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Milano in bicicletta: si può fare davvero?

Promesse, sbandierate, talvolta contestate: a che punto sono le nuove piste ciclabili milanesi? E le vecchie sono rimaste i grovigli pericolosi di un tempo? A poche settimane dalla chiusura di Expo, siamo andati a controllare. Armati di una e-bike, la bici del momento

Testo di Claudio SormaniRicordate il famoso progetto de “le Vie d’Acqua”?Per chi non lo conoscesse, si tratta della serie di canali e rogge che avrebbero dovuto unire in un suggestivo reticolo i principali bacini lombardi a Nord e a Ovest di Milano – Ticino, Adda, Naviglio Grande e Canale Villoresi – passando per il sito Expo. Progetto molto ambizioso. Peccato che buona parte di esso sia rimasto sulla carta, lasciando a bocca asciutta, è proprio il caso di dirlo, quanti avevano sognato un ritorno in grande stile di Milano al suo antico rapporto con l’acqua.Quello delle vie d’acqua non è tuttavia l’unico argomento con cui abbiamo convinto il Bureau International des Expositions di essere meglio di Smirne, la città turca concorrente per l’assegnazione di Expo. C’è infatti anche quello delle Vie di Terra, contrappunto urbano al progetto delle Vie d’Acqua, che “attraversa i tessuti edilizi della Città unendo tra loro le parti storiche con i grandi progetti di trasformazione urbana in corso”. Cioè, collegano la Darsena – il vecchio porto meneghino – all’Expo “in una logica di mobilità dolce, lenta e sostenibile, per chi ama spostarsi a piedi e in bicicletta”.Tradotto: più piste ciclabili.Il punto è: sono state realizzate davvero le ciclabili? Non si tratterà della solita operazione di marketing politico con tanti buoni propositi e pochi risultati? Mossi da questa curiosità siamo balzati in sella a una fiammante Scott E-Sub – bici a pedalata assistita di ultima generazione con motore Shimano, freni a disco e cambio nel mozzo – e ci siamo lanciati alla ricerca delle nuove piste ciclabili di Milano e dintorni.Iniziamo l’avventura dalla principale via d’acqua in progetto per Expo Milano: la Via Nord, che si dirama dal Canale Villoresi – canale ottocentesco che unisce Ticino e Adda e scorre appunto a Nord della città – nei pressi del Parco delle Groane.La roggia non è rimasta un disegno ma esiste davvero e serve per alimentare i laghetti e le fontane del sito espositivo. Di certo non ci si potrà navigare in battello, dato che è piuttosto stretta, ma il risultato è comunque pregevole: la nuova via d’acqua è infatti affiancata da bel un percorso ciclabile lungo circa 8 km, immerso nel verde e che termina a poca distanza dagli ingressi dei padiglioni.Ora che siamo all’Expo, visto che sul display della nostra Scott c’è scritto che abbiamo ancora 50 km di autonomia in modalità “Sport”, perché non proseguire verso Sud, fino a raggiungere il Naviglio Grande, e quindi la Darsena e il centro cittadino? La risposta è che la Via d’Acqua Sud e la relativa ciclabile non sono mai nate. L’opera era iniziata ma, per via di gravi ritardi sul programma dei lavori e di forti rimostranze da parte di alcuni gruppi di cittadini (qualcuno riesce a spiegarci il perché di queste rimostranze?), è stata per ora accantonata.Decidiamo allora di raggiungere il centro di Milano direttamente, attraverso l’asse Rho-Fiera-Pero-Milano. Qui le aspettative sono molto alte, perché il progetto di collegare via bici il centro di Milano e la Nuova Fiera precede di molto quello delle Vie di Terra di Expo.Ci troviamo a percorrere un nuovissimo ponte ciclopedonale che ci porta a scavalcare le numerose strade sottostanti. Qui la sorpresa è grande perché il percorso diventa una larga e curatissima pista che costeggiando la Fiera nuova arriva alle porte di Pero, paese confinante con Milano.Da Pero al centro di Milano la strada è ancora lunga: qui inizia una ciclabile forse di basso profilo ma che ha per lo meno il merito di creare un itinerario continuo e abbastanza ben raccordato, che conduce fino ai quartieri Nord-Ovest della città. Bene, da qui al centro (altri 5/6 km) non dico che ci immaginavamo mirabolanti percorsi ciclabili protetti, scorrevoli e immersi nei parchi ma almeno un po’ di omogeneità sì. Invece ci troviamo a percorrere un percorso frutto di una ricucitura di spezzoni di piste tortuose già esistenti all’interno di quartieri e piccole aree verdi.Fin qui abbiamo parlato della situazione del trasporto ciclabile tra la città e i nuovi centri espositivi e fieristici, ma come vanno le cose in