Hakkinen-Schumacher. Fra le grandi rivalità della storia della Formula 1, quella che ha visto contrapposti il finlandese e il tedesco è una delle meno celebrate. Forse perché i due amavano “darsele” di più in pista che nelle interviste. Anzi: persino nei momenti più tesi, anche quando i giornalisti buttavano benzina sul fuoco, fra loro c’è sempre stato un grande, reciproco rispetto.
Una questione a due
Sta di fatto che per 3 stagioni – 1998, 1999, 2000 – la vittoria è fondamentalmente una questione fra loro due. Schumacher, non c’è nemmeno bisogno di ricordarlo, su Ferrari; Hakkinen su McLaren Mercedes. Le statistiche dicono 2 a 1 per Mika, che vince nel 1998 e nel 1999, mentre Schumacher prevale nel 2000 (e poi, ininterrottamente, fino al 2004).
A voler essere precisi, alla luce della vittoria di Schumacher nel 2001, il conteggio dei Campionati è sul 2 a 2. Nel 2001, però, Hakkinen non è più il Mika delle 3 stagioni precedenti: riesce comunque ad aggiudicarsi 2 GP (Inghilterra e USA), ma chiude il campionato a 37 punti, contro i 65 del compagno David Coulthard, che nelle stagioni precedenti è regolarmente dietro. Non è un caso, del resto, se a fine 2001, a soli 33 anni, il finlandese si ritira dalla F1, ammettendo di non avere più le giuste motivazioni per continuare.
“IL” sorpasso
Ed è proprio nella stagione in cui deve passare il testimone a Schumacher, nel 2000, che Hakkinen compie uno dei sorpassi più incredibili della storia della F1, per molti il più bello di sempre, oltre che il più audace e pericoloso, per la velocità e la modalità con cui è stato portato a termine. A subire l’onta (con la collaborazione involontaria di… Zonta) del sorpasso è lui, Schumacher; il che dà immensamente più valore alla manovra.
Ciliegina sulla torta: il tutto avviene a Spa, sul mitico tracciato delle Ardenne. Il sorpasso sicuramente lo avete già visto o, se non altro, se avete sentito parlare. Sì, anche se non siete particolarmente appassionati di Formula 1, YouTube, la TV, un sito suggerito o un amico ve ne avrà parlato. Non l’avete visto? Digitate “Schumacher Hakkinen Spa 2000” e rifatevi gli occhi; sì anche voi che sapete benissimo di cosa stiamo parlando. Ora invece diamo la parola a Hakkinen, di cui riportiamo una parte dell’intervista rilasciata a F1 Nation.
“In alcuni momenti devi affidarti completamente al tuo talento”
“Nell’arco di un weekend di gara non sono tantissimi i momenti in cui vai al 100% e, magari, un po’ oltre. Ti tieni sempre un minimo di margine.
Quando invece dai tutto, quando ti avvicini ai confini di una Formula 1, fino a toccarli, devi sfruttare il tuo talento al 100% per tenere tutto sotto controllo, per far passare le ruote esattamente lì e non colpire il muro e per tirare fuori il meglio anche dal motore. E poi ci sono momenti in cui si aggiunge la rabbia per aver perso delle posizioni proprio quando ti sentivi la vittoria in mano.
Ed è esattamente in quelle situazioni che si aggiunge una dose supplementare di aggressività. Qualcosa che ti fa dimenticare di avere una gara davanti per recuperare. In quei frangenti non hai pietà per nulla. Non per le gomme. Non per il motore. Non per i freni. Semplicemente, sfrutti i cordoli più che puoi e vai a pieno gas più che puoi. Ecco, a Spa nel 2000 mi sono trovato in quella situazione. Mi sono preso dei rischi che non mi prendevo ogni volta che salivo in macchina”.
Breve ripasso del GP di Spa 2000
Il GP di Spa-Francorchamps edizione 2000 vede un Hakkinen velocissimo, capace di stabilire la pole position con 773 millesimi di vantaggio sul secondo (Jarno Trulli su Jordan), 906 su Schumacher e quasi un secondo sul suo compagno di squadra Coulthard. Allo spegnimento delle luci rosse, Hakkinen prende subito il comando e stacca il gruppo.
Una gara in discesa? Guai a pensarlo, soprattutto a Spa. Al giro 13, Hakkinen mette le ruote sulla riga bianca e si gira. Grazie a un po’ di fortuna non danneggia l’auto e riesce a ripartire. Ma Schumacher è passato e ora è anche più veloce. Le cose rimangono invariate fino alla prima sosta; alla ripartenza Hakkinen ha un ritmo decisamente più veloce del rivale e intorno 40° giro gli è in scia.
