Elettrico fa rima con divertimento: sono infatti finiti da parecchio i tempi in cui bici e motorini elettrici erano considerati mezzi di serie B, appannaggio di anziani e sfaticati.Due nomi su tutti: Scott, con le sue e-MTB, e KTM, con la Freeride E, dimostrano che dietro le due ruote a propulsione elettrica o a pedalata assistita ci possano essere tecnologia di primo livello, qualità e, appunto, tanto divertimento.Non è un caso che Maggiora, lo storico circuito piemontese di motocross con il nuovissimo bike park (leggi qui il nostro approfondimento), abbia scelto proprio le due aziende, svizzera e austriaca, per dare la possibilità a chiunque di provare trick e derapate, oppure anche solo una divagazione nei bellissimi sentieri circostanti, attraverso un servizio di noleggio che partirà da aprile.Della Freeride elettrica vi abbiamo raccontato tutto nel test di un anno e mezzo fa. Anche delle e-MTB Scott – una delle prime Case a credere nella pedalata assistita, che ora ha in catalogo una gamma vastissima, front, full, 27,5” anche plus e 29” – vi avevamo già anticipato come sono fatte e come vanno.Il modo migliore per celebrare questa iniziativa? Un E-Challenge con moto e bici fra le salite e i curvoni di una sezione del Maggiora Bike Park, quella appunto denominata E-Park Area.Le regole sono semplici: niente scorrettezze; due giri; passano i primi due classificati.Per RED ci presentiamo in due: oltre a me, Stefano Martignoni. Entrami scegliamo la bici come mezzo per partecipare: lui una E-Genius 910, full da 29” con escursioni da 100 mm e gomme dalla sezione di 2 pollici mentre a me tocca la versione 27,5” plus, confidando di avere più stabilità e appoggio tra le fangosissime curve, grazie alla sezione maggiorata da 3”.Siamo in batterie separate. Parte prima quella di Stefano. Per tutto il primo giro i quattro concorrenti stanno bene in fila senza che nessuno prenda l’iniziativa. Poi, i primi due, tra cui Martignoni, allungano leggermente e in questa formazione, complice anche un ribaltamento nelle retrovie che ha impedito ogni possibilità di recupero agli inseguitori, tagliano il traguardo: siamo in semifinale.Viene il turno delle moto: anche qui sono in quattro al cancelletto e tra questi c’è Marco Melandri – che pochi minuti prima, scherzando negli spogliatoi, mi aveva detto: “quest’anno sono a piedi; tanto vale andare in giro a divertirmi!”.Poi ancora le bici, tocca a me: sotto l’arco gonfiabile che segnala la partenza siamo in quattro e due di questi stuzzicano la mia curiosità e forse anche il timore di non passare il turno. Li guardo bene: uno è Mirko Celestino, professionista su strada dal 1996 a 2007. Ha tre anni più di me, ma anche 15 cm di circonferenza coscia in più. Non credo che riuscirò a batterlo.Un altro non lo conosco ma è un ragazzino tutto tatuato, ha la giacca a quadri ed è biondo ossigenato. Ho la sensazione che quando ci saranno da affrontare le whoops in discesa, avrà più fegato di me.Si parte; parto forte. Incredibilmente mi ritrovo davanti al primo giro ma è tutto inutile. Mi accorgo dopo poco che Celestino sta semplicemente lasciando che mi stanchi e a primo giro non ancora concluso mi passa con un elegante colpo di pedale. Tengo duro sul salitone al secondo giro, ho i polmoni infiammati e mi illudo di poter tagliare il traguardo in questa posizione e raggiungere la semifinale.Il “tatuato” però è lì sornione e in discesa molla i freni e mi svernicia senza pietà. A poco vale aver distanziato il quarto perché passano in due. Sono fuori dalla semifinale.Non mi resta dunque che fare il tifo per Stefano che, dopo la batteria riservata alle moto, è ancora in pista. Questa volta è lui a doversela vedere con Celestino. Sono in tre: Celestino al via lascia andare i primi due e in queste posizioni arrivano fino all’ultimo giro, all’ultima curva. L’ex campione, che era sembrato volesse cavallerescamente lasciar vincere i dilettanti, dà il solito colpo di pedale e i due non possono far altro che guardarlo mentre vengono superati. Niente finale.Gara che io e Marti osserviamo, sconsolati per la sorte ingiusta che ci è toccata.Ma la giornata non è ancora finita e per consolarci decidiamo di andare a infilare gli stivali da cross e di buttarci in pista a sgomitare in sella alle Freeride, come due ragazzini.