città? Chi bazzica il capoluogo lombardo si sarà certamente accorto che da qualche anno c’è fermento e che qualcosa sta accadendo nel modo della mobilità ciclabile: l’introduzione del bike sharing, ad esempio, ha avuto grande successo. I ciclisti urbani sono in costante aumento e hanno iniziato a far sentire la propria voce, non da ultimo con un referendum consultivo del 2011 che ha chiesto più piste ciclabili e l’aumento delle aree a traffico limitato (ZTL).I risultati? C’è un solo modo per scoprirlo: restare in sella e continuare a pedalare, tanto metà della fatica (forse anche di più) la sta facendo la Scott E-Sub.Gironzoliamo per il centro storico, è domenica e c’è poco traffico: le insidie maggiori sono rappresentate da pavé e binari del tram. Infatti di piste ciclabili se ne vedono ben poche, almeno all’interno della Cerchia dei Navigli. Merita una citazione soltanto la breve pista di via Verdi, a pochi passi da piazza della Scala: qualche decina di metri appena, ma utili per percorrere la strada in sicurezza (e in regola) anche in senso contrario a quello delle auto, risparmiando tortuose alternative.Spostandoci un po’ passiamo per il Castello, dove fa bella mostra di sé la recentissima sistemazione della piazza antistante, diventata ormai prerogativa di pedoni e ciclisti da quando, non senza polemiche, se ne è decisa la chiusura al traffico.Qui si può apprezzare l’indirizzo costruttivo dei nuovi interventi, non più costituiti da spezzoni di ciclabili isolate dal resto della rete ma da percorsi continui e piacevoli da utilizzare.  In questo caso il vecchio tracciato che costeggia il Parco Sempione è stato prolungato e allacciato alle vie circostanti, in attesa che ulteriori ampliamenti già in cantiere vengano ultimati.Si parlava di continuità delle reti ciclabili: allora perché non andare a vedere cosa è stato fatto nella parte della città che più di tutte nell’ultimo decennio ha subito un profondo cambiamento, ossia l’area Garibaldi-Repubblica? I numerosi cantieri aperti nei dintorni (Porta Nuova, la nuova sede della Regione, la metropolitana lilla) hanno fatto sì che la più grande trasformazione urbanistica a Milano dal Dopoguerra non riguardasse soltanto la skyline ma anche il riordino della viabilità circostante.Bisogna dire che in questo caso i nostri amministratori non si sono scordati delle biciclette: anzi, ci troviamo in un’estesa rete di percorsi ciclabili ben protetti e segnalati, dove muoversi con un po’ meno ansia di essere investiti da automobilisti sempre di corsa. E allora in tutta sicurezza possiamo andare dal centro al quartiere Isola, da Porta Garibaldi a corso Venezia, da S. Marco a via Gioia, fino al Naviglio della Martesana. Oppure passare per piazza della Repubblica e continuare verso viale Tunisia.Quest’ultimo percorso è il più interessante perché ha visto il difficile inserimento di due piste a senso unico in un’arteria molto trafficata, con la presenza di tram, parcheggi (alcuni rimossi) e attività commerciali. La nostra impressione è che, nonostante le criticità tecniche e qualche compromesso per farci stare tutto, si sia riusciti a produrre un risultato accettabile. Sì, qualche conflitto tra pedoni distratti e ciclisti non agilissimi esiste, ma col tempo ci si abituerà alla presenza di spazi destinati a diversi utilizzi. Del resto non è che ad Amsterdam o a Copenaghen siano nati tutti “imparati”.Tutto rose e fiori? Ovviamente no. Prendiamo ad esempio la nuova piazza XXIV maggio, adiacente la Darsena appena ristrutturata: intersezioni cervellotiche, semafori in quantità, pali di ogni tipo restituiscono un groviglio difficilmente fruibile. Inoltre, a parte i nuovi progetti di cui abbiamo parlato, i vecchi percorsi sono in pessime condizioni per la scarsa manutenzione, oppure perché progettati male. Abbondano incuria, ostacoli che obbligano a repentini cambi di direzione, auto parcheggiate male, segnaletica contraddittoria.Il bilancio del nostro giro, comunque, è complessivamente positivo: la sensazione è che, a rilento ma gradualmente, sia in corso il recupero e la valorizzazione dei tratti obsoleti e, importantissimo, il tentativo di unirli per formare lunghi itinerari continui. Per il futuro confidiamo che altri grandi cantieri che da qui ai prossimi anni interesseranno la città (City Life, metro M4) restituiscano ulteriori spazi alle due ruote.A questo link trovate tutti gli itinerari ciclabili di Milano e dintorni. 

 

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