Honda Hornet 2023 la prova su strada
L’Andalusia può fare la felicità di ogni motociclista: che si tratti di un appassionato di supersportive come di un fanatico dell’offroad, nel sud della Spagna ciascuno può trovare la sua strada del cuore. Intorno ad Almeria il team di Honda ha disegnato un percorso che dal mare ci ha portati nell’entroterra, su e giù per le colline che punteggiano un territorio in massima parte brullo, fatta eccezione per suggestive distese di ulivi. Terra rossa, rocce scheggiate dalle cave di pietra, curve disegnate da mani sapienti. E un asfalto che in Italia possiamo soltanto sognare. Tutto questo per decine e decine di chilometri. Le condizioni per la prova della nuova Honda CB750 Hornet erano perfette, grazie anche alla temperatura relativamente mite. Una nota sugli pneumatici di primo equipaggiamento, Michelin Road 5: sono l’anello debole, perché non trasmettono particolare feeling, specialmente sull’avantreno, e penalizzano un po’ una ciclistica che potrebbe dare di più.
Sì, perché la forcella Showa e l’ammortizzatore, che ci hanno giurato essere regolati come sulle moto consegnate ai clienti, combinano ottimamente comfort e attitudine sportiva. L’affondamento della forcella è sempre controllato, anche quando si fa ricorso con decisione alla coppia di dischi anteriori, che a loro volta mettono a disposizione un “attacco” particolarmente brillante e poi una facilità di gestione encomiabile. L’impianto non è certo scenografico come quelli delle supersportive ma porta a casa il risultato, e lo fa con apprezzabile efficacia. Torniamo per un attimo alla ciclistica, che definisce la nuova CB750 Hornet come moto dall’approccio essenzialmente sportivo: non fulminea ma rapida nei cambi di direzione, offre una coerenza direzionale degna di nota sia sul dritto, sia sui curvoni veloci, veri protagonisti del percorso di prova. E il 160 posteriore non fa rimpiangere il più diffuso 180. La moto non si scompone nemmeno quando la traiettoria scelta da chi guida non è quella giusta. Soffre la frenata trascinata fin dentro la curva, ma la tendenza a raddrizzare è figlia delle gomme Michelin.
Un passo indietro alla posizione di guida: sulle prime l’impressione è che la sella sia bassa e il pilota un po’ incassato, ma dopo pochi chilometri si cominciano ad apprezzare il comfort complessivo e la facilità di movimento, specialmente laterale, che aiuta quando si vuole adottare un approccio sportivo. Forse le pedane potrebbero essere leggermente più alte, almeno a giudicare dalla facilità con cui si arriva a toccare l’asfalto. E il manubrio un po’ più largo, ma queste sono sfumature che sfociano nel gusto personale. Nota di merito per le vibrazioni, che a parte un picco proprio sulle pedane intorno agli 8000 giri/min, sono ben poco presenti.
Bicilindrico da riferimento
Il motore è una grande sorpresa! A dispetto del passaggio dall’architettura quattro cilindri in linea al bicilindrico parallelo, va considerato un punto di forza anche di questa nuova generazione di Hornet. Carismatico grazie al rumore cupo e pieno ai bassi regimi, riprende con un’elasticità inattesa persino quando il rapporto inserito è sbagliato. Gas spalancato e via, passa la paura! Ai medi regimi ci si diverte parecchio, potendo contare su una risposta vivace ma sempre facilmente gestibile, anche in mappa Sport. La Standard, del resto, è già più che adeguata per togliersi parecchie soddisfazioni, mentre la Rain viene incontro alle esigenze di chi preferisce la sicurezza o si trova su fondi stradali critici. Nonostante i ritmi molto sportivi della prova lungo l’anello di circa 220 km sopra Almeria, i consumi medi visualizzati dalla strumentazione TFT a colori sono stati di 5,6 litri per 100 km, un risultato più che buono.
Un consiglio? Provatela!
Probabilmente l’ondata “social” che ha sparato a zero sulla nuova Honda CB750 Hornet continuerà ancora per un po’: del resto i pregiudizi sono difficili da scalfire. La diffusione della moto, favorita dal prezzo concorrenziale, porrà però rimedio a questo equivoco, assegnando alla nuova Hornet il posto che si merita. Che è quello di una naked media di grandi contenuti, del tutto adeguata a portare un nome così importante. Motore e telaio sono davvero ben riusciti, un bell’esempio di equilibrio, sportività accessibile ed efficacia, non disgiunte da una grinta insospettabile. Il design, forse non originalissimo, ha il merito di essere funzionale, semplice, di una essenzialità che diventa eccessiva soltanto in qualche componente in plastica dall’aspetto economico. Il consiglio? Andate a provarla.