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Prova Scott Scale 920 MY2016

Una leggera hardtail in fibra di carbonio pensata per il cross country, anche quello con la tabella portanumero, ma versatile e divertente. Con prestazioni di livello e un prezzo accessibile è la bici ideale per completare il proprio garage.

Le front da cross country stanno vivendo una seconda giovinezza. Il motivo è semplice: leggere, performanti, eclettiche, possono affrontare con disinvoltura la maggior parte delle situazioni. La Scale è stata disegnata con in mente proprio questo e bastano due numeri per capirlo: angolo sterzo di 69,5° e attacco manubrio da 80 mm, il che significa un’impostazione ben lontana dagli standard di qualche anno fa. Se non fosse per i 100 mm di escursione saremmo ai confini del Trail.ScottScale_2016_03Materiali e componentistica sono di buon livello, a partire dalla fibra di carbonio, la HMF, seconda solo alla HMX utilizzata per il telaio della top di gamma 900. Il tubo sterzo è conico e tutto il relativo nodo è lavorato con tecnologia IMP, che permette di ottimizzare la quantità di materiale impiegato. Il triangolo posteriore è caratterizzato dalla costruzione SDS (Shock Damping System), che attraverso la conformazione e il profilo del carro promette di assorbire le vibrazioni ad alta frequenza trasmesse dal terreno e garantire un’azione ammortizzante che non va a detrimento della trasmissione della potenza.Altra caratteristica del telaio sono i forcellini posteriori intercambiabili (IDS-SL Dropout System), che garantiscono la compatibilità con gli standard 142×12 mm, 135×12 mm e 135×5 mm QR. Anche questa una soluzione all’insegna della versatilità, che dà la possibilità di effettuare eventuali upgrade sulle ruote. L’allestimento standard prevede ruote da 29″ Syncros XR2.5 TLR, la posteriore in versione 142×12 mm, con mozzi by DT Swiss. Le gomme le firma Schwalbe e sono un classico: Rocket Ron EVO da 2.1″.ScottScale_2016_10La trasmissione è SRAM GX1 (configurazione 1×11) con guarnitura Custom da 34 denti e pacco pignoni 10-42. I freni sono gli idraulici Shimano SLX, con dischi da 160 mm il posteriore e 180 mm l’anteriore. Il reparto sospensioni è affidato a Fox, che fornisce la Float Performance Air CTD con steli da 32mm ed escursione di 100 mm, misura classica su una bici da XC. Regolabile nella velocità di ritorno, ha il comando per il controllo remoto al manubrio. Il resto della componentistica è Syncros, come d’abitudine Scott, visto che il marchio è di proprietà.In conclusione altri numeri per certi versi assai importanti, cioè peso e prezzo. La Scale 920 (in taglia L) ha fermato l’ago della nostra bilancia a 10,7 kg e per portarla a casa servono 3.199 euro.Dici Cross Country e cominci a sudare! In effetti il pensiero corre subito a tracciati che non danno tregua, tecnici e duri ma soprattutto da affrontare spingendo sempre. La realtà non è così nera, soprattutto se la si affronta con un mezzo non estremo e capace di divertire quando si mettono le ruote oltre i fettucciati. Come ci è capitato guidando la Scale 920, che ha un’impostazione quasi da Trail bike. L’attacco manubrio da 80 mm e -2° e l’angolo sterzo di 69,5° sono garanzia di guida non nervosa e quindi piacevole in una grande varietà di terreni e situazioni. Noi abbiamo pedalato su salite tecniche, ascese lunghe e costanti, single track, discese da tenere gli occhi ben aperti e sterrati veloci. Il sistema SDS che caratterizza la costruzione del carro è davvero efficace sia in termini di assorbimento sia di risposta e chi si aspetta una XC race con la quale si passa più tempo sui pedali che in sella si dovrà ricredere. La Scale è efficace e non affaticante. Ciò significa che si arrampica bene (giocando con il TCD), è precisa, più agile di molte altre Mtb da 29″ e divertente da guidare anche quando il naso punta decisamente verso il basso.ScottScale_2016_08Trasmissione, freni e forcella tengono fede alle aspettative, così come le Rocket Ron Evo che, ce lo aspettavamo, sono tanto efficaci sul secco quanto poco apprezzabili quando il fondo diventa umido e viscido.Se questa versatilità e piacere di guida possono soddisfare la maggior parte dei biker, chi cerca geometrie più estreme e i puristi del XC forse non si accontenteranno di sostituire l’attacco manubrio con uno più lungo e caricato in basso. Però, visto cosa combinano Schurter e compagni in giro per il mondo, forse si tratta solo di cambiare mentalità.(foto di Giovanni Mitolo/Variego)

 

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