500 km, questione di dettagli
Avete presente quando scendete dalla moto la parcheggiate e cominciate a guardarla. Ecco, in questi primi 500 km ho avuto modo di osservare per bene la Scrambler e tutti i suoi piccoli dettagli. Dettagli che fanno capire come Ducati abbia curato la sua naked classica e che spiegano come minimal non sia per forza sinonimo di povero. Anzi, nel passaggio alla seconda generazione la Scrambler ci ha guadagnato, le differenze magari non vi salteranno subito all’occhio ma se si guarda attentamente lasciano il segno. Come il motore verniciato in nero con le alette fresate, il carter nero lucido anch’esso lavorato così come sono lavorati i cerchi. O il faro interamente a LED con il dispositivo DRL che regala una firma luminosa più importante.Tanti piccoli dettagli che rendono la Scrambler 800 Icon una moto più completa.
Se in città la gamba destra certo non soffrirà il freddo visto che il giro tubi passa proprio li vicino, soprattutto quando si poggiano i piedi a terra, e il cilindro posteriore è proprio lì in mezzo alle gambe, quando ci si allontana dai centri urbani, la strada si srotola e si inizia a guidare si scoprono sospensioni che hanno compiuto un bel progresso rispetto a prima.
Più assorbenti e meno secche sul brutto, lavorano insieme alla sella più piatta, larga e comoda offrendo un comfort a mio parere molto valido, vento in faccia a parte. Forcella e mono hanno anche un bel sostegno quando si guida in modo dinamico, non sportivo perché la Scrambler non si può definire sportiva. Ma dinamica si, anche perché il motore ha bei medi e un buon allungo. E vibra anche poco iniziando a farsi sentire solo a regimi che oggettivamente si usano poco. Insomma i 73 cavalli sono tutti buoni.
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