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Virgin Galactic, è l’alba di una nuova era spaziale

Da bambino sognatore a turista spaziale. Richard Branson e Virgin Galactic completano il primo volo suborbitale con equipaggio completo e portano (quasi) nello spazio degli astronauti privati, segnando, così, un momento storico per la nuova industria spaziale commerciale

«A tutti i ragazzi laggiù: una volta ero un bambino con un sogno che guardava le stelle. Ora sono un adulto in una navicella insieme con altre fantastiche persone, e guardiamo dall’altro il nostro straordinario pianeta. Alla prossima generazione di sognatori: se noi possiamo fare questo, pensate a cosa potrete fare voi». Tocca letteralmente il cielo con un dito l’imprenditore britannico Richard Branson, mentre esterna tutte l’emozione e la soddisfazione che prova a 86 chilometri di altitudine a bordo della sua Vss Unity di Virgin Galactic. 

L’11 luglio scorso alle 16.30 italiane, infatti, è decollata (e rientrata poco più di un’ora dopo) la Vss Unity per la prima missione della compagnia con astronauti privati. Si tratta del primo volo commerciale suborbitale dello spazioplano di Virgin Galactic, con a bordo anche il fondatore della società aerospaziale.

Virgin Galactic Richard Branson navicella spaziale
Richard Branson all’interno della Unity 22 di Virgin Galactic durante il volo suborbitale a gravità zero.

La missione

Partito dallo spazioporto America, in Nex Mexico, Unity 22 – al ventiduesimo volo, il primo con equipaggio completo – ha raggiunto la velocità supersonica Mach 3. Arrivato alla quota e al punto previsti, lo spazioplano si è staccato dalla nave madre Eve per salire a 53,5 miglia di altezza e compiere un volo suborbitale. 

Il velivolo ha, quindi, descritto un arco, arrivando al punto in cui i passeggeri hanno potuto fluttuare come si vede fare agli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale, che hanno quindi sperimentato un’esperienza a gravità zero, godendosi anche lo spettacolo della Terra dai finestrini della navicella. Dopo circa quattro minuti, la Vss Unity ha effettuato la manovra di rientro, atterrando sulla pista dello spazioporto statunitense come un normale aereo.

Insieme con Branson, classe 1950, hanno volato Beth Moses, astronauta istruttrice-capo della compagnia; Colin Bennett, ingegnere-capo per la parte operativa; Sirisha Bandla, vicepresidente per affari di governo e operazioni di ricerca, oltre ai piloti della missione Dave Mackay e Michael Masucci, per la Vss Unity, e CJ Sturckow e Kelly Latimer, per la Vms Eve.

Virgin Galactic Unity 22 volo spaziale
Unity 22 e la nave madre Eve.

Una nuova generazione di astronauti

Con il volo di domenica scorsa, l’imprenditore inglese ha inaugurato una nuova era di turismo spaziale, battendo sul tempo Jeff Bezos e Elon Musk, anch’essi impegnati nel campo dell’aerospazio. Il progetto di Virgin Galactic ha già ricevuto l’autorizzazione della Federal Aviation Administration americana per il lancio di passeggeri nella fascia suborbitale. Con i suoi 86 chilometri di altezza raggiunti, infatti, la Vss Unity non ha superato la linea di Kármán, la soglia immaginaria posta a 100 chilometri di altitudine dalla Fédération Aéronautique Internationale oltre la quali si può affermare di essere andati effettivamente nello spazio.

Ciononostante, la sensazione provata dagli astronauti dev’essere stata fortissima, a sentire le parole pronunciate da Branson dopo il volo: «Siamo qui per rendere lo spazio più accessibile a tutti. Vogliamo trasformare la prossima generazione di sognatori negli astronauti di oggi e di domani. Tutti noi oggi abbiamo vissuto l’esperienza più straordinaria, e ci farebbe piacere se anche molti di voi potessero sperimentarla. Se avete mai avuto un sogno, ora è il momento di realizzarlo. Vorrei concludere dicendo: benvenuti all’alba di una nuova era spaziale».

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