Ebbene sì pare proprio che in Ducati ormai abbiano completamente perso il controllo. O meglio il controllo lo hanno eccome, solo che è come se vivessero un momento magico, di quelli in cui senti di poter fare qualsiasi cosa. Non parliamo solo dei mondiali ma anche della produzione e della voglia di sperimentare strade nuove e mai esplorate prima dalle Rosse. Non più tardi di due giorni fa i nostri cugini di DIRT si sono eccitati come bambini a Natale per la notizia del debutto della Casa di Borgo Panigale nell’off road, quello vero intendo perché parliamo di Cross con tanto di Ambassador tester e forse anche un po’ pilota d’eccezione. Parlo di Tony Cairoli non so se rendo bene l’idea.
Ma se volete approfondire vi lasciamo il link del video qui sopra, qui parliamo di un’altra cosa. Di un motore nello specifico che come sapete per Ducati è il Re, il protagonista di tutta la moto. Ogni volta che a Borgo Panigale lanciano un motore nuovo, infatti, l’enfasi è tale da meritare una comunicazione tutta sua.
È accaduto per il Superquadro, per il V4 Desmosedici Stradale, per il V4 Granturismo e oggi accade per questo nuovo monocilindrico. Sì, avete capito, parliamo di un monocilindrico. E non è quello del cross.
La moto su cui sarà montato è infatti la nuova Hypermotard di cui qualche tempo fa sono sfuggite le prime foto spia. Ma della moto parleremo in uno dei prossimi video qui il protagonista è lui il nuovo monocilindrico, che come potrete ben immaginare non è un motore qualunque.
Sono passati 30 anni da quando Ducati ha prodotto l’ultimo motore monocilindrico: era un motore da competizione, il Supermono da 550 cc e 75 cv a 10.000 giri, propulsore che ha fatto storia insieme alla moto che lo montava (in posizione orizzontale) e per cui era stato creato. Per la cronaca, la Ducati Supermono e il suo motore vinsero il TT, nel 1995.
Il ritorno al passato di Ducati ha un nome evocativo, Superquadro Mono, ha una cilindrata di 659 cc, è dotato di sistema di distribuzione desmodromica e si pone come nuovo riferimento della categoria, in quanto a prestazioni.
Cominciamo subito con i numeri, poi raccontiamo tutto il resto… 77,5 cv, che diventano 85 cv con lo scarico racing e regime massimo di rotazione di 10.250 giri: prestazioni fuori dal comune per un monocilindrico stradale.
Sono passati 30 anni da quando Ducati ha prodotto l’ultimo motore monocilindrico: era il Supermono da 550 cc e 75 cv a 10.000 giri, propulsore che ha fatto storia insieme alla moto che lo montava (in posizione orizzontale) e per cui era stato creato. Per la cronaca, la Ducati Supermono e il suo motore vinsero il TT, nel 1995.
Il ritorno al passato di Ducati ha un nome evocativo, Superquadro Mono, ha una cilindrata di 659 cc, è dotato di sistema di distribuzione desmodromica e si pone come nuovo riferimento della categoria, in quanto a prestazioni.
Sangue blu
Il Superquadro Mono discende da una stirpe nobile poiché deriva dal bicilindrico della Panigale 1299, dal quale eredita il pistone da 116 mm di alesaggio, la conformazione della camera di combustione, le valvole di aspirazione in titanio da 46,8 mm di diametro, quelle di scarico in acciaio da 38,2 mm e il sistema Desmodromico.
Il nome Superquadro non è stato coniato a caso, nasce infatti dal rapporto tra alesaggio e corsa, che permette, grazie alla corsa contenutissima, di raggiungere regimi di rotazione tipici dei motori da competizione. Sul Superquadro Mono questo rapporto è pari a 1,86 ed è il più estremo della categoria grazie a una corsa di soli 62,4 mm. L’alesaggio record di 116 mm permette l’adozione di valvole di grande diametro a beneficio delle prestazioni, cosa che tuttavia non sarebbe possibile senza il sistema Desmodromico.
Il Superquadro Mono è anche il monocilindrico con gli intervalli di manutenzione più elevati: 30.000 km per controllo ed eventuale regolazione del gioco valvole.
Estremo e raffinato
Grazie a queste soluzioni, il Superquadro Mono eroga una potenza massima di 77,5 cv a 9.750 giri, ed è capace di raggiungere i 10.250 giri/minuto, valori mai ottenuti da un monocilindrico stradale. La coppia, il cui valore massimo è di 63 Nm a 8.000 giri, è distribuita in modo da garantire un’erogazione lineare e sempre sfruttabile. Tutto ciò rispettando i limiti dell’omologazione Euro 5. In configurazione racing con scarico Termignoni il motore eroga una potenza massima di 85 CV a 9.500 giri/minuto. In versione da 35 kW, riservata ai possessori di patente A2, il Superquadro Mono eroga 43,5 cv a 6.250 giri e 50 Nm a 5.750 giri di coppia massima.
L’alimentazione è affidata a un singolo corpo farfallato da 62 mm, con sistema ride-by-wire che offre tre Power Mode (High, Medium, Low) per adattare l’erogazione alle diverse situazioni di guida.
L’albero motore è asimmetrico e montato su bronzine di banco differenziate, per contenere il peso. Il bilanciamento del motore è garantito dalla presenza di due contralberi di equilibratura (uno anteriore e uno posteriore). Grazie a questa soluzione il motore è capace di girare a regimi molto elevati mantenendo un livello di vibrazione comparabile a un bicilindrico a V di 90°.
La trasmissione conta su un cambio a sei marce con rapportatura racing e può essere dotato del Ducati Quick Shift (DQS) Up & Down. Il primo rapporto è lungo per consentirne l’uso nelle curve lente, sfruttando la massima spinta disponibile. La frizione è a bagno d’olio con comando idraulico ad asservimento progressivo, caratterizzata da un carico alla leva particolarmente ridotto.