Mentre qualcuno fa la spola con la bacheca delle classifiche e cominciamo a capire che stiamo andando bene ma che possiamo fare meglio rientra Giulia. Sembra un po’ più stanca rispetto alla prima sosta, ma il sorriso e la carica non sono cambiate. Sarà la vicinanza della mummia, sarà lo stress che è calato, fatto sta che mi faccio un’oretta di sonno, nel caldo del sacco a pelo. Alle 5 sono sveglio, l’alba è arrivata e la pista vive il suo secondo momento più bello, quello meno scenografico ma certamente magico. Quello del sole che torna a riaccendere i colori e a dare nuova energia ai corridori.Tutto gira al meglio, per entrambi i team e per l’impavida solitaria. La pista si è quasi asciugata e le medie tornano a salire. Pare che il nostro team sia intorno alla 35esima posizione generale e settimo di categoria, a pochi secondi da chi ci precede. Il risultato ci esalta e infonde ulteriore carica: modifichiamo la tattica dei cambi per ottimizzare i tempi e cercare un ulteriore recupero. Gli ultimi tre faranno quattro giri a tutta e a me toccherà tagliare il traguardo. Al bar hanno cominciato a servire la colazione e il profumo del caffè rende più piacevole l’attesa.Con il sole è arrivata l’illuminazione su come preparare i cambi (meglio tardi che mai…): mi porto sulla punta estrema del muretto dei box, allo spartiacque fra rettilineo e corsia box e, come il mozzo nella coffa della Santa Maria, scruto la Parabolica alla ricerca del corridore con la “R” rossa sul petto. Quando lo vedo spostarsi di traiettoria e mirare la pit lane mi sbraccio. Al segnale il cambio comincia a muoversi, guadagnando secondi e metri preziosi così da immettersi sul rettilineo con perfetto tempismo per infilarsi nel gruppo. Tutta esperienza da mettere nel bagaglio.