“Michael aveva capito che ero molto più veloce”
“Sto andando fortissimo, anche Michael se ne accorge. Al giro 40 esco velocissimo da Eau-Rouge e Radillon per prendere la scia sul successivo rettilineo del Kemmel. Faccio tutto così bene che il sorpasso dovrebbe essere una formalità. Non metto però in conto la reazione di Michael, che mi chiude in modo abbastanza cattivo all’interno.
A quel punto penso: «mancano 10 giri, se continuiamo così fino alla fine, va a finire male». Pensate che sul muso della mia McLaren rimangono i segni della sua gomma posteriore destra, per il contatto avvenuto poco prima della staccata alla fine del Kemmel, a circa 320 km/h”
“In gara come in qualifica”
“In ogni caso non mollo. Anzi, penso che l’unico punto per superare Michael è proprio alla fine di quel rettilineo. Così metto tutte le mie energie per uscire più veloce che posso dal sinistra-destra-sinistra più famoso della F1. Considerate che 21 anni fa, a differenza di adesso, quel punto di Spa si faceva in pieno solo in qualifica, solo nel giro buono, e nemmeno tutti ne avevano il coraggio. Però capisco che se voglio superare Michael devo fare l’Eau Rouge come in qualifica.
Su quel rettifilo successivo io ci devo arrivare veloce come non ci sono mai arrivato, in gara. So benissimo che fare quella curva in pieno al 41° giro di gara è molto rischioso. Se la più piccola cosa va storta volo direttamente a Bruxelles. Anche il mio corpo si prepara a dare tutto ciò che ha. Per fortuna va tutto bene e quando scollino, proprio all’immissione del rettilineo, ho come l’impressione di atterrare sulle 4 ruote. E io stesso sono impressionato. A quel punto vedo la macchina rossa lì davanti a me e penso: «Mi chiuderà ancora come prima? Here we go again!».
La variabile Zonta
Preparare un sorpasso per un giro intero non è certo una novità, in auto così come in moto. Però quello che succede in quel fatidico 41° giro ha dell’incredibile. Sì perché nell’equazione messa giù perfettamente da Hakkinen, si aggiunge una variabile pesantissima: è bianca ed è la BAR-Honda di Ricardo Zonta, che Schumacher si trova a superare poco prima della staccata. “Vedo l’auto di Zonta e capisco subito che non è nella posizione in cui dovrebbe normalmente trovarsi quella di un doppiato, e cioè completamente fuori traiettoria. No, Zonta è spostato sulla destra ma alla sua destra un po’ di spazio c’è ancora. Schumacher passa a sinistra (guardate qui sotto di quali spazi si sta parlando. E considerate la velocità, superiore ai 300 km/h; Zonta è quello davanti, in rosso ovviamente Schumacher e l’ultimo del “trenino” è Hakkinen)
Io realizzo immediatamente che se voglio sorprendere Michael devo passare proprio nello spazio più stretto e inaspettato. Rimango in scia fino all’ultimo, anche per non far capire a Michael le mie intenzioni. È questione di attimi. L’adrenalina circola a tutta, il battito cardiaco sale, i riflessi si attivano più che mai. È una sensazione incredibile. Un momento pazzesco. Quando supero Michael il mio corpo si calma e torno ad avere tutto sotto controllo. E anzi, mi godo il momento: posso scappare e seminare Schumacher, ma avere la macchina rossa negli specchietti è troppo bello.
Schumacher ammette: “Non me lo aspettavo”
Che la manovra di Hakkinen passerà alla storia lo si capisce subito, ma la conferma definitiva la dà colui il quale mai avrebbe voluto parlarne da “vittima”: Schumacher. Il super campione tedesco, nella conferenza stampa post GP, ammette: “No, non mi aspettavo che Mika potesse passare lì. Quando ho visto Zonta davanti a me ho subito pensato che grazie alla scia avrei tenuto dietro Hakkinen almeno per un altro giro. E poi normalmente, quando ci sono due auto affiancate su un rettilineo, non c’è posto per una terza (stiamo parlando delle piste di un tempo, non di quelle moderne, larghe come autostrade a 4 corsie, ndr). Invece Mika ha fatto una manovra incredibile”. Sentenza definitiva.