. All’avvicinarsi del limite, la Z3 diventa difficile da gestire; cosa che si accentua al crescere della potenza, com’è facile intuire. La versione M, che sotto il cofano ha il 3.2 sei cilindri aspirato da 321 CV, a dir la verità è proprio selvaggia. Non solo il motore è esplosivo, ma la motricità è scarsa e i controlli elettronici di trazione e stabilità non sono previsti. Risultato: sul bagnato è più facile andare di traverso che puliti e sull’asciutto è bene non sottovalutare mai i colpi di coda (nel senso letterale del termine) che possono arrivare da un momento all’altro.

Nel 1998 arriva la Coupé

bmw_z3_m_coupe rossaOggi si sente parlare molto spesso di shooting brake, ma lo si fa per “estensione”, nel senso che si applica questa categoria alle station wagon dal design più sportivo. In realtà, le shooting brake autentiche hanno due sole porte. Proprio come la Z3 Coupé. Una variante che stravolge la fisionomia della Z3 Roadster, fino a farla sembrare un’altra macchina. E se è vero che i posti rimangono due, è vero anche che il bagagliaio diventa più grande e vi si accede attraverso un ampio portellone. Dal punto di vista dinamico, rispetto alla roadster migliora il comportamento stradale – grazie alla maggior rigidezza della scocca regalata dalla presenza del tetto – mentre la gamma comprende solo i motori più potenti. In ogni caso, i numeri di mercato non danno ragione alla Coupé, che rimangono una frazione di quelli della scoperta.

Motori da 115 a 321 cv

bmw_z3_1.8_roadster volanteAl momento del lancio, in BMW fanno quasi i timidi: i motori disponibili sono solo due, entrambi a 4 cilindri, un 1.8 da 115 CV e un 1.9 da 140. Nel 1997, finalmente, ciò che gli appassionati attendevano: il sei cilindri di 2,8 litri e 192 CV. Potente al punto, fluido e pastoso nelle risposte, ha anche il sound giusto. Con il restyling del 1999, questo 2.8 lascia spazio al 3.0, sempre a sei cilindri, ma con 231 CV. Nella parte bassa della gamma il 1.900 viene sostituito dal 2 litri da 150 CV a sei cilindri; motore che dura solo un anno. Nel 2000 arriva al suo posto il 2.2, sempre a sei cilindri in linea, che con 170 CV è poco più potente del 2.0, ma più brillante nelle risposte. E poi nel 1998 arriva lei, la M, con lo stesso motore della M3 E36, ammorbidito però nelle risposte. Cosa che comunque non risparmia un nervosismo ai limiti dell’inquietante.

 